“Le Iene” al Riuniti, la risposta dell’Ospedale: “Un agguato mediatico”


La scorsa settimana gli inviati della trasmissione televisiva ‘Le Iene’ sono arrivate agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. I motivi della visita, così come la dura risposta da parte della direzione dell’Ospedale, sono stati chiariti nel seguente comunicato emesso proprio dalla direzione generale della struttura ospedaliera.

Nella giornata del 9 ottobre, il Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi – Melacrino – Morelli” di Reggio Calabria ­– dopo la spiacevole vicenda della fake news del “cartongesso” – è stato nuovamente oggetto di un attacco mediatico in piena regola

L’agguato, questa volta, porta la firma della trasmissione televisiva “Le Iene”, sebbene l’imbeccata, la regia e la sceneggiatura, siano ancora opera della solita instancabile fonte. Quella del “cartongesso” appunto, e di molte altre vere e proprie aggressioni mediatiche che negli ultimi tempi si sono ripetute intensificandosi. 

Forse l’operato di questa Direzione Strategica non è gradito a qualcuno, forse ha scontentato qualche altro, ma trattasi di una subdola strategia, tanto in voga negli ultimi tempi, quella che spinge alcuni a servirsi di testate giornalistiche che spettacolarizzano l’informazione e di fake news confezionate ad hoc per delegittimare un’Istituzione che ha il solo fine di garantire il diritto alla salute dei cittadini (nel rispetto della Legge e della Costituzione). 

Per dovere di chiarezza occorre andare per ordine: la vicenda oggetto di indagine da parte della trasmissione televisiva riguarda un dolorosissimo fatto risalente al 2007, quando il piccolo Flavio Scutellà si spense nel Presidio “Riuniti” dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria anche a causa di comportamenti negligenti di alcuni sanitari dell’ASP di Reggio Calabria e di un medico dell’Ospedale. 

Le “Iene”, dunque, riprendendo una vicenda di undici anni fa, contestano a questa Direzione, insediatasi nell’aprile 2015, il mancato procedimento disciplinare nei confronti di un neurochirurgo di questo Ospedale condannato in via definitiva proprio nell’aprile 2015. In realtà le cose stanno in maniera diversa e basterebbe conoscere le carte per accorgersene

La Direzione Generale è venuta a conoscenza della sentenza nel novembre 2015: con nota protocollo n. 16738, il direttore della U.O.C. Gestione Sviluppo Risorse Umane e Formazione, nella qualità di responsabile dell’Ufficio competente per i Procedimenti Disciplinari, a seguito della notifica della sentenza definitiva della Corte Suprema di Cassazione, apre e chiude il procedimento disciplinare al medico in questione disponendo la sospensione dal servizio con privazione dello stipendio per 75 giorni. Il medico colpito da provvedimento disciplinare ha, pur tuttavia, proposto e vinto il ricorso dinanzi il Tribunale di Reggio Calabria, sezione lavoro, in ragione del quale la sanzione è stata revocata.

Questa ricostruzione tende ad evidenziare come non ci sia stata un’inadempienza dell’attuale Direzione Strategica, che non ha competenza in materia, ma un mero adeguamento da parte dell’ufficio preposto ad una sentenza, peraltro, tassativo ed inderogabile. 

Pertanto, sembra opportuno ribadire con rinnovato vigore i principi etici e deontologici di cui questa Azienda si fa carico e portatrice. E tutto ciò, pur nell’ambito di una missione nobilissima ed al contempo complicata – quella che vede la tutela della salute dei cittadini come obiettivo fondamentale – che è minata, anzi mortificata, da continui e ripetuti attacchi di vario genere che offendono la tempra morale ed il lavoro che, ogni giorno, instancabilmente, oltre 1600 tra medici, infermieri, tecnici, assistenti ed amministrativi mettono in campo. 

Infine, è legittimo domandarsi se sia possibile che i soliti noti, sempreverdi in ogni stagione, continuino impunemente e gratuitamente – ma a danno di molti e di un’intera collettività –  a tentare di denigrare la Direzione aziendale, mossi verosimilmente solo da antipatia, oscuri fini personali o obiettivi di altra natura che sarà la magistratura ad accertare . Non solo, screditando l’operato della Direzione e dell’Azienda, costoro intendono delegittimare tutta la Sanità calabrese. 

Ma se è vero che quando un medico o un dirigente sbaglia debba pagare in prima persona, è altrettanto vero che ogni cittadino, specie se è ha avuto ruoli di responsabilità nelle Istituzioni che adesso attacca, dovrebbe essere responsabile del proprio operato e di quanto scrive e dice. Dovrebbe appunto …   

Ciò nonostante, questi attacchi, per loro stessa origine e natura, confortano e rassicurano di essere nel giusto e di avere ben operato, pur tra tutte le difficoltà che una missione di tale importanza comporta. D’altronde, le prerogative e gli anticorpi di questa Direzione sono talmente solidi da non lasciarsi intimidire, né tantomeno scoraggiare, da manovre di tal sorta.