Miramare, ecco le motivazioni: ‘Tornaconto personale di Falcomatà, un suo desiderio da assecondare’
Depositate le pagine della sentenza d’appello : 'Che Falcomatà fosse il vero regista della vicenda lo si evince dall’inequivoco tenore dei messaggi whatsapp'
09 Marzo 2023 - 15:29 | di Vincenzo Comi
“Si è omesso di dare preventivo avviso pubblico e di espletare una gara ancorché informale per consentire a terzi di manifestare l’interesse all’assegnazione dell’immobile e di concorrere per l’affidamento in uso dello stesso, procurando intenzionalmente in tal modo allo Zagarella ed all’associazione dallo stesso rappresentata un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistente nella possibilità di fruire di un prestigioso immobile di elevatissimo valore commerciale”.
E ancora.
“Non v’è dubbio che con la delibera in esame la giunta comunale di fatto ha disposto l’affidamento del Miramare al di fuori del perimetro normativo eludendo la procedura ad evidenza pubblica e la valutazione comparativa di specifici progetti prevista per una maggiore garanzia del servizio di valorizzazione dell’immobile di interesse culturale…in sostanza l’affidamento è avvenuto senza la minima predeterminazione dei parametri cui l’Amministrazione si sarebbe dovuta attenere nella procedura in oggetto e in aperta violazione dei detti principi”.
Sono alcune frasi estrapolate dalle 52 pagine che formano le motivazioni della sentenza d’appello di condanna contro Giuseppe Falcomatà e tutti i componenti della sua prima Giunta.
Motivazioni che arrivano a distanza di quattro mesi esatti dalla sentenza che ha portato ai 12 mesi di reclusione per il sindaco Giuseppe Falcomatà, già condannato in primo grado. Sei mesi di pena inflitti invece agli assessori che componevano la giunta, ai manager e all’imprenditore Zagarella.
Un anno di reclusione per abuso d’ufficio dunque è la condanna che i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria avevano inflitto l’8 novembre 2022, dopo oltre nove ore in Camera di consiglio, al sindaco Falcomatà.
Miramare, l’interesse evidente di Falcomatà e le chat whatsapp
Dalle motivazioni, a firma della dott.ssa Lucia Monaco, emerge un altro aspetto. Quello dell’interesse personale di Falcomatà:
“appare evidente l’interesse personale del Falcomatà al risultato della procedura relativa all’affidamento dei locali della prestigiosa struttura del Miramare in favore dell’amico Zagarella (assecondando le attitudini di questi da tutti riconosciuti nell’organizzazione di serate ed eventi musicali) e ciò in quanto tale situazione se per un verso si traduceva in un immediato vantaggio economico per quest’ultimo (in danno di altri soggetti esclusi dalla procedura) per l’altro era suscettibile di volgere un tornaconto personale in favore dello stesso Falcomatà, quello di assicurarsi la propria base elettorale ed analogo appoggio politico alle successive tornate elettorali, oltre che un modo di ingraziarsi l’amico dimostrandogli riconoscenza, ricambiando il suo continuo sostegno e la sua incondizionata disponibilità…
del resto, l’interesse personale di Falcomatà si evince con chiarezza dal tenore dalle Chat whatsapp estrapolate dal telefono cellulare della Marcianò. In particolare, le conversazioni tratte dalla chat di Giunta del 16.7.2015 documentano l’atteggiamento perentorio assunto dal Falcomatà nel voler ad ogni costo portare la proposta di delibera in Giunta convocando ad hoc una seduta urgente ed indifferibile, rimproverando aspramente l’assessore Quattrone per il ritardo fino ad invitarla a presentare le dimissioni, sollecitando, sempre via chat, i presenti ad approvare la delibera”.
Oggetto dell’accusa da parte del procuratore Walter Ignazzitto, sono i presunti illeciti, che risalgono al luglio 2015, nella procedura di affidamento del Miramare, immobile del Comune. Secondo l’accusa l’affidamento dell’immobile all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all’imprenditore Paolo Zagarella, avrebbe rappresentato una contropartita per la concessione a titolo gratuito a Falcomatà di alcuni locali per ospitare la sua segreteria elettorale nel corso della campagna elettorale per le amministrative del 2014.
L’amico Zagarella vero beneficiario dell’operazione. Falcomatà vero regista
L’elemento centrale, per la Corte d’Appello è la reiterazione e la gravità delle violazioni di legge poste in essere per fare ottenere all’imprenditore Zagarella l’affidamento dei locali del Miramare.
“Le reiterate violazioni di legge ed in particolare il ricorso alla normativa del terzo settore, più semplificata sulle modalità di affidamento e di gestione dei servizi rispetto a quella prevista per i pubblici contratti (D.Igs. n.163/2006) nonché la formale concessione del servizio ad un’onlus, tradiscono lo sforzo comune profuso dai deliberanti di dare una parvenza di legittimità alla decisione assunta dalla Giunta che consentisse comunque nell’immediatezza di assicurare l’uso dei locali e l’organizzazione degli eventi all’amico imprenditore del sindaco, vero beneficiario dell’operazione, promossa e sollecitata in ogni modo dal primo cittadino”.
La Corte d’Appello ha confermato in sostanza l’impianto accusatorio nel processo “Miramare” di primo grado. ibunale che, nel settembre 2021, aveva condannato Falcomatà a un anno e 4 mesi di reclusione. In forza della legge Severino, era stato sospeso dal ruolo di sindaco sia del Comune di Reggio Calabria che della Città metropolitana. Sospensione che, con la sentenza di oggi, si prolunga di altri 12 mesi.
A pag. 42 delle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello si legge:
“Che il Falcomatà fosse il vero regista della vicenda di causa lo si evince dall’inequivoco tenore dei richiamati messaggi contenuti nella chat whatsapp di Giunta in prossimità della seduta del 16.7.2015 che documentano in modo pregnante l’interesse personale dell’imputato all’esito della pratica “Miramare”, chiaramente percepito dagli assessori come “un sub desiderio da assecondare”.
Gravissimi dunque rimangono le accuse per il sindaco sospeso Falcomatà. Adesso i legali sono già al lavoro per presentare il ricorso in Cassazione.
Falcomatà si giocherà anche l’ultima carta per sperare in un eventuale rientro anticipato ‘a sorpresa’.