Festa Madonna, il discorso dell’Arcivescovo Morrone: ‘Il momento della rinascita’

"Non vorrei che questi quattro giorni fossero una parentesi, un momento a parte della vita, un tiretto che si apre e poi si chiude"

Morrone Madonna Consolazione

Trasmettiamo di seguito la trascrizione del discorso tenuto a braccio questa mattina dall’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, in occasione della consegna del Quadro della Madonna della Consolazione. La trascrizione è stata rivista ed approvata dall’arcivescovo.

Un saluto a tutti e a ciascuno, in modo particolare ai portatori perché questo per voi è un momento significativo, un momento di protagonismo bello. Ma un protagonismo sociale che io spero abbia a che fare con la vostra vita di ogni giorno.

Ecco la “consegna” richiama la tradizione, traditio, una trasmissione di vita. Caro padre provinciale tra me e lei c’è come una reciproca consegna della fede non tanto in Maria, ma in Colui che Lei ha generato per opera dello Spirito Santo: accogliamo Gesù. Così com’è accaduto nel giorno della Visitazione anche a noi che ora siamo come Elisabetta, Maria ci porta Gesù, ci annuncia Gesù, ci trasmette Gesù, nostra consolazione.

Allora ascoltiamo quello che Gesù oggi nel Vangelo del giorno ci consegna: è quello che vuole Maria naturalmente per noi.

Maria viene incontro a noi per dirci “Ma volete una vita più dignitosa, più corretta, più decorosa, più dignitosa, dunque lecita?”. Sì, certamente che la vogliamo. Vogliamo più lavoro? Certamente sì. E allora noi diciamo “ci devono pensare i nostri amministratori, loro devono darci il pane”.

Questo è sbagliato! È sbagliato! Loro ci aiutano a trovare il pane. Quel pane frutto del sudore della nostra fronte e non del sudore della fronte altrui, altrimenti, cari fratelli e sorelle, se questa non accade quello che stiamo per compiere è una passeggiata non una processione. A volte qualcuno tra di voi mi ricorda: “lei è nostro padre”, Bene faccio il padre, in nome del Signore. Quello che vi dico certamente non riguarda voi, popolo reggino, o forse in parte.

Ecco: non vorrei che questi quattro giorni fossero una parentesi, un’epicheia dicono gli esperti, un momento a parte della vita, un tiretto che si apre e poi si chiude. Passata la festa della Madonna chiudiamo e la vita riparte. E da dove riparte? Dal nulla perché noi siamo qui per far ripartire la vita secondo lo Spirito del Signore che ha trasformato Maria. Allora non vorrei che questo momento bellissimo, emotivo, forte, identitario, fosse – prendetemi con le pinze e cestinatemi subito – una bella “pera” che ci facciamo, e via con gli occhi insonnoliti, imbambolati, appannati e disorientati

Il Signore vuole che apriamo gli occhi, che sgraniamo gli occhi, che sappiamo essere responsabili in questa città delle scelte che operiamo. Allora diciamo in tal senso ai nostri amministratori “Aiutateci e noi vi aiutiamo”. Non possiamo scaricare sui nostri amministratori le nostre responsabilità e, peggio, irresponsabilità.

Papa Francesco qualche giorno fa ci ha comunicato che ci consegnerà una nuova versione della Laudato si’, un aggiornamento che il Pontefice desidera effettuare all’enciclica dovuto alle recenti crisi climatiche che hanno aggravato anche economicamente e sempre a danno dei più poveri la nostra Casa comune, e anche il nostro territorio. Vi ricordo cari cattolici che la Laudato si’ è un’enciclica del Papa sulla custodia del nostro mondo, che è la tua città, la tua famiglia, la tua stessa vita.

Il Papa vuole aggiungere qualcosa perché nel frattempo l’aggressione alla nostra casa comune, soprattutto sul piano della giustizia sociale, è aumentata. E allora anche noi siamo chiamati a responsabilità: vogliamo l’acqua? Giusto. Vogliamo le strade pulite? Vogliamo che la spazzatura venga raccolta? Giusto. Ma noi paghiamo le tasse perché tutto questo accada? Questo è fondamentale: noi abbiamo diritto ai servizi. E i nostri doveri di cittadini? Certo, ma quando tu/noi vai/andiamo dall’amministratore del tuo comune con la ricevuta della tassa pagata, allora possiamo dire “mi devi la raccolta della spazzatura … o altro”.

Noi cristiani, noi cattolici molte volte dimentichiamo questo aspetto tipico della giustizia sociale. Se la nostra fede – e non la religione – non tocca la nostra vita, non tocca il nostro portafoglio, la nostra famiglia, allora stiamo adulterando l’amore, stiamo tradendo l’amore. E allora questa processione può essere lecita? Ad ogni modo, indipendentemente dal motivo che ti spinge ad essere qui, comunque sei qui! E questa è una buona occasione e opportunità per ripartire.

Se non vivi la tua esistenza nel segno del Vangelo, con questa processione guardando Maria che ti indica Gesù, allora questo è il momento di rimetterti in cammino. Se, come vescovo, non sono attento alla voce di questo popolo affidatomi e non lo servo come Gesù ci insegna, chiedo perdono al Signore e a voi, ma anche per me è questa processione è una ripartenza, una ripartenza dietro Gesù che ci insegna ad essere umani così come Maria ha vissuto”.