Processo ‘Ndrangheta stragista, attesa per la sentenza: giudici in camera di consiglio
Il procuratore aggiunto di RC, Giuseppe Lombardo ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per Graviano e Filippone
25 Marzo 2023 - 14:40 | di Redazione
La Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, davanti alla quale si è celebrato il processo “‘Ndrangheta stragista”, si è ritirata in camera di consiglio per emettere la sentenza.
Dopo due anni di udienze, quindi, si conclude il processo che vede imputati il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, presunto affiliato alla cosca Piromalli della ‘ndrangheta. Entrambi, in primo grado, sono stati condannati all’ergastolo.
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, applicato alla Procura generale, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per Graviano e Filippone, accusati di essere stati i mandanti dell’omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, avvenuto il 18 gennaio del1994 sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla.
Secondo la Dda, il duplice omicidio e altri due agguati ai danni di militari dell’Arma avvenuti prima dell’assassinio dei due carabinieri rientrano nella strategia stragista messa in atto da Cosa nostra e ‘ndrangheta nella prima metà degli anni ’90.
Prima che i giudici togati e popolari si ritirassero in camera di consiglio Giuseppe Graviano, collegato in video conferenza dal carcere di Terni, ha fatto alcune dichiarazioni spontanee.
“Riguardo all’imprenditore del nord (Berlusconi, ndr) – ha detto Graviano – io ho sempre riferito che i miei contatti con lui erano solamente per i soldi che gli aveva consegnato mio nonno. E ho detto tutte le date. La Procura di Firenze ha riscontrato quello che ho detto. Il fatto è che non si vuole indagare”.
Graviano ha aggiunto di non conoscere i Piromalli. “Non ho mai avuto rapporti con loro – ha affermato – e li ho conosciuti solo in carcere. Io vi ringrazio tutti e vi dico che se si volesse scoprire la realtà, vi ho dato i punti dove andare a cercare”.
Dopo Graviano è intervenuto, per la prima volta nel processo, sempre con dichiarazioni spontanee, Rocco Santo Filippone: “Sono innocente. – ha detto -, non conosco e non ho mai visto Graviano. Io non ho mai parlato con un siciliano. Ho lavorato 40 anni per un’azienda e sono pensionato”. La sentenza della Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Bruno Muscolo (a latere Giuliana Campagna) è prevista in serata.
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