Paradosso Falcomatà, sindaco sospeso ma ‘primo cittadino’ sui social

Giuseppe Falcomatà, nonostante la sospensione a seguito della condanna, comunica alla città continuando la sua intensa attività social

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“Il sindaco condannato e sospeso dalle sue funzioni istituzionali, con manifesta indifferenza, continua imperterrito la sua missione …”.

Sono le parole di un cittadino che commenta l’ultimo post apparso sulla pagina del sindaco condannato in primo grado per abuso d’ufficio e per questo oggi sospeso Giuseppe Falcomatà, in riferimento al suo interessamento ai lavori di rifacimento del manto stradale in una delle strade più trafficate del centro storico. Con tanto di comunicazioni ‘ufficiali’.

“Ma scusate ma il Sindaco non è sospeso dalla sua funzione?”.

Si domanda un altro reggino. E ancora.

“Insomma a chi dobbiamo fare riferimento? A Brunetti o a questo signore che non perde occasione per mettersi in mostra? C’è stata una sentenza o no?”.

E’ dal 19 novembre, data della lettura del dispositivo di condanna, data distante ormai un mese che Falcomatà esercita il ruolo di ‘sindaco ombra’. E adesso, la domanda sull’opportunità di apparire come se nulla fosse nonostante la sentenza Miramare, diventa d’obbligo. Ci chiediamo dunque se le sue ultime mosse siano o meno lecite.

Può un sindaco condannato e sospeso per effetto della legge Severino dare, seppur via social, comunicazioni ufficiali alla città?

E’ evidente come Giuseppe Falcomatà, così come qualunque altro amministratore condannato in primo grado, seppur sospeso, possa aggiornare la propria pagina, incontrare i propri sostenitori, esprimere le proprie opinioni ed avere un dialogo con i cittadini.

Ma la scelta di adottare questa strategia d’uscita, con la diffusione di notizie ufficiali che riguardano la propria città, è appropriata e ragionevole?

Come noto la legge Severino impone la sospensione e dunque il congelamento del ruolo di ‘sindaco’. E seppur duramente criticata, come ricordano voci autorevoli, ad oggi, va applicata. Piaccia o no.

Non possiamo quindi che leggere in modo negativo le frequenti comunicazioni social del sindaco sospeso, che appaiono del tutto fuori luogo. Dopo il terremoto Miramare, il piano di riconquista della fiducia dei cittadini, appare tutt’altro che vincente.

Il sindaco inoltre, che di professione fa l’avvocato, dovrebbe sapere che le leggi e soprattutto le sentenze devono essere rispettate. Senza se e senza ma. Dovrebbe sapere anche che andrebbero osservati i dettami delle norme esistenti ed in vigore mantenendo fede non solo agli effetti della sentenza, ma anche onorando quella che è la stessa ratio della legge Severino.

Apprezziamo tuttavia la coerenza ed il coraggio di Falcomatà che all’indomani della sentenza Miramare dichiarava:

“L’idea di servire la città è insita nell’animo e nel cuore della mia famiglia, lo sapete, siamo animati esclusivamente da una volontà di servire il nostro territorio. Ed è per questo che continuerò a stare per strada…”.

Peccato però che lo spirito di servizio e la passione incondizionata di cui parla il sindaco sospeso, almeno al momento, si scontrano con la legge Severino che impone invece un ‘congelamento’ del ruolo di sindaco e di quello istituzionale. In altri termini un vero e proprio congedo.

Insomma la exit strategy utilizzata dal sindaco sospeso non può che essere bocciata, anche perchè i messaggi inviati alla città attraverso la pagina sua pagina FB non fanno altro che mettere in ombra lo stesso Brunetti, costretto a lavorare più che da sindaco facente funzioni a normale vice sindaco.

Ed è proprio al sindaco f.f. che ci rivolgiamo.

Falcomatà di ‘appendere’ la fascia tricolore pare non ne abbia proprio voglia. Paolo Brunetti, abbi pazienza…”.