La letteratura tra sogno e realtà: “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll


di Maria D’Amico – Cari lettori di #insidethebook, vi starete chiedendo se sono impazzita, beh non più del solito, tranquilli! O per lo meno, non più del Cappellaio Matto o della Lepre Marzolina! Oggi, infatti, parleremo delle “Avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, uno dei romanzi favolistici che hanno accompagnato la nostra infanzia e non solo.

Siamo cresciuti pensando che solo i più piccoli potessero godersi la lettura di una bella favola, eppure, crescendo e rileggendo molti libri di favole, ho notato che c’è ben poco da raccontare a un bambino! La fortuna è che l’innocenza e la magia che si hanno in tenera età, ci permettono di focalizzarci solo sugli aspetti positivi, ma occhio alle favole dei fratelli Grimm… non fatevi venire la brillante idea di abbandonare la Disney per regalare a un bambino la versione integrale dei racconti… io non ho ancora superato lo shock!

Ma adesso veniamo a noi, la nostra Alice è un’eroina impacciata a tratti impavida (o viceversa?!) almeno nei suoi sogni! Se siete confusi, non vi preoccupate, è proprio lo spirito giusto per affrontare la lettura di questo straordinario romanzo che, a più di un secolo dalla sua pubblicazione, continua ad affascinarci ogni volta come se fosse la prima! Probabilmente il motivo è che, quando rileggiamo un libro a distanza di tempo, siamo persone diverse in cerca di altri significati che ricaviamo nero su bianco, ed ecco che ci sembra di avere tra le mani un testo completamente nuovo! Ah… la magia della letteratura!

In un mondo ricco di convenzioni, moralismi, oppressioni fisiche e morali, leggi che regolano ogni aspetto della società, influenzandone il modo di agire e di pensare, l’unico strumento capace di alleviare le piaghe inconsce che l’uomo possiede, è il Sogno. Un connubio perfetto tra illusione e fantasia definito da Freud come “l’appagamento di un desiderio e, l’immaginazione è il teatro in cui questo avviene”.

Lewis Carroll approda inconsapevolmente a quella che diverrà in seguito la filosofia dello stesso Freud, il romanzo, infatti, rivela il desiderio di guardare la realtà con occhi diversi e, pur ispirandosi ai falsi valori dell’età vittoriana (che deride palesemente), rappresenta tutt’oggi una perfetta metafora della vita e dei suoi cambiamenti, spesso sofferti e dolorosi.

Tutto ha inizio con una fuga improvvisa, Alice insegue un coniglio in panciotto con tanto di orologio e una forsennata ansia per il ritardo che potrebbe costargli la vita, cade nella sua tana e raggiunge Sottomondo, il più strano dei mondi, quello che è “reale” solo nella sua fantasia.

A quanti di noi è successo di voler scappare da una qualche responsabilità per rincorrere una fantasia? Ma il tempo è sempre così tiranno! Non si ferma mai, corre di qua e di là e non smette di ricordarci che dobbiamo affrettare il passo, anche quello dei nostri sogni, perché a volte basta arrivare un attimo dopo e tutto sfuma in un soffio e rischiamo di “perdere la testa”:

“Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche parte devi correre almeno il doppio.”

L’autore narra il viaggio immaginario di Alice, la cui avventura rappresenta la ricerca della propria identità e consapevolezza in un mondo animato da insidie e pericoli; la piccola protagonista dovrà “trasformarsi” cambiando statura per oltrepassare la porta che la separa dal Paese delle Meraviglie. Carroll ha usato una splendida allegoria per rappresentare il nostro stato d’inadeguatezza verso il mondo che ci troviamo ad affrontare, un mondo meraviglioso ma che ci spaventa e incuriosisce al tempo stesso. Eppure appena ci sentiamo pronti, all’altezza giusta per così dire, eccoci catapultati tra i pazzi ?! Sì, avete capito bene, tra i pazzi!

PincoPanco e PancoPinco? Le vocine che abbiamo in testa, quelle che ci danno consigli assurdi, saggi, opposti, contrari e tutto nel giro di un minuto! Sicuramente le donne capiranno bene a cosa mi riferisco (gli uomini staranno ridendo, come se voi foste sempre decisi!).

Il Blu Califfo? La parte di noi che continua a chiedersi chi siamo? Chi vogliamo essere?

“Brucaliffo: Chi sei tu?

Alice: Brucaliffo?

Brucaliffo: Tu non sei il Brucaliffo, io sono il Brucaliffo. La domanda è: chi sei tu?

Alice: Alice.

Brucaliffo: Questo si vedrà.

Alice: Non capisco, che vuol dire? Lo dovrei sapere chi sono.

Brucaliffo: Certo, dovresti, stupidina.”

E poi arriva lui, il Cappellaio Matto! È la parte di noi che più amiamo, la possiamo ritrovare in un’altra persona, magari una che ci sta accanto, che ci conosce a tal punto da essere la voce della ragione e della follia insieme. Quella che ci ricorda chi siamo quando tutto sembra fuori controllo, la voce che è in grado di condurci ovunque, che è capace di farci affrontare ogni cosa, sia anche la crudeltà della perfida Regina Rossa o la furia del Ciciarampa, o qualsiasi altra paura che riusciremo sempre a vincere credendo davvero in noi stessi e magari anche in “sette cose impossibili prima di colazione”.

No, non mi sono dimenticata di lui, il “Ghignagatto” (ebbene sì, Stregatto è il nome della versione cinematografica! Rassegnatevi), con i suoi indizi misteriosi, sembra quasi voler ridere di noi tutte le volte che abbiamo la risposta sotto il naso ma non la vediamo, perché sbagliamo a porci le domande:

“Un giorno Alice arrivò a un bivio sulla strada e vide il Ghignagatto sull’albero.
– “Che strada devo prendere?” chiese.
La risposta fu una domanda:
– “Dove vuoi andare?”
– “Non lo so”, rispose Alice.
– “Allora, – disse il Ghignagatto – non ha importanza.”

Potrei concludere dicendo che, Carroll utlizza la logica del nonsense e la sua fantasia illuminata riesce a rendere tempo e spazio, armi immaginarie fantastiche, in grado di sfuggire alle leggi ordinarie per rifugiarsi nella dimensione onirica infantile. Un mondo ricco di simbologie e significati di cui gli adulti spesso ignorano l’esistenza. Tuttavia, sono più incline alla psicologia dello “Stregatto” quindi mi chiedo…

E voi da che parte volete andare?

A chi guarda la luna e sente echeggiare un gran sorriso… buona lettura!

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