Un’eccellenza medica a Reggio: il dottore Calafiore con il neroarancio dentro

Un altro reggino, cresciuto e formatosi nel contesto territoriale. ha deciso di rimanere e di tenere alta la bandiera di Reggio Calabria


Una volta fissato l’appuntamento e accolto nel prestigioso e centralissimo studio medico, l’aria è sembrata quasi “familiare”, di chi con grandi sacrifici si è realizzato sul proprio territorio. Un apprezzato reggino che dedica la propria vita alla chirurgia ortopedica cresciuto in un contesto che tanto ti toglie in termini di sforzi ma tanto ti dà nel momento in cui riesci a mettere in pratica con passione ciò che hai appreso.

Per CityNow Sport ha chiacchierato con noi il dott. Vincenzo Calafiore:

LA FORMAZIONE

“Il mio percorso formativo inizia ancor prima degli studi universitari in quanto, avendo in famiglia un medico, mio padre, al quale devo dire grazie per avermi sostenuto e stimolato in tutti questi anni, le discussioni di natura sanitaria erano per me all’ordine del giorno. Ho avuto le idee ben chiare fin dall’inizio del mio percorso universitario su cosa avrei fatto in futuro, infatti, già al terzo anno di Medicina frequentavo la clinica ortopedica del Policlinico di  Messina e l’Istituto Ortopedico di Reggio Calabria. Durante il periodo universitario ho conosciuto mia moglie, anch’ella medico, che mi ha supportato ed aiutato molto nel corso di questi anni. Dopo la laurea ho frequentato per un mese e mezzo la clinica ortopedica di Sport Medicine dell’Università di Chicago. Durante gli anni di specializzazione ho conosciuto e frequentato a Bologna il dott. Alessandro Lelli, medico sociale della Virtus Bologna, esperto Nazionale ed internazionale di chirurgia del ginocchio, ed il Professore Villarubias presso la clinica Dexeus di Barcellona, consulente ortopedico del Barcellona e del Real Madrid. Contestualmente  ho continuato a frequentare l’Istituto Ortopedico “F. Faggiana”.  A Reggio Calabria nel 2004 ho avuto la fortuna di conoscere il dott. Pietro Cavaliere, che è tutt’ora  il mio primario: mi ha trasmesso  le proprie conoscenze sulla  chirurgia ortopedica, e grazie a lui abbiamo la possibilità di ospitare in città chirurghi ortopedici provenienti da tutto il mondo, che si formano professionalmente presso l’Istituto dove lavoro”.

ATTIVITÀ ODIERNA

“Mi occupo prevalentemente di chirurgia del ginocchio, sia protesica che legamentosa, che rappresenta la mia superspecializzazione, ma tratto anche la chirurgia della spalla, dell’anca, della caviglia e del piede. Quest’anno ho avuto  il privilegio di  insegnare presso la facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Messina la traumatologia dello Sport, una branca della materia “Malattie dell’apparato locomotore”. Lo sport rappresenta una grande occasione di socializzazione  e di miglioramento del proprio stato di salute, ma spesso è causa di traumi, in particolare in chi non è adeguatamente preparato. Presso l’Istituto Ortopedico operiamo moltissimi sportivi, agonisti e non, che incorrono in traumi a ginocchia, spalle, caviglie ed altri distretti articolari”.

LA SANITÀ REGGINA

“Spesso il  cittadino reggino non apprezza quello che ha per quanto concerne il lavoro svolto dai medici in generale. Personalmente io mi dedico con passione e costanza al mio lavoro, per migliorare la mia professionalità e quella di chi opera con me. Devo dire con orgoglio che presso la clinica dove opero, abbiamo delle ottime professionalità, una dirigenza che ci permette di lavorare al meglio e non abbiamo nulla da invidiare a più famosi plessi ospedalieri come il “Pini”, il “Galeazzi” od  il “Rizzoli”. Esistono sicuramente delle branche come l’ortopedia tumorale, o quella infettiva che richiedono il parere di centri di riferimento nazionali, ma l’emigrazione sanitaria è spesso eccessiva ed ingiustificata. Nel campo medico esistono in città delle figure elevatissime, delle eccellenze direi, ed i cittadini dovrebbero sentirsi orgogliosi ed approfittarne. La medicina non è un scienza esatta, a volte si commettono degli errori, noi medici siamo esseri umani, ma nella maggior parte dei casi, esistono delle complicazioni previste dalla letteratura scientifica internazionale che devono essere prese in dovuta considerazione. Oggi si crede che l’insuccesso in campo medico e chirurgico in particolare non possa e non debba capitare, invece a volte succede, sia a Reggio che in ogni angolo del mondo e non deve essere imputato sempre ad una colpa medica“.

