Gotha, Cammera assolto dal reato primario. L’avv. Canale: “Mai condiviso obiettivi di ‘Ndrangheta”

Cade l'accusa di "concorso esterno in associazione mafiosa" per l'ex dirigente comunale: il fatto non sussiste

Marcello Cammera

“Io e la mia famiglia siamo stati colpiti duramente ed ingiustamente”.

L’arch. Cammera, ex dirigente del Comune di Reggio Calabria, rompe il silenzio dopo anni e affida ai social il commento, all’indomani della sentenza di primo grado che lo vede assolto dal reato primario e sicuramente più denigrante che l’accusa gli aveva contestato nel processo Gotha: concorso esterno in associazione mafiosa.

Cammera assolto dal concorso esterno: il fatto non sussiste

Un lungo calvario il suo che lo ha visto sbattuto in prima pagina sui giornali e che oggi però merita un’analisi diversa, in attesa delle motivazioni che spiegheranno come si è arrivati a tale decisione.

La sentenza di ieri elimina di fatto quell’anello di congiunzione che si ipotizzava esistere tra l’associazione mafiosa e le istituzioni attraverso la figura di Marcello Cammera.

Secondo l’accusa infatti l’arch. Cammera, attraverso le sue condotte di dirigente ‘infedele’ del Comune di Reggio Calabria, agevolava le imprese di ‘ndrangheta. Oggi questo tassello fondamentale dell’impostazione dell’accusa crolla come un castello di sabbia vista l’assoluzione dal ‘capo E’ perché il fatto non sussiste.

“Hanno passato allo scandaglio 14 anni di attività professionale del mio assistito – spiega l’avvocato Massimo Canale – alla ricerca di elementi che potessero confermare questo assunto di partenza. Abbiamo strutturato la difesa in tutto il dibattimento dimostrando che nella condotta del dirigente comunale che difendo insieme all’avv. Morace non vi è stato alcun comportamento abusivo ed illecito o addirittura che potesse agevolare la ‘Ndrangheta. Abbiamo esibito durante la difesa i documenti e gli atti amministrativi che non possono mentire e che dimostrano e testimoniano la liceità delle regole di ingaggio contestate”.

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Gli avvocati Canale e Morace oggi esultano per aver dimostrato la correttezza del comportamento di Cammera e dunque l’innocenza del proprio assistito.

Un altro elemento che è stato sempre contestato all’arch. Cammera era la vicinanza e la conoscenza all’imputato principale, Paolo Romeo, condannato a 25 anni di reclusione.

“Non abbiamo mai fatto mistero del rapporto di conoscenza e amicizia tra Cammera e Romeo, ma quel rapporto non ha in alcun modo influito sulla correttezza della condotta di Cammera”.

All’ex dirigente del Comune di Reggio rimane tuttavia una condanna a due anni per favoreggiamento non aggravato dalla matrice mafiosa.

“Anche rispetto a questa condanna tengo a precisare che si esclude la sussistenza di un rapporto di condivisione di obiettivi di ‘Ndrangheta. È un reato minore che confidiamo che in appello verrà superato”.

A differenza di quanto successo per il senatore Antonio Caridi, l’arch. Cammera, che ha scontato due anni di custodia cautelare e oggi condannato a due anni, non potrà chiedere i danni e l’indennizzo per ingiusta detenzione.

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In sintesi la sentenza di ieri ha smontato l’idea di una ‘cupola’ di riservati mafiosi a Reggio Calabria.

Pur condannando Romeo a 25 anni, con le 15 assoluzioni, è stato infatti riqualificato il ‘Capo A’ con cui si ipotizzava appunto la sussistenza di una componente riservata di tipo mafioso.

Intanto l’arch. Cammera su Facebook chiosa:

“Un grazie di cuore alla mia famiglia, ai miei più cari e sinceri amici di sempre che hanno creduto in me… Grazie a chi mi vuol bene!”.