Reggio Calabria, la non città

Costretta ad amministrare da anni in emergenza Reggio Calabria dimentica l'ordinario e i risultati sono sotto gli occhi di tutti

Tapis Roulant

Lo scenario del brutto si ripete. Giorno dopo giorno, sempre peggio.

Passano mesi, poi anni, terminano le legislature, si rinnovano mandati, incarichi con balletti vari nei palazzi istituzionali ma la situazione a Reggio Calabria non cambia. Anzi, si aggrava sempre più. ‘Reggio, città del nulla‘ scriveva il grande giornalista Franco Cipriani. Erano altri tempi, certo. Ma di fatto quella frase descrive ancora il territorio maledetto in cui viviamo.

REGGIO CALABRIA, CITTA’ IMMOBILE

Da decenni ormai Reggio non si muove. Ferma, immobile, adagiata sullo Stretto ad attendere uno scatto d’orgoglio, un cambio di passo decisivo, un’inversione di rotta, che però non arriva.

Reggio Calabria, oggi è una ‘non città’. Per le strade si avverte un senso di vuoto, di abbandono e degrado, forse mai visti prima. Complice la pandemia, la città che di bellezze naturali ne ha da vendere, vive lo sconforto più totale. Letteralmente avvolta e sommersa dalla spazzatura, i segni del malessere sono ben visibili, anche solo facendo una passeggiata sulla via principale.

Ad ammettere il forte degrado in cui viviamo è lo stesso vice sindaco Tonino Perna che evidenzia nelle sue pagine del suo ‘Diario non comune dal Comune’ la rassegnazione dei reggini.

E in effetti l’atteggiamento di arrendevolezza dei reggini è ormai chiaro.

POCHE LUCI SU UNA CITTA’ SPENTA

Viviamo in una città in cui si fa festa per una strada illuminata dopo anni di buio, in cui si gioisce per strade completate a metà e in cui si accendono le luci in posti che ancora ‘la luce’ la devono vedere. Una città senza parchi in cui le periferie sono abbandonate a loro stesse, sempre più lontane da un approccio integrato dei quartieri.

Una città in cui solo un servizio funziona, quello dell’ATAM, unica nota positiva.

Reggio Calabria si trova costretta, per colpa della vecchia e ‘nuova’ politica dai contorni agghiaccianti, ad affrontare le emergenze dimenticando così il quotidiano e tutto ciò porta a trascurare elementi chiave di cui una città normale avrebbe bisogno. Ad accorgersi di tutto questo sono per lo più i reggini di rientro.

“Ma come fate a vivere ancora qui?”, si domandano.

2021, L’ANNO DELLA RINASCITA?

Lo abbiamo già scritto ad inizio anno. E lo ripetiamo ancora. Nell’augurio che qualcosa davvero si possa cambiare. Il 2021 (già un mese è andato via) deve essere l’anno del cambiamento. Non solo dal punto di vista politico ed economico, ma anche sociale e di atteggiamento.

Troppe poche sono le persone che hanno un reale e tangibile entusiasmo in città. Parliamo di giovani e brillanti professionisti, onesti e volenterosi, titolari di aziende virtuose, conosciute in tutto il mondo. Insieme a loro però deve crederci l’intera città.

Nella speranza che la politica, dopo aver toccato il fondo, faccia la propria parte, in modo efficace. Una volta per tutte.

Reggio Calabria intanto rimane tristemente una ‘non città’, o come diceva Cipriani, ‘la città del nulla’…