Intercettazioni, indagini e guerra tra Procure: gli anni di De Magistris in Calabria

Gli anni di De Magistris in Calabria sono da annoverare certamente tra i più turbolenti della storia del distretto giudiziario del capoluogo regionale

Luigi De Magistris

Intercettazioni borderline, indagini su alcuni dei pezzi più pesanti dello scacchiere politico nazionale, fughe di notizie e guerra tra procure: gli anni trascorsi in Calabria dal primo candidato ufficiale alle prossime elezioni regionali, Luigi De Magistris, sono da annoverare certamente tra i più turbolenti della storia del distretto giudiziario del capoluogo regionale. Quello tra la Calabria e l’attuale sindaco di Napoli è un rapporto antico che muove i suoi primi passi nel 2003, quando il giovane magistrato approda come pm alla Procura di Catanzaro.

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Tra i tanti fascicoli trattati, due sono le indagini che porteranno il giovane sostituto procuratore all’attenzione del grande pubblico. Due indagini “monstre” che, anche attraverso l’uso spregiudicato delle intercettazioni telefoniche a tappeto, finiranno per portare nel registro degli indagati, pezzi importanti del panorama politico nazionale, suscitando un vero e proprio terremoto che provocherà le dimissioni dell’allora titolare del ministero di Giustizia Clemente Mastella e la conseguente caduta del Governo guidato da Romano Prodi, in un vortice impazzito che sfocerà in una disarmante guerra tra i magistrati di Salerno e quelli di Catanzaro che, di fatto, azzererà entrambi gli uffici di procura.

Nell’indagine Poseidone – che ipotizzava una serie di irregolarità nella gestione di 200 milioni di euro di fondi europei destinati alla depurazione delle acque – nel mirino di De Magistris c’erano finiti, tra gli altri, il generale della guardia di finanza Walter Cratella, l’ex segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, l’ex assessore regionale Basile nonché l’ex Governatore calabrese ed ex magistrato, Giuseppe Chiaravalloti. L’indagine sarà avocata dall’allora procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi nel 2007 e finirà, dopo una serie di rimpalli tra uffici giudiziari diversi, in un nulla di fatto.

Ancora più complicata poi l’indagine “Why Not” che, partendo da una società che si occupava per la regione di attività informatiche, aveva ipotizzato una serie di malversazioni e imbrogli orchestrati da un fantomatico gruppo di interessi formato da politici, forze dell’ordine e pezzi deviati dello Stato, orchestrati dalla massoneria. Un’indagine gigantesca nella quale, partendo dall’agenda sequestrata all’imprenditore Saladino, finiscono anche l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi, e l’ex guardasigilli, Clemente Mastella, oltre a pezzi importanti della politica calabrese tra cui Nicola Adamo, Mario Pirillo e l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, poi finito agli arresti con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nell’indagine “Rinascita Scott” del Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri.

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Ma anche Why Not finì per seguire il solco dell’indagine precedente, finendo per essere avocata al pm dal reggente della procura catanzarese, Dolcino Favi nell’ottobre del 2007, prima di vedere prescritti i reati ipotizzati: irregolarità nelle procedure e uso spregiudicato delle intercettazioni furono le cause ufficiali del provvedimento che scatenò una vera guerra tra gli uffici inquirenti di Catanzaro e Salerno combattuta a forza di perquisizioni e procedimenti disciplinari che causarono la sospensione del procuratore campano Luigi Apicella, del Procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli e di un’altra manciata di sostituti procuratori.