Aggressione al Parco della mondialità, il garante Marziale dice basta alle denunce sui social

"Non è Facebook, né altri similari contesti mediali, il luogo per scatenare discussioni che poi assumono contorni gonfiati”. Le parole del Garante Marziale


“Una mole di segnalazioni pervenutemi da parte di cittadini in relazione alla presunta aggressione di una bimba al Parco della Mondialità di Reggio Calabria, mi costringe ad intervenire, dopo aver sentito gli inquirenti, per ristabilire presso l’opinione pubblica la giusta percezione degli accadimenti”.

E’quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria.

“In effetti una piccolina è stata soccorsa ed è in cura – spiega il Garante e tutto è stato prontamente denunciato. I carabinieri stanno indagando sia sulla dinamica che su eventuali responsabilità. Non solo il Parco della Mondialità, ma tutti i luoghi di frequentazione dei bambini sono monitorati, anche da prima dell’accadimento, dagli stessi carabinieri e dalle forze di polizia, che niente hanno inteso comunicare solo perché esistono tempi e ragioni di riservatezza che, invece, troppi frequentatori dei social non hanno rispettato, rischiando di compromettere il lavoro degli inquirenti”.

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Il Garante così prosegue:

“Chi sa utilizzare i social network sa anche, certamente, utilizzare le e-mail, ed è con questo strumento che si segnalano i reati, ma alle autorità preposte. Non è Facebook, né altri similari contesti mediali, il luogo deputato a scatenare discussioni che poi, com’è accaduto anche in questo caso, assumono contorni “gonfiati” rispetto alla realtà e finiscono per agevolare più eventuali responsabili, che quanti invece lavorano per la sicurezza pubblica”.

“Chiedo e spero – conclude il Garante che questa mia richiesta di silenzio venga rispettata e la ridda di dichiarazioni abbia termine. Chiunque abbia elementi utili e, soprattutto, veri al riguardo di questo caso o di altri scongiurabili casi, scriva o si rechi ai comandi dei carabinieri e ai posti di polizia, anziché sui social”.