Fase 2, Conte: “Non è un ‘libera tutti’, siamo ancora in piena pandemia”
"Questa nuova fase ci è costata enormi sacrifici ed è per questo che non può essere intesa come un 'liberi tutti'". Le parole del Premier
03 Maggio 2020 - 15:47 | Redazione
“Entriamo nella ‘fase due‘ dell’emergenza, grazie al poderoso sforzo collettivo. Questa nuova fase ci è costata enormi sacrifici ed è per questo che non può essere intesa come un ‘liberi tutti'”.
Così il premier Giuseppe Conte in un’intervista a La Stampa in cui chiede di evitare “gesti di disattenzione o, peggio, un’opera di rimozione collettiva. Il virus continua a circolare tra noi, siamo ancora in piena pandemia”. E assicura: “Sono fortemente convinto che un sistema come il nostro non abbia affatto bisogno di investiture messianiche, né di uomini investiti di pieni poteri”.
Sulle accuse di Renzi e l’abuso dei Dpcm:
“Sono fortemente convinto che un sistema come il nostro non abbia affatto bisogno di investiture messianiche, né di uomini investiti di pieni poteri. Dobbiamo essere orgogliosi di avere rispettato l’equilibrio tra poteri costituzionali”. E quanto all’equilibrio delle responsabilità tra politica e scienza, Conte fa presente che “non abbiamo mai pensato di delegare alla scienza la responsabilità di governo”.
Mentre “le divergenze di vedute” con le Regioni “sono fisiologiche. Quanto all’impugnazione delle ordinanze territoriali, la riserviamo solo ai casi di estrema necessità”. Elogia il lavoro del commissario Arcuri, poi dice: “Al momento le Regioni hanno in deposito 47 milioni di mascherine. Da lunedì saremo in grado di distribuirne 12 milioni al giorno, da giugno 18 milioni, da agosto 24 milioni”.
Inoltre esclude “una patrimoniale”. Secondo il premier l’ombra di un governo di larghe intese a guida Draghi è “un costante chiacchiericcio, sullo sfondo, che fa parte del gioco politico italiano. Non mi distrae. Stiamo lavorando bene con Italia Viva. La maggioranza è solida. Io ho sempre dato priorità alla forza e alla ragionevolezza delle proposte, al di là di chi le sostiene, al di là se è rappresentativo del 2 o del 25% del Paese”.