Reggio a rischio dissesto, Pazzano: ‘6 lunghi anni di speranze infrante’
"Nessuna operazione verità da parte dell’attuale Sindaco, ma procedure per spalmare il debito nel tempo e sulle generazioni a venire". Le parole di Pazzano sulla questione dissesto
24 Giugno 2020 - 17:35 | Comunicato
Solo sei anni fa Reggio aveva la possibilità di fare definitivamente chiarezza sulla situazione finanziaria del suo bilancio. Gli esiti del modello Reggio erano visibili in tutta la loro forza devastante. Per un decennio una intera classe politica e amministrativa si era resa responsabile della peggiore cattiva gestione della cosa pubblica, con ripercussioni gravissime su intere generazioni a venire.
Le conseguenze ci consegnavano una città alla rovina, con lo scioglimento per contiguità mafiose e con una stagione commissariale durissima ma inevitabile. Fu proprio quella Commissione per la prima volta a gettare un po’ di luce e a mettere nero su bianco per la prima volta il famoso Buco di bilancio che stava assetando la città. La condizione di pre-dissesto consente per la prima volta proprio alla triade commissariale di spalmare il disavanzo in dieci anni.
Poi il voto, la speranza di un cambiamento, la sbandierata svolta che avrebbe dovuto portare ad una nuova stagione, innanzitutto ad una sincera operazione verità. Dichiarare il dissesto allora significava ripartire da zero, oltre che consentire anche a chi di competenza di risalire ai reali responsabili dello sfascio prodotto. L’alternativa scelta doveva almeno portare a un audit pubblico sul debito, comunque a soluzioni di assoluta condivisione col territorio.
Ma evidentemente, dopo 6 lunghi anni di speranze infrante, di enormi costi per la cittadinanza in una quasi totale assenza di servizi, ci troviamo ancora in un lungo e freddo inverno. Nessuna operazione verità da parte dell’attuale Sindaco, bensì ancora una volta procedure che consentissero di rinviare, spalmare nel tempo e sulle generazioni a venire. Il motivo reale sfugge, se l’attuale Sindaco con la sua nuova maggioranza avesse disposto di un briciolo di visione politica probabilmente avrebbe compreso che era necessario agire diversamente, considerato che i reggini stavano già pagando – e continuano a pagare – tutto il costo di una condizione, de facto, di dissesto economico.
Tasse alle stelle, zero servizi e una nebulosa gestione economica finanziaria. Ma quando la coperta è corta ci si salva solo con intelligenza, coraggio, visione, strategia, progettazione. Tutto quello che è mancato in questi sei lunghissimi anni. All’inizio del suo mandato l’attuale Sindaco usa la norma in quel momento in vigore, certo, ma sostanzialmente per continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. Gli anni sui quali spalmare il disavanzo diventano 30 e l’operazione consente all’ente di tamponare ancora una volta.
Ma i numeri sono lì a ricordarci quanto detto: coperta corta, assenza di strategia, assenza di visione, nessuna idea sul presente e sul futuro di Reggio. Incostituzionale immaginare di spalmare su 30 anni il disavanzo per tutta una serie di ragioni che la Corte Costituzionale argomenta. Di nuovo, tutto da rifare. Di nuovo, la polvere va sotto il tappeto. Il nuovo piano del Comune prevede quindi di spalmare su 14 anni più le 6 annualità in corso, totale 20 anni in cui ripianare i conti. Peccato ancora una volta non basti, i numeri sono sempre lì, la polvere sotto il tappeto è ormai troppa.
L’articolo 38 comma 2-ter di fatto non ci dice nulla di nuovo: il problema non sono i 10, 20 o 30 anni. Il problema è proprio il meccanismo che altera il risultato “che consente di sottostimare, attraverso la strumentale tenuta di più disavanzi, l’accantonamento annuale finalizzato al risanamento e, conseguentemente, di peggiorare, anziché migliorare, nel tempo del preteso riequilibrio, il risultato di amministrazione”. Inoltre il meccanismo ti illude di avere più spesa corrente “pari alla differenza tra la giusta rata e quella sottostimata – che finisce per incrementare progressivamente l’entità del disavanzo effettivo.”
La norma oggi giudicata incostituzionale consente di tenere separati disavanzi di amministrazione ai fini del risanamento e a ricalcolare la quota di accantonamento indipendentemente dall’entità complessiva del deficit. Ecco che il tappeto sollevato mostra tutta la polvere accumulata e denuncia ancora una volta tutta l’assenza di coraggio e di visione. Il giudice Carosi parla chiaro, il consuntivo di bilancio deve essere uno:
“Consentire di avere più disavanzi significa, in pratica, permettere di tenere più bilanci consuntivi in perdita”.
Ancora una volta tutto da rifare! E intanto il buco non è più di 110 milioni ma di quasi 260 più i debiti con Sorical. Questa situazione, le cui origini abbiamo ricordato all’inizio, si sarebbe potuta affrontare 6 anni fa: con coraggio e visione. Non vale neanche l’ennesimo alibi del “mal comune mezzo gaudio”, ovvero il paragone di altri Comuni nelle stesse condizioni di pre-dissesto. Il caso di Reggio è assolutamente unico, sia per le ragioni che hanno provocato il Buco sia per le condizioni devastanti in cui la città si trova.
Paradossalmente proprio l’attuale Sindaco, che ha costruito il suo mandato sulla continua paura di un ritorno del Modello Reggio è colui che ne ripropone prepotentemente gli esiti dopo sei anni di amministrazione. La città non paga solo gli esiti del Buco, ma anche gli esiti di un inspiegabile immobilismo, di una completa assenza di Politica.
Almeno in questa fase ci sarebbe bisogno del coraggio di chiamare le cose col loro nome. Ancora una volta niente. Ancora una volta coraggio, visione e trasparenza sono le cose che mancano al Sindaco uscente e quelle che invece ci impegniamo sin da ora a portare avanti.