BOLOGNA

Durante l’esperienza vissuta a Bologna con il dott. Lelli ho avuto la fortuna di partecipare ad interventi eseguiti su grandi campioni di pallacanestro e non solo, sia italiani che europei . Ho imparato a gestire il rapporto medico-paziente con l’atleta professionista ed amatoriale e  la cura nel post operatorio che risulta fondamentale. A volte si accelerano i tempi  di ripresa dell’attività agonistica, ma si rischia di andare incontro a ricadute ed i nuovi traumi sono sempre più difficili da trattare con conseguente allungamento dei tempi di recupero. Negli anni i protocolli di riabilitazione hanno subito dei miglioramenti, in termini di qualità e di riduzione dei tempi per il rientro in campo, ma non si può andare oltre quelli che sono dei confini imposti dalla biologia: l’uomo ha dei limiti che non possono essere superati”.

LO SCUDETTO “CADETTI”

Nel 1995  Vincenzo Calafiore fu campione d’Italia Cadetti e ci spiega come:”Fu un evento incredibile, unico nel suo genere.  Eravamo un gruppo di ragazzi molto unito sia fuori che dentro il campo,  dedito al lavoro in palestra, perché certamente vittorie a quei livelli non le ottieni per caso o per fortuna. Abbiamo sopperito alle carenze di centimetri con pressing a tutto campo per 40 minuti ed una grinta fuori dal comune. L’intuizione di coach Gaetano Gebbia fu quella di farci disputare nell’anno 94-95  il campionato di serie C2, all’epoca molto valido, che ci rese più maliziosi  ed esperti.  Solo lo spirito vincente cha avevamo creato ci ha permesso di vincere la finale, che mi sembra “sia stata disputata solo ieri”, contro la Benetton Treviso nonostante nel primo tempo stessimo perdendo di 22 punti. Ricordo con affetto ed emozione tutti i miei compagni di squadra : Cattani, Grasso, Ciampi,  solo per citare alcuni nomi di coloro che si sono realizzati nella pallacanestro, mentre altri sono diventati dei validi ed affermati professionisti in altri campi”.

LA VIOLA

Si può dire che sono nato all’interno dell’ambiente nero arancio. 40 anni fa mio padre (il dottore Gianni Calafiore, ndr) era già all’interno dello staff medico. Ho vissuto da bambino il periodo dello Scatolone, del Botteghelle e poi, più avanti, quello del PalaCalafiore.  Ho il piacere di essere il consulente Ortopedico della Viola da molti anni.  È un grande peccato che quest’anno sia finita così male, il gruppo era vincente, si è visto subito, straordinari giocatori, ottimo allenatore. La Viola, ne sono certo, uscirà da questa situazione più forte di prima, come è già successo nella sua lunga storia. Quest’amore indissolubile trasmesso di generazione in generazione deve continuare. L’elemento che più mi ha colpito in questa stagione è l’aver visto tanti bambini e ragazzi  al palazzetto, cosa che mi ha rallegrato molto, perché mi rivedo in loro e sono sicuro che saranno  i sostenitori e forse i componenti della Viola del futuro“.

PALACALAFIORE

Per me è un onore portare il cognome dell’uomo a cui è intitolato il Palazzetto di Pentimele. Va dato merito ai figli di aver sostenuto tale richiesta al comune dopo la scomparsa di mio zio Franco. Una persona che per la nostra famiglia ha rappresentato un punto di riferimento costante. Data la notevole differenza di età con mio padre, per lui ha rappresentato una figura paterna.  Grazie ai suoi studi  presso l’ISEF di Roma negli anni 50 e successivamente per l’insegnamento all’Istituto  Piria,  ha permesso  alla città di Reggio di conoscere sports quali la pallacanestro, la pallavolo, il baseball,  di scoprire una  nuova figura professionale, quella del riabilitatore e di diffondere la cultura sportiva con la sua attività di giornalista”.

MEDICINA ‘DUEPUNTOZERO’

L’informazione online di oggi ha un’importanza fondamentale: il giornalismo sviluppa il pensiero, le idee ed il senso critico. Quello che va insegnato ai ragazzi è il sapere interpretare questa mole immensa di dati e creare un pensiero proprio. Nel campo sanitario rappresenta il principale mezzo con cui un paziente si “informa” sