Sanatoria migranti, Minasi (Lega): ‘Bellanova piange? Ma i diritti degli italiani dove sono?’
Il capogruppo della Lega in Consiglio regionale si domanda se "non sarebbe stato meglio aprire il mercato ad opportunità per gli italiani"
14 Maggio 2020 - 18:52 | Redazione
“Piange il ministro all’Agricoltura. Dovrebbe piangere la gran parte degli italiani nell’ascoltarla e nel vedere lacrime che, invece, sarebbe stato bene destinare a chi sta soffrendo per situazioni economiche disastrose che, probabilmente, si acuiranno nei prossimi mesi e che il governo, del quale Teresa Bellanova è espressione, avrebbe dovuto prevedere”.
Così il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Tilde Minasi che riporta alla mente quello che definisce “un film già visto“, quando diventò famosa la scena di ‘afflizione’ di un altro ministro “da cui derivarono conseguenze nefaste”.
“Riteniamo, purtroppo, che altrettanto si verificherà con questa rinnovata scena di commozione: nessuno è contrario alla tutela dei diritti di ogni essere umano, ma i diritti degli italiani dove sono? Chi ci pensa? Chi piangerà dalle stanze romane per tutti i padri di famiglia senza lavoro, senza ammortizzatori sociali, con le attività chiuse e che forse non riapriranno mai più? E’ così difficile pensare a tutta questa gente, o forse non meritano la costernazione dei loro rappresentanti? Forse non la meritano perché quegli stessi italiani disperati non hanno deciso che determinati personaggi fossero alla guida del loro paese, dal momento che non li hanno votati? Forse si pensa di rimpinguare così le percentuali, quelle sì piangenti, del partito cui il ministro Bellanova appartiene?”
Tilde Minasi si chiede insomma se
“è normale promuovere ed attuare, in questo momento che va oltre il difficile, una sanatoria dei migranti irregolari, vedere che escono dal carcere mafiosi ed esponenti della criminalità organizzata, mentre la gente viene multata se manifesta a tutela del proprio lavoro?”
Per la capogruppo del carroccio sembra di vivere in un Paese al contrario, in cui si erge a normalità questioni che altrove non sarebbero nemmeno valutate.
“Ricordiamo al ministro che sono invisibili pure gli autonomi, i piccoli imprenditori, gli stagionali del turismo e tantissimi altri. E’ questo il modo per aiutare la filiera agricola? Non sarebbe stato meglio aprire il mercato ad opportunità per gli italiani, così si sarebbe dato un supporto serio alla mancanza di occupazione e al settore contemporaneamente?”
Per Minasi insomma è il momento di farsi tante domande:
“Questa iniziativa presentata con tanta commozione si indirizza verso l’esatto contrario e cioè si vuole premiare chi è arrivato in Italia clandestinamente, dando così manforte all’operato di trafficanti di esseri umani e quindi al caporalato, e non considerando nemmeno il messaggio veicolato a tutti quegli stranieri che hanno scelto il nostro paese seguendo le regole. Perché non pensare invece a percorsi di emersione del lavoro nero nell’ambito agricolo ascoltando le istanze degli operatori e delle associazioni di categoria che pare abbiano chiesto e proposto ben altro rispetto quanto attuato? Nessuno nega il problema delle raccolte, ma perché non fare in modo che chi si potesse dare un’occasione, regolare, a chi in questo momento non ha come gestire il quotidiano? Un metodo usato, ad esempio (e non è il solo caso) ai primi di aprile dal ministro dell’Agricoltura francese che ha lanciato un appello chiamando a raccolta licenziati o cassaintegrati chiedendo di lavorare per il ramo agricolo: hanno risposto in oltre duecentomila. Sarebbe accaduto lo stesso in Italia, perché le necessità sono evidenti e non ci si può nascondere sempre dietro il paradigma che i nostri connazionali non avrebbero accettato questa tipologia di impiego: semplicemente non gli è stato nemmeno proposto!”