Hospice, la psicologa Arvino: “Ad un passo dal baratro, che fine faranno gli operatori?”
Il cammino che ha condotto gli operatori dell'Hospice ad offrire un servizio d'eccellenza è fatto di sacrifici e forza di volontà. La testimonianza della psicologa Arvino
19 Luglio 2019 - 10:04 | Redazione
Continuano le testimonianze raccolte tra le voci di chi, da anni, lavora all’interno della fondazione Hospice Via delle Stelle, in bilico tra le incertezze di una mancata contrattualizzazione da parte dell’ASP.
Sensibili alle problematiche dei cittadini, siamo entrati all’interno della struttura per toccare con mano il dramma vissuto dagli operatori. A parlare ai microfoni di CityNow, questa volta, è la Dott.ssa Francesca Arvino, responsabile del servizio di psicologia in cure palliative dell’Hospice di Reggio Calabria.
“Lavoro qui da sempre. Siamo partiti da zero, nel 2006 quando, la struttura esisteva ma non ospitava ancora nessun malato. Io e gli altri volontari ci occupavamo di prestare servizio a domicilio. Al tempo non si sapeva neanche cosa fossero le cure palliative e, per questo motivo, ci occupavamo per lo più di quelle più diffuse, quelle oncologiche”.
Il cammino che ha condotto gli operatori dell’Hospice ad offrire ai reggini ed ai calabresi un servizio d’eccellenza è fatto di grandi sacrifici e forza di volontà. La testimonianza della psicologa Arvino:
“Neanche io ai tempi avevo ancora contezza di ciò che andavo a fare. Con l’esperienza, in tutti noi, è subentrata non solo una maggiore consapevolezza del lavoro che andavamo a svolgere, ma anche una maggiore professionalità nei confronti delle persone affette da malattie gravissime.
Abbiamo cominciato a partecipare ai congressi nazionali della SICP, il nostro punto di riferimento scientifico, fino ad arrivare, oggi, ad essere io stessa una consigliera regionale dell’associazione per le cure palliative, insieme al Dott. Trapani. Raccontare il nostro lungo percorso è solo un modo per far capire alle persone quanto siamo cresciuti in questi anni grazie al servizio che abbiamo prestato ai reggini”.
Spesso, infatti, in questi giorni si è sentito parlare dell’Hospice e del livello ottimale dei servizi offerti al malato.
“Come si può cercare di preservare la struttura e non il suo personale? Non sono forse gli operatori di cui nessuno parla a rendere così eccellente il servizio? Chi si sta fregiando di supportare la causa dell’Hospice dovrebbe far sua anche quella dei lavoratori.”
I volontari che hanno fatto dell’Hospice una grande famiglia, chiedono oggi di aver le risposte che, fino a questo momento, non sono mai giunte. L’unica comunicazione da parte dell’azienda sanitaria provinciale risale al 9 luglio. In tale data l’Asp rassicurava i cittadini sulla continuità dei servizi di cure palliative.
“L’Asp non ha spiegato come e in che modalità intende portare avanti il servizio, nè se a farlo saremo ancora noi”.
Ogni giorno che passa, dal 15 luglio, gli operatori vivono un duplice dramma:
- come operatori sanitari della relazione d’aiuto, perchè privati della possibilità di aiutare i malati;
- come lavoratori, perchè nessuno sa come finirà questa storia.
“Immaginate cosa si prova a dover dire ‘no’ ad una persona che necessita di assistenza. Continuare in queste condizioni fino a quando le cose non si stabilizzeranno è veramente un grande sacrificio. Mancano le condizioni per poter operare e soffriamo perchè ci sentiamo quasi ‘tenuti a bagno maria’. Nessuno ci da rassicurazioni, nessuno dice che fine faremo”.
CityNow continuerà a raccontare, attraverso varie testimonianze, tutto ciò che accade all’interno dell’Hospice di Reggio Calabria. L’obiettivo è quello di far comprendere quanto sia essenziale garantire alla città il servizio di cure palliative e quanto le persone che ci lavorano siano, di fatto, gli unici in grado di mantenere un alto livello di qualità e professionalità, acquisita nel corso degli oltre dieci anni di attività.