“Il nostro momento imperfetto”: l’ennesimo successo di Federica Bosco
28 Ottobre 2018 - 15:00 | di Eva Curatola
di Maria D’Amico – Bentornati a #insidethebook! Questa domenica vi presento l’ennesimo successo di Federica Bosco, una delle autrici italiane più lette e ammirate, una donna dal carattere forte che fa, dell’ironia pungente, uno strumento con cui mascherare speranza e romanticismo, due compagni di viaggio essenziali per ogni donna dotata di grande sensibilità. Da questi presupposti scaturisce una storia sorprendente, non sempre in positivo, ma come la stessa scrittrice sostiene: “il fallimento è solo un risultato diverso da quello che abbiamo previsto” ed è sicuramente un ottimo punto di partenza!
“Il nostro momento imperfetto” è più di un romanzo, è una porta da attraversare per penetrare in una realtà che di magico sembra non avere nulla. Non c’è dolcezza, non c’è armonia, non c’è la bellezza classica che vorremmo trapelasse tra le righe con spirito fiabesco. Il nostro momento imperfetto è una doccia gelata che sveglia, sprona, scrolla le donne dal loro stato di dormienza, tipico di quelle che, imperterrite, cercano la perfezione a occhi chiusi, senza mai prendere in considerazione la possibilità di aprirli e guardare in faccia la realtà, magari piangere, distruggersi, farsi a pezzi, ma coscienti delle proprie scelte, senza dover subire le inclinazioni nocive di qualcuno che si è pigramente arenato al loro fianco.
Un insieme di pagine destinate a sconvolgere le aspettative di chi si aggrappa a una stabilità effimera, a una sicurezza precaria e apparente, perché superata la soglia dei quaranta magari, non si pretende più che arrivi l’amore con il suo corollario di emozioni, il cavaliere dall’armatura scintillante è soppiantato da un individuo qualunque disposto a costruire una vita dedita alla più banale routine, attenendosi ai ruoli assegnati. La nostra autrice, come la protagonista, Alessandra, giunge alla conclusione che un tragico avvenimento può essere razionalmente considerato come un’amara medicina necessaria per guarire.
Alessandra è una donna matura, una carriera affermata come docente universitario di fisica, una famiglia complicata, a suo modo quasi stabile o per lo meno prevedibile , un compagno, Nicola, che avrebbe dovuto sposare nel giro di pochi mesi, una maternità mancata a cui non aveva mai dato peso, mai fino ad oggi. Mai fino a quando, uno sterile messaggino su Whatsapp, decide di annunciarle che è giunta l’ora di fare i conti con la realtà. Avete presente quando impostiamo la sveglia sul cellullare e possiamo darle un nome? Un’etichetta? La sveglia di Alessandra è Manuela, una donna molto più giovane di lei che, con un civettuolo “Buongiorno amore” sul cellullare di Nicola, aveva appena scoperchiato un vaso di Pandora.
Manuela è infatti uno dei molti nomi di una lunga lista da cui fa capolino anche Elena, la sua migliore amica. Un errore? Ovviamente , ma di valutazione, puoi vivere accanto a una persona e scoprire di non averla mai conosciuta, puoi incontrarne una per caso e sentirti finalmente a casa. Pagina dopo pagina Alessandra prende coscienza di sé, della sua vita e ne diventa padrona, non più spettatrice, non vuole più accontentarsi né come donna né come figlia, sorella o amica, ma esige la vita e l’amore, esige riscattare gli anni che ha perso dietro alla persona sbagliata, esige salvarsi e salvare chi ama a qualunque costo. Un romanzo che inizia con un tradimento, con un dolore, con un pugno in pieno stomaco. C’è una legge universale che determina la fondamentale importanza dell’amicizia, per esempio se scopri che l’uomo che stavi per sposare ti tradisce, il primo passo dopo una lite epica che lo vede dissolversi dalla faccia della terra, è correre dalla tua migliore amica. E se anche lei è parte di quel vergognoso tradimento? Come fa una donna a ricominciare da capo senza perdere completamente la fiducia in se stessa e negli altri? Quel conforto fantasma di cui ha disperatamente bisogno è l’interruttore che improvvisamente spegne ogni barlume di speranza. In quel momento tutto crolla. Quando si immagina un crollo si pensa a un rumore assordante, un terremoto, un palazzo che va in frantumi. Si pensa alle urla, ai singhiozzi, alle corse per mettersi in salvo. Alessandra era immobile, gelida. Il mondo è crollato producendo il rumore più sordo che possa esistere… il silenzio.
In questa nuova atmosfera di riscoperta interiore, l’autrice ci insegna ad amarci nonostante i tradimenti più biechi, malgrado le nostre imperfezioni, i nostri errori, i nostri colpi di testa. Ci insegna che ricadere nell’errore è semplice, ma è fondamentale esserne consapevoli e fare un passo per volta verso un nuovo futuro. Un giorno alla volta, ventiquattro ore di finti sorrisi, di “sto bene, grazie!” perché è questo che si aspettano tu dica, ventiquattro ore in cui ascolti i problemi che le persone ti rovesciano addosso, aspettandosi che sia tu a risolverli, perché tanto lo hai sempre fatto. Ventiquattro ore in cui cerchi di mettere un mattoncino in più, in cui costruisci ancora e ancora, anche se puntualmente una mano diversa dalla tua spazza via tutto e ritorni al punto di partenza. L’insofferenza di quel momento in cui ci sentiamo in stallo, il mondo prosegue e noi no, annaspiamo. Persino le vite più meschine procedono indisturbate e tu ti senti bloccata. Una barca in balia delle onde in un oceano di rabbia. Federica Bosco ci insegna che una donna è completa a prescindere da tutto e, qualsiasi cosa la vita abbia in serbo per lei, anche quando pensa di aver toccato il fondo, è sufficiente una piccola spinta verso l’alto per riemergere e avere, finalmente, una seconda occasione per godere a piene mani della sua meritata dose di felicità! Perché la verità è che non è mai troppo tardi, occorre mettersi in gioco e affrontare tutta una serie di prove che la vita ci impone, ma se combattiamo e arriviamo fino alla fine, se non ci arrendiamo all’odio, al brutto, al reale e basta, arriverà un dono, un sogno, un sorriso, l’amore. Non sarà perfetto, anzi probabilmente sarà molte cose ma mai perfetto, tuttavia ti accorgerai che in quella “imperfezione” giace tutta la vita che hai desiderato, in quel momento ti sentirai appagata, completa e felice.
Ecco perché ho amato ogni riga di questo libro, Federica Bosco mi ha cullata, accompagnata, protetta. Mi ha fatta sorridere anche nei momenti meno opportuni, perché è giusto sdrammatizzare, mi ha fatta sentire speciale perché ogni donna lo è, ogni donna ha un bagaglio più o meno pesante, ogni donna ha una famiglia più o meno ingombrante, ma soprattutto ogni donna ha un bisogno profondo di accettarsi, amarsi e solo dopo essere amata a sua volta.
Se dovessi riassumere queste pagine in una frase, userei quella di Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce.”
Buona lettura!