Morto sul cantiere a Monasterace, archiviata l’indagine su omicidio colposo
Resterà l’ennesimo caso di morto di lavoro nei cantieri calabresi su cui non si riuscirà a risalire ad eventuali responsabilità
29 Luglio 2020 - 13:18 | Vincenzo Imperitura
Resterà l’ennesimo caso di morto di lavoro nei cantieri calabresi su cui non si riuscirà a risalire ad eventuali responsabilità. L’operaio era morto sul cantiere per l’adeguamento della stazione ferroviaria di Monasterace nell’agosto dello scorso anno in circostanze piuttosto strane, tanto che la Procura di Locri aveva aperto un fascicolo, contro ignoti, con l’ipotesi di omicidio colposo.
Ora, quell’indagine, è finita con un’archiviazione e F.M. – queste le iniziali dell’operaio quarantacinquenne originario di Fuscaldo morto su un cantiere pubblico – andrà ad aumentare il numero di “morti bianche” senza colpevoli in provincia di Reggio. Alla base della sofferta decisione della Procura jonica di archiviare l’indagine, la cervellotica decisione dei familiari della vittima, di inumare assieme ai resti del proprio caro, anche il suo cellulare.
Una decisione sui generis che ha, di fatto, impedito agli inquirenti di capire se l’operaio – assunto dalla società che si occupava dei lavori ferroviari con le mansioni di custode notturno – su quel mezzo di cantiere su cui ha trovato la morte ci fosse salito di sua spontanea volontà o se qualcuno ce lo avesse mandato. Per scavare a fondo nella vicenda infatti, gli inquirenti avrebbero dovuto passare al setaccio lo smartphone della malcapitata guardia notturna, che però, così come disposto dai suoi familiari, è finito un paio di metri sotto terra assieme al suo vecchio proprietario, impedendo agli inquirenti di approfondire le indagini che in un primo momento erano costate anche il sequestro del cantiere e del mezzo su cui si era sviluppata l’ennesima tragedia sul lavoro.
Una “tumulazione tecnologica” che poteva essere evitata e che ha posto la procura davanti ad un bivio: riesumare il cadavere e recuperare il telefonino per tentare di risalire ad eventuali responsabilità o, esaurito il resto delle indagini, archiviare tutto senza creare ulteriori dolori ai familiari dell’operaio morto con una pratica devastante come il tirare fuori dalla tomba i resti del familiare scomparso. I Pm di Locri hanno optato per la seconda delle ipotesi.
L’INCIDENTE
Nella notte tra il 18 e il 19 agosto dello scorso anno, il guardiano notturno originario di Fuscaldo, nel cosentino, per ragioni che ormai resteranno sconosciute, si era messo alla guida di un mezzo cingolato utilizzato dalla ditta nei lavori di ristrutturazione dei binari. Nel corso di una manovra in retromarcia, il 45enne si era sporto per controllare la complicata manovra finendo per urtare violentemente con la testa uno dei container che erano stati sistemati ai margini del cantiere. Un colpo fatale che non ha lasciato scampo al malcapitato operario, morto praticamente sul colpo nonostante l’intervento pressoché immediato dei sanitari del 118 intervenuti sul posto. Una morte per molti versi inspiegabile visto che la vittima non aveva , da contratto, compiti che prevedessero un suo utilizzo come autista. Una morte bianca, l’ennesima in questo pezzetto di Calabria, su cui forse si poteva fare chiarezza e che invece è finita ad ingrossare il lunghissimo elenco di morti di lavoro.