L’ostetrica figura di ieri e di oggi alle ‘Muse’

Laboratorio Delle Arti E Delle Lettere – Le Muse

Un incontro al “Laboratorio delle Arti e delle Lettere – Le Muse” di Reggio Calabria, domenica scorsa, non per festeggiare la – mamma per un giorno- ma per fare memoria di una figura storica importantissima.

 

Questa la finalità dell’ultima manifestazione  Muse che, per il presidente Giuseppe Livoti è un modo per approfondire il ruolo di una figura lontana nel tempo ma che in questi ultimi anni è ritornata di scena in campo medico, per la sua importanza nel momento più bello della vita di ogni donna, ovvero il “parto”.

 

La professione dell’ostetrica è tra le più antiche al mondo e storicamente ha esordito Paola Infortuna – già presidente del Collegio delle ostetriche ed ostetrica ora al Consultorio H12 “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo è la prova tangibile di come la donna sia custode di saperi e conoscenze che, attraverso vari passaggi generazionali ancora oggi è importante figura di riferimento come un tempo, come poteva essere il medico condotto, il parroco, il farmacista.

 

L’ostetrica, oggi più che mai è figura in prima linea, perché fa assistenza di qualità per il suo ruolo strategico per la salute dei bambini e del percorso della donna fino alla menopausa.

 

E la storia di questa figura esiste sin dall’antichità, i sumeri furono i primi nel 2000 a.C. a fornire la figura della levatrice, la nascita era normalità di vita, mentre nel medioevo vi fu una vera e propria -caccia alle ostetriche- identificate come delle maghe, mentre l’età greca e romana, le vedeva come delle schiave specializzate.

 

Si deve prima a Socrate il riferimento della madre levatrice, che gli ispirò il principio della maieutica (cioè tirare fuori, far emergere) mentre a Platone in primis ed alla scuola salernitana l’identificazione professionale di tale ruolo, che doveva essere formato, attraverso un percorso di studi, poiché la nascita era qualcosa di intimo da studiare ed approfondire continua l’Infortuna.

 

Storicamente il 31 ottobre 1860 dopo l’Unità d’Italia nascono scuole per ostetriche, nel 1935 l’albo professionale, nel 1937 il titolo di levatrice diventa di ostetrica nel 1940 viene regolato l’esercizio professionale, nel 1950 nasce l’ostetrica condotta, mentre dal 1978 con i parti in Ospedale tale figura perde il proprio ruolo unico, anche con l’istituzione della figura professionale del ginecologo e del pediatra.

 

Per l’Infortuna è importante essere –accanto alla donna- la si deve accompagnare al parto e con il piano regionale di rientro nel 2010 (accordo Stato-Regione) si sono aperti dei Consultori come quello H12 “Evoli di Melito Porto Salvo”, primo nella provincia di Rc e secondo regionale dopo quello di Trebisacce.

 

Il nostro ruolo così è preventivo, curativo, riabilitativo e promuoviamo il parto naturale, prendendo in carico la donna in gravidanza seguendola per tutto il percorso della gravidanza, allattamento e puerperio, portando a termine parti eutocici (cioè spontanei, fisiologici) con propria responsabilità ed assistenza al neonato.

 

Inoltre,  esposti per l’occasione vari Kit –storici- di ostetriche Scopelliti Maria  con oggetti del 1950, Moro Rosa con elementi del 1967 e di Paola Infortuna con accessori contemporanei del 1984.

 

Si è parlato inoltre della cultura della donazione del cordone ombelicale esattamente dell’Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale con la dott.ssa Antonella Pontari – responsabile biologo della Calabria Cord Blood Bank in rappresentanza della la presidente Franca Arena Tuccio sul ruolo dell’Adisco che dal 1995, anno della sua costituzione, si occupa della promozione della donazione di sangue di cordone ombelicale, sangue ricco di cellule staminali, capaci di ricostituire la funzione emopoietica, ovvero, la produzione degli elementi del sangue quali globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

 

La figura dell’ostetrica, ha esordito la Pontari è indispensabile nella donazione cordonale previo consenso della madre ed avviene nella sua esecuzione pratica tramite un ago collegato alla sacca cordonale incannulato alla vena del cordone per il prelievo del sangue; successivamente riempita la sacca si mette in frigo per esser inviata per i controlli al centro trasfusionale e di conseguenza alla banca cordonale.

 

Tutte le Banche Cordonali sono collegate in rete con il centro logistico di Genova che raccoglie tutti i dati. Una volta che il cordone è idoneo, viene ibernato. Nel 1988 si è scoperto la potenzialità delle cellule del cordone ombelicale e dal 1988 vengono eseguiti trapianti di midollo osseo ed il nostro centro a Reggio Calabria presso l’Ospedale Morelli – ha dichiarato – con orgoglio la biologa Pontari, ne ha eseguiti circa 2000 divenendo un centro di eccellenza a livello nazionale.

 

Se la presenza delle cellule staminali nella sacca è insufficiente, la sacca si utilizza per altre funzioni come la creazione del – gel piastrinico – utile per la chirurgia vascolare. Gli Ospedali Riuniti di Rc  sono la sede dell’unica Banca del Cordone Ombelicale in Calabria.

 

 

Infine i  poeti delle Muse Anna Ferraro, Teresa Celestino, Luigi Barberio, Adele Leanza, Clara Condello, Pina Verduci hanno ricordato in rime tra lingua e vernacolo le donne mamme, nonne, madri segnate dal tempo e dalla storia.