In Calabria è falsa (ri)partenza, i reggini si comportano bene…ma non benissimo – FOTO
Il primo giorno della Fase 2 è tutto sudore, maniche corte e passeggiata. Ma per un caffè c’è da attendere
05 Maggio 2020 - 08:32 | Claudio Labate

Se non è stato un “libera tutti”, poco ci è mancato.
Guardando alle principali città italiane, la sensazione è che le raccomandazioni giunte da più parti rispetto al buonsenso e alla responsabilità in capo ad ogni individuo, non siano state rispettate alla lettera. E per fortuna i numeri adesso ci raccontano di una pandemia che sta rallentando il suo percorso di morte.
Ma più che dallo scarso senso di responsabilità dei cittadini, la prima giornata della tanto sospirata “fase 2” sembra essere stata caratterizzata dallo stato di confusione che inevitabilmente la ripartenza celava nelle pieghe dei provvedimenti assunti dal Governo, e quindi dalle Regioni, senza dimenticare i Comuni.
Basti ad esempio pensare che la riduzione dei posti sui mezzi pubblici ha generato inevitabilmente la ressa alle fermate dei bus.
O che la possibilità di raggiungere la propria residenza, anche in regioni diverse, ha creato insidiosissimi assembramenti, prima nelle stazioni e poi sugli stessi treni. Insomma, bisognerà forse limare qualcuna delle nuove norme che aprono la strada alla ripartenza.
Nella nostra Regione, poi, è successo tutto e il contrario di tutto.
Siamo passati dal coraggio delle scelte del Presidente Santelli alla “falsa ripartenza”.
Fin quando è stato in vigore il provvedimento – prima diffidato e poi impugnato dal Governo – hanno risposto presente in pochissimi.
E stamane, nel primo giorno “ufficiale” della ripartenza, nessuno sapeva più quale Decreto o ordinanza osservare. I commercianti che avrebbero potuto aprire per la Santelli non erano autorizzati da Conte. O nella peggiore delle ipotesi erano stati “avvertiti” dai sindaci a non fare il passo più lungo della gamba.
E così la stragrande maggioranza dei bar (nonostante la possibilità dell’asporto) ha lasciato spente le macchinette del caffè, i diportisti calabri sono rimasti a casa e i tavolini dei ristoranti accatastati. In molti, insomma, non sapevano cosa fare, o comunque non erano pronti alla provocazione dell’apertura anticipata proposta dalla Santelli. E a conti fatti, non lo sono stati neanche per la data indicata dal Governo.
Alla confusione si è unito anche un certo pessimismo, legato più che altro alle scarse risorse economiche del momento. I soldi della Cassa integrazione tardano ad arrivare, i bonus dell’Inps viaggiano a singhiozzo, e il “Decreto Aprile” annunciato dal Governo già da tempo è ancora nella fase delle indiscrezioni quando siamo a maggio.
Ma l’altro fattore che ha caratterizzato la giornata, a queste latitudini, è certamente la fiducia mostrata dai cittadini. Una fiducia basata sull’errata convinzione che il peggio è passato e che le libertà che abbiamo inseguito negli ultimi due mesi, si possano concentrare tutte nel primo giorno della fase 2.
D’altra parte, ad un timido approccio mattutino, è seguito un pomeriggio da tempi pre-covid.
Non si può negare che la città già dalle prime ore della mattinata abbia registrato un sensibile aumento del traffico di automobili, ma non si poteva immaginare che Lungomare e Corso Garibaldi fossero presi d’assalto dai maratoneti dell’ultima ora e dai passeggiatori seriali.
Tute, sudore e maniche corte l’hanno fatta da padrone. Così come la passeggiata mano per la mano ad ammirare i negozi chiusi.
Per carità, non si tratta di fare del gratuito moralismo. Tutti hanno diritto a sgranchirsi le gambe dopo due mesi di sostanziale inattività. Tutti hanno diritto ad incontrare i propri congiunti. Ma se siamo stati bravi prima, come cittadini, a non far dilagare un’epidemia che ci avrebbe messo alle corde, dobbiamo continuare ad esserlo anche poi, per consolidare il primato dei contagi zero.
Per fortuna, a dispetto di quanto ci ha fatto sapere il Presidente della Regione, i reggini hanno inteso come obbligatorio indossare le mascherine. E questo conforta.
Insomma, bene ma non benissimo.
