Falcomatà sul rogo della tendopoli di San Ferdinando: “Momento molto triste per la comunità”

Una veduta della tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria), 02 dicembre 2018. Un migrante di 18 anni proveniente dal Gambia è morto in un incendio scoppiato nella tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, dove vivono centinaia di extracomunitari. Secondo quanto si è appreso, il rogo, che ha distrutto due baracche, si sarebbe sviluppato in seguito ad un fuoco acceso da qualcuno tra i migranti per riscaldarsi dal freddo della notte. ANSA/ALESSANDRO SGHERRI


«E’ un momento molto triste per la nostra comunità, siamo profondamente addolorati per ciò che è accaduto. Purtroppo l’episodio della morte del giovane Suruwa Jaithe è sintomatico della situazione inaccettabile che si vive all’interno della tendopoli di San Ferdinando dove, evidentemente, non sono rispettate le condizioni minime proprie della dignità di ogni essere umano.

E’ necessario intervenire con urgenza con l’obiettivo di superare la condizione inaccettabile alla quale sono oggi sottoposte migliaia di persone che vivono in quella situazione”. E’ quanto dichiara il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà commentando la tragica scomparsa del diciottenne gambiano Suruwa Jaithe, vittima di un rogo all’interno della tendopoli di San Ferdinando, dove vivono migliaia di lavoratori migranti, impegnati nelle attività agricole stagionali di raccolta degli agrumi sulla piana di Gioia Tauro.

«Il problema – ha aggiunto il sindaco di Reggio Calabria – è che ci troviamo a riflettere su quest’assurda condizione di negazione dei diritti umani ogni qual volta succede un episodio grave come la morte di questo ragazzo. E` del tutto evidente che si tratta di un sistema che non funziona più e che a mio avviso non ha mai funzionato. Smontare quella tendopoli è l’unica soluzione affinché non si ripetano in futuro episodi come questo. In passato diversi incontri sono stati fatti in Prefettura per discutere sul tema. L’importante oggi è che le istituzioni possano fare squadra affinché si arrivi presto ad una soluzione condivisa e definitiva che eviti l’accadere di altre assurde tragedie».