Operazione Diacono – Corsi fantasma e finte abilitazioni, il suk dei concorsi per la scuola
Esplode la bolla dei crediti formativi aggiuntivi. Arrestate 10 persone, indagato anche l'ex direttore dell'ufficio scolastico di Reggio
01 Marzo 2021 - 14:31 | di Vincenzo Imperitura
Master un tanto al chilo, “alte formazioni” à la carte, persino false assunzioni retrodatate: nell’indagine “Diacono” della procura di Vibo Valentia c’è tutto il “grigio” delle cervellotiche attestazioni richieste per la partecipazione ai concorsi nella scuola pubblica. Attestazioni e certificati che, a fronte di un congruo pagamento, potevano essere comodamente acquistati per poi essere utilizzati «per fare punteggio» e scalare di conseguenza le graduatorie che portano alla tanto agognata cattedra.
Un giro d’affari imponente – sono una ventina le realtà legate alla formazione paritaria e agli Afam finite sotto sequestro dopo l’indagine dei carabinieri – che ha finito con il coinvolgere, con ruoli e ipotesi di accusa diversi, anche l’ex dirigente dell’ufficio scolastico di Reggio Maurizio Piscitelli, e l’attuale direttore generale dell’ufficio scolastico regionale, Maria Rita Calvosa.
AL MERCATO DEI CREDITI
Nel mirino degli inquirenti di Vibo, quello che le indagini tratteggiano come un vero e proprio mercato dei crediti messo in piedi «da alcuni istituti paritari e istituti Afam (alta formazione artistica e musicale) che orientando l’emissione di titoli, master e diplomi – scrive il Gip nell’ordinanza d’arresto – hanno posto in secondo piano le esigenze formative e culturali, alterando il sistema dell’istruzione». In soldoni, gli indagati (23 in totale) avevano messo sul mercato quei crediti formativi che servono ai laureati che non hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento, per poter concorrere ai bandi pubblici per l’assunzione nella scuola.
Un vero Suk – tra esami aggiuntivi, master di primo e secondo livello, dottorati di ricerca – nel quale gli indagati si sarebbero inseriti, fornendo a chi era disposto ad acquistarli, i titoli necessari ad accedere alle graduatorie. Un giochino redditizio (il totale dei sequestri si avvicina ai 7 milioni di euro) che, sospettano gli inquirenti, si sarebbe poi allargato ad una serie di ulteriori abilitazioni che gli aspiranti professori avrebbero potuto inserire nei curricula per l’avanzamento in graduatoria: Corso Lim (lavagna interattiva multimediale), corso tablet, corso Ecdl, Corso Bes (per i bisogni educativi speciali), Clil e Pekit. Un elenco di finte competenze che finivano – attraverso una serie di scuole e istituti appartenenti alla presunta organizzazione scoperta dai carabinieri e che vantava sedi operative in diversi centri sparsi tra vibonese e reggino – a ridisegnare traguardi mai raggiunti.
CONTROLLORI E CONTROLLATI
Per fare in modo che anche i successivi controlli ministeriali alle scuole paritarie coinvolte potessero in qualche modo essere monitorati, l’organizzazione avrebbe spinto per mettere uno dei propri ingranaggi (l’indagato Giovanni Carbone), tra gli ispettori del ministero stesso.
Un proposito che si materializza durante un concorso a cui partecipa Carbone e in cui, membro della commissione, risulta essere Maurizio Piscitelli, considerato dagli investigatori come uno degli ingranaggi principali dell’associazione. Ed è qui che entra in gioca anche l’attuale direttore generale dell’ufficio scolastico regionale: nella ricostruzione del Gip infatti viene fuori come Piscitelli, che da parte sua è riuscito in commissione a fare salire Carbone dal settimo al quarto posto della graduatoria provvisoria, si metta in contatto con Maria Rita Calvosa per far ottenere al candidato prescelto, lo scarto di un’ulteriore posizione (dal quarto a terzo posto). In cambio, dicono ancora le carte, Carbone «sfruttando anche collegamenti di tipo massonico» avrebbe fatto in modo di venire incontro alle esigenze della Calvosa che, racconta intercettato Piscitelli allo stesso Carbone «vuole tornare a Roma».
Ed è la stessa numero uno dell’ufficio regionale scolastico a fare presente la richiesta, così come racconta ancora, inconsapevole di essere ascoltato dalle cimici degli inquirenti, Piscitelli durante una conversazione con carbone:
«Allora lei mi ha detto proprio di parlarne co te Gianni, perché ha detto con i dovuti modi di parlare con il dottore, perché io due volte l’ho visto ed ho un’ottima impressione, però io voglio andare a Roma».