Aeroporto dello Stretto, Versace: ‘Proposta di Franchini non aggiunge nulla’

"Sembra un gioco in cui si pesca la carta 'imprevisti'. Rischio che aeroporto chiuda prima che i progetti siano realizzati" così Versace

Versace Carmelo

Al termine dell’incontro promosso dal amministratore unico Sacal, Marco Franchini, ed allargato ai vertici istituzionali cittadini, alle associazioni di categoria, agli enti camerali e datoriali ed all’Università “Mediterranea”, il sindaco metropolitano facente funzioni, Carmelo Versace, ha affermato quanto segue:

“È fondamentale, in questa fase, pensare alle soluzioni concrete e più immediate per rilanciare l’aeroporto dello Stretto. Abbiamo ascoltato l’idea di Masterplan illustrata dall’architetto Giulio De Carli, ma lo spazio temporale previsto è troppo spostato in avanti rispetto alle esigenze più prossime del territorio. Se vogliamo davvero invertire la tendenza bisogna fare di più, e soprattutto in tempi più brevi. Altrimenti il rischio è che l’Aeroporto chiuda prima ancora che i progetti illustrati siano realizzati”.

Ha aggiunto Versace:

“Quanto esposto nel corso della riunione odierna è un lavoro sicuramente pregevole, ma certamente già conosciuto e visto nel recente passato. Non aggiunge nulla, se non pochissimo, a ciò che sapevamo rispetto a limitazioni e problematiche inerenti l’aerostazione ed il suo sviluppo. Dal punto di vista tecnico, non mettiamo in discussione la buona fede di Franchini e dei suoi consulenti. Tuttavia, avremmo preferito apprendere che, in questi mesi, qualcosa di concreto fosse stato realmente fatto come, ad esempio, che la Regione avesse definitivamente messo mano alla legge che giace da tempo sulla scrivania della giunta e che, se approvata dal Consiglio, libererebbe spazi di manovra alla mobilità sullo Stretto, accorciando le distanze con l’utenza messinese che non vede l’ora di poter volare anche da Reggio Calabria. In Sicilia, da questo punto di vista, sono davvero un passo in avanti”.

Ha concluso il sindaco metropolitano facente funzioni:

“Invece ancora una volta ci troviamo a ragionare su ciò che potrebbe essere e non su ciò che sarà. Sembra uno di quei giochi di società in cui ogni tanto si pesca la carta “imprevisti“: ogni volta sembra sempre di ripartire dal via. Sinceramente, non ne possiamo più. Se davvero si vuole il bene del “Tito Minniti”, nei fatti e non nelle intenzioni, è arrivato il momento di dare operatività e consistenza alle tante idee che ruotano intorno al destino della nostra preziosa e fondamentale infrastruttura. Confidiamo nella volontà manifestata dall’Au Franchini di voler rimanere in città per concentrarsi, al massimo, sulle linee di miglioramento di un aeroporto che, pochi anni fa, registrava 700 mila passeggeri all’anno e che, adesso, rischia di essere rilegato fra le aerostazioni meno strategiche del Paese”.