Viola Inside, iniziativa social in vista dell’intitolazione del PalaBenvenuti

Iniziativa che evidenzia come il leggendario coach abbia lasciato ricordi indelebili in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo


Si è avviata la macchina organizzativa in vista dell’intitolazione del PalaBotteghelle a Gianfranco Benvenuti. L’Associazione Culturale Viola Inside, in tal senso ha recentemente comunicato che la Giunta Comunale della Città di Reggio Calabria ha approvato la delibera di intitolazione del Palazzetto di Largo Botteghelle a Gianfranco Benvenuti.

Nel frattempo Giovanna Postù che gestisce la pagina Facebook di Viola inside ed il gruppo PALABENVENUTI ha lanciato una lodevole iniziativa che evidenzia come il coach abbia lasciato ricordi indelebili in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, ecco lo stralcio di qualche testimonianza…

Tito Messineo (ex dirigente Viola, Stella d’oro del CONI)

“Benvenuti ha rappresentato per tutti noi un’accelerazione nella crescita della società. Al di là delle sue qualità tecniche, ha dato un impulso importante in questa direzione; fino a quel momento noi eravamo una squadra guidata sì da dirigenti capaci, ma ancora con poca esperienza. Lui, con la sua cultura, la sua testardaggine, ha aiutato tutto l’ambiente a crescere. Non a caso è venuto a Reggio ed essendo un vulcano livornese ha rivoluzionato tutto. Il primo incontro è stato scioccante: la sua intraprendenza, la sua voglia di fare, il suo amore per il basket erano i tratti caratterizzanti della sua personalità; era un tipo irruente, c’erano scontri sempre abbastanza duri, violenti, ma in senso positivo: scontri che ti scuotevano e ti creavano quella mentalità giusta. Per questo dico che lui è stato uno degli innovatori nella gestione, nel vedere le cose in un certo modo, nel valutare le diverse situazioni…”

Lillo Barreca (ex dello staff medico Viola Reggio Calabria)

“Benvenuti è stato colui che ha fatto rinascere la pallacanestro a Reggio Calabria: nei quattro anni con lui abbiamo avuto sia prima squadra che giovanili. Lui ha portato tutto questo che è andato avanti negli anni e c’è tuttora. Con lui abbiamo vinto partite che sembravano già perse; ricordo anche che prima di ogni partita si riuniva a casa sua con alcuni giocatori e guardavano le registrazioni delle partite degli avversari per studiarne gli schemi…”

Giovanni Spataro (ex giocatore della Viola Reggio Calabria)

“Il mio primo incontro con Gianfranco Benvenuti è avvenuto nell’estate dell’83 quando feci un provino per la Viola al vecchio Scatolone; eravamo io, Benvenuti, Tito Messineo, il giudice Viola e quindi la massima dirigenza e un giovane Lucio Laganà. Io, giovane e sprovveduto com’ero, non conoscevo a fondo che grande persona e che grande coach Benvenuti fosse; mi fece fare una mezz’ora di movimenti e poi alla fine mi disse che ci saremmo visti in estate per il raduno. Fu un evento che mi è rimasto impresso, un impatto con una grandissima persona, dalla battuta sempre pronta che sicuramente ha scritto pagine importanti della storia di Reggio e per del basket reggino. Lui veniva già da importanti esperienze, ha preso la Viola in serie B, portandola prima in A2 e successivamente in A1. Sono stati 3 anni che io ho avuto la fortuna di vivere anche se in realtà facevo juniores aggregati alla prima squadra, stando accanto a campioni che ancora ricordano un po’ tutti, da Mark Campanaro a C.J. Kupec, da Kim Hughes a Massimo Bianchi, tutti atleti di grande personalità e quindi veramente una squadra di valore che ha rappresentato tanto per il basket anche a livello nazionale…”

Massimo Bianchi (ex giocatore ed allenatore della Viola Reggio Calabria)

“Gianfranco Benvenuti è stato una persona che ha dato tanto alla città di Reggio Calabria; era un uomo di grande personalità, una persona schietta, un vero toscano con tutti i pregi e i difetti, uno che ti diceva in faccia le cose.
La pallacanestro che Benvenuti ci ha fatto giocare nei quattro anni nei quali ho avuto il piacere, l’onore e la soddisfazione di giocare con lui e per lui era basata sulle delle idee molto semplici: noi non avevamo tantissime situazioni di schemi in attacco, la nostra prima opzione era quella di aggredire il campo e quindi di correre in contropiede perché tra le caratteristiche dei giocatori e anche della pallacanestro che voleva fare Gianfranco “Cacco” era questa la prima idea, fare appunto contropiede…”

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