Anassilaos: Il cammino esoterico della Divina Commedia


Il cammino esoterico della Divina Commedia” sarà il tema della conversazione che la dr.ssa Maria Festa terrà sabato 14 marzo alle ore 17,30 presso la Sala di San Giorgio al Corso  nell’ambito delle manifestazioni promosse dall’Associazione Culturale Anassilaos per celebrare il 750° anniversario della nascita di Dante. L’interpretazione esoterica di Dante e soprattutto della Divina Commedia comincia a farsi strada nella prima metà dell’Ottocento grazie all’opera di Gabriele Pasquale Giuseppe Rossetti (1783-1854), carbonaro e rosacroce, padre del più celebre Dante Gabriele Rossetti. Secondo la sua interpretazione alla base dell’opera di Dante – e dei poeti Stilnovisti – c’era un atteggiamento antipapale che, a causa del duro atteggiamento della Chiesa contro ogni forma di critica e di opposizione,  li indusse a utilizzare un linguaggio cifrato e criptico che poteva essere compreso soltanto dagli affiliati. Dante, addirittura, secondo Rossetti, avrebbe aderito ad una setta segreta detta dei “Fedeli d’Amore”, che si serviva di un linguaggio segreto. L’ interpretazione di Rossetti venne poi sviluppata da altri studiosi  secondo i quali molte delle parole utilizzate dal Fiorentino  possiederebbero un secondo o terzo significato recondito. A leggere le rime dantesche in chiave esoterica si scoprirebbe l’esistenza di una dottrina iniziatica e di una confraternita di adepti a una setta. Ecco allora che, per fare soltanto un esempio, tutte le donne che sono al centro delle liriche dei poeti del Dolce Stil Nuovo sarebbero la medesima donna intesa come la personificazione della Saggezza Divina. Il culmine di tale interpretazione esoterica venne raggiunto in un’opera  di Renè Guénon, geniale scrittore e pensatore francese, poi convertito all’Islam,  pubblicata nel 1925 con l’ intrigante titolo di “ L’esoterismo di Dante”. In tale saggio Guénon sostiene che Dante sarebbe stato membro di un ordine iniziatico e che nel comporre la Divina Commedia si proponeva di lasciare ai lettori un messaggio dottrinale nascosto nei versi. Il messaggio celato nel poema – così ricco di parallelismi massonici ed ermetici – potrebbe essere letto e capito solo dagli iniziati, che disporrebbero delle giuste chiavi di interpretazione.  A partire dai versi dell’Inferno, “O voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani l’autore ritiene che coloro che posseggono li ‘ntelletti sani sarebbero gli “iniziati”, invitati a scoprire la dottrina insita sotto il velame del poema. Per  Guénon le tre cantiche della Divina Commedia costituirebbero un percorso iniziatico: l’Inferno rappresenterebbe il mondo profano, ovvero abitato da persone che non avrebbero ricevuto l’iniziazione; il Purgatorio sarebbe il luogo dove avvengono le  prove iniziatiche ed il Paradiso sarebbe la residenza degli “illuminati”. Nel “regno degli illuminati” Dante citò i Principi celesti, che sarebbero identificabili con uno dei gradi della Massoneria scozzese e il grado di “Scozzese trinitario” sarebbe riferito il numero tre, ricorrente nel poema dantesco e riferito alla Trinità. Lo stesso numero tre comparirebbe inoltre ripetutamente nel percorso iniziatico: tre sono i principi massonici (libertà, uguaglianza e fratellanza), tre le virtù teologiche (fede, speranza e carità) e tre gli elementi alchemici (zolfo, mercurio e sale), necessari per creare la “grande opera”. A suo parere, inoltre, il fatto  che il viaggio di Dante avvenisse durante la settimana  santa, cioè nel momento dell’anno liturgico che corrisponde all’equinozio di primavera, celerebbe un riferimento al periodo riservato alle iniziazioni dei Catari, la setta erede delle tradizioni gnostiche ed ermetiche dell’antichità che la Chiesa aveva duramente contrastato e perseguitato. Tale interpretazione esoterica di Dante e del Divino Poema non ha, ovviamente, resistito al vaglio degli studiosi ma ha avuto comunque il merito di attirare l’attenzione sui fondamenti del pensiero e della cultura del Fiorentino e sui diversi apporti e stimoli che al Sommo poeta potevano giungere dalle sue stratificate letture e dall’ambiente fiorentino nel quale egli operava.