Quando la normalità diventa un sogno. Reggina e Reggio, dove siete?
13 Ottobre 2018 - 10:22 | di Vincenzo Comi
di Pasquale Romano – C’è anche una Reggina che primeggia. Purtroppo. Nei mesi più tristi (e ridicoli) che si ricordano dell’ultracentenaria storia della Figc, il club amaranto quasi allo stesso modo vive pagine tremende.
Non esiste un’altra società professionistica in Italia che non possiede uno stadio dove disputare le partite casalinghe e al contempo un rettangolo di gioco dove potersi allenare con regolarità. Complicato effettuare il controllo di tutti i campionati europei, ma il primato dovrebbe resistere ugualmente.
VITTIME E COLPEVOLI
Reggio Calabria è diventata il ‘quarto mondo’ calcistico, periferia di un movimento che a livello nazionale ha già perso grosse porzioni di credibilità. Come ogni ‘prestigioso’ e mirabile successo che si rispetti, i padri sono tanti. Il club amaranto, le istituzioni locali e la lega di serie C si sono rivelate fragili e incapaci nel gestire una situazione che è deflagrata come una bomba.
In occasione dell’ultimo impegno interno giocatosi al Granillo, l’ok è arrivato a poche ore dal fischio d’inizio, grazie ad una firma apposta dal sindaco Falcomatà. Negli ultimi giorni invece, si è assistito ad un balletto di date, spostamenti, comunicati riguardanti i prossimi ‘pellegrinaggi’ della formazione di Cevoli.
Tutto questo è semplicemente inaccettabile, e lede profondamente la dignità di tutti. Nessuno escluso. Della lunga e gloriosa storia della Reggina, dell’amministrazione comunale, soprattutto quella dei tifosi amaranto, le uniche vittime di questo scenario apocalittico.
In estate si è fatto un gran parlare di ‘sentimento amaranto’ da ritrovare, di un ambiente sordo alla passione calcistica, di un passato ricco di nostalgia e ricordi oramai perso per sempre. Anche di chiese da riportare al villaggio. Aspetti certamente verosimili, come confermato dalla più che tiepida campagna abbonamenti che ha accompagnato all’inizio di stagione.
Cosa dire però, alla luce delle vicende che si sono tristemente susseguite nelle ultime settimane, a coloro che hanno sottoscritto l’abbonamento? E’ ancora presto per capire se e quando la Reggina potrà tornare al Granillo (si spera il prima possibile, l’amministrazione in un comunicato ha individuato nel 18 ottobre la data x) ma si può già affermare con certezza che le dovute scuse da parte di chi ha causato questo incalcolabile danno d’immagine (ed economico per le casse societarie già sofferenti) non saranno mai pari alle responsabilità.
I DUE FANTASMI
Mentre tutti (o quasi) i tifosi d’Italia sperano in una vittoria e sognano una promozione o una salvezza a seconda degli obiettivi, a Reggio si ‘tifa’ per giocare una partita. In caso affermativo, per giocarla al Granillo. Quello che ovunque è consuetudine, in riva allo Stretto è diventato un sogno inafferrabile. Il calcio giocato, invece che epicentro di emozioni, gioie e critiche, l’ultimo dei pensieri.
Nella società dell’indignazione ‘ad orologeria’ e ipocrita da consumare sui social network come in un fast food, si è completamente persa la capacità di meravigliarsi. Nello specifico Reggio sembra assopita, disinteressata, quasi rassegnata, davanti a sofferenze (non solo in ambito calcistico…) che somigliano tremendamente a soprusi.
ADESSO BASTA
Nessuno a queste latitudini chiedeva e chiede un immediato ritorno della Reggina in serie A, tifosi, mass media ed opinione pubblica di questi tempi non possono certo pretendere investimenti da sceicchi. Nella maggioranza dei casi le opinioni sono state convergenti nel riconoscere al presidente Praticò gli sforzi effettuati in questi anni e la sincera passione nel rilanciare il calcio a Reggio Calabria dopo la conclusione dell’era Foti.
La normalità però è un diritto di tutti i cittadini, non solo quelli appassionati di sport. Ed è un dovere dei diretti interessati (che si tratti della società eo dell’amministrazione comunale) garantirla.