John Strasberg, a Reggio un pezzo di storia del cinema: “Così la Calabria mi ha stregato”


di Pasquale Romano – Una vita per il cinema, e dentro il cinema. Deve essere complicato vestire i panni di John Strasberg (attore, regista, insegnante di recitazione e scrittore) figlio di un monumento del cinema come Lee Strasberg, celebre direttore artistico dell’Actors Studios di New York e di Paula Strasberg, attrice e coach di importanti attori hollywoodiani.

Da figli d’arte la pressione è doppia, il dimostrare in fretta le proprie capacità un obbligo a volte soffocante. Doverosamente rispettoso del ‘Metodo Strasberg’ proposto dal padre e che ha (tra i tanti mostri sacri) supportato Marlon Brando, Robert De Niro e Al Pacino nel corso della loro carriera, John Strasberg sin dagli inizi però ha cercato una via personale.

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Lee Strasberg, padre di John, con Al Pacino sul set de ‘Il Padrino’

A New York ha fondato la ‘John Strasberg Studios’ dove insegna regolarmente, oltre a tenere workshop di recitazione in tutto il mondo.

Il suo metodo di insegnamento è chiamato ‘The Organic Creative Process’, la cui tecnica base è conoscere se stessi e conoscere come utilizzare se stessi per connettersi alla parte più autentica e creativa. Il processo è profondamente personale.

Nel corso dell’ultima edizione del ‘Pentedattilo Film Fest’, all’interno del quale ha tenuto un workshop intensivo di recitazione, John Strasberg ha conosciuto per la prima volta da vicino la Calabria, rimanendone incantato.

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“Amerigo (Melchionda, direttore artistico del festival, ndr) mi aveva già cercato qualche anno fa ma questa è la prima volta che vengo in Calabria. Ho scoperto una regione affascinante, ricca di bellezze paesaggistiche. Pentedattilo è un luogo meraviglioso, con una montagna così diversa da come sono abituato a vederle in America. Ne ho parlato anche con George Clooney, mi ha detto che è per via delle sabbie trasportate dal mare”, racconta Strasberg ai microfoni di Citynow.

La Calabria come terra da raccontare attraverso le immagini. Il cinema spesso è stato un mezzo attraverso il quale è possibile scoprire luoghi, vedersi proiettati in mondi nemmeno immaginati. “Questa terra ha enormi potenzialità, la vedo perfetta come sfondo di storie cinematografiche da raccontare. Sono rimasto colpito dai colori e sapori così intensi, spero di tornare presto in Calabria. Anche perchè ho scoperto una cucina deliziosa, che adesso è difficile dimenticare…”.

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Marlon Brando, tra gli attori più fedeli al ‘Metodo Strasberg’

Spiegare il cinema e la sua essenza, per chi ne è immerso come in un liquido amniotico sin dalla prima della nascita, è operazione alquanto difficile. “Mi rifiuto di rispondere a questa domanda (ride, ndr). Per me è un modo di spiegare la vita, ma non solo la realtà legata ad essa. Bisogna fare i conti con la visione personale dell’artista, Picasso amava dire ‘Io dipingo quello che penso, non quello che vedo’. Guardando un film, la nostra percezione della vita cambia, ci emozioniamo, ridiamo e riflettiamo”.

Il cinema italiano, ai tempi del neorealismo, dettava nuove regole e stili, influenzando il respiro della settima arte a livello europeo e mondiale. “Ha fatto da scuola per il cinema di tutto il mondo, anche se io inizialmente a vedere quel tipo di recitazione completamente naturale pensavo ‘Ehi, ma cosi è sbagliato, c’è bisogno di me’ (ride, ndr)”.

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Un momento del Worshop tenuto da John Strasberg al Cilea di Reggio Calabria

Talento innato e istintivo o studio maniacale della recitazione, due aspetti in eterno conflitto. Secondo John Strasberg, salvo rare eccezioni è impensabile credere ad una scissione: “Servono entrambe, studio e talento, altrimenti non può esserci equilibrio. In assoluto, credo che non mollare mai e lavorare con ostinazione sia la cosa più importante. Mi ritengo fortunato ad esser nato e cresciuto negli Stati Uniti, dove il processo creativo è in continua evoluzione”.

Dei diversi miti del cinema con i quali ha lavorato nel corso della sua lunga carriera, John Strasberg si sofferma ironicamente su Al Pacino e Robert De Niro: “Preferisco mangiare che lavorare con loro (ride, ndr), questo per me è più importante del cinema. Ad Al mi lega una bella amicizia, abbiamo giocato tante volte assieme a baseball”.

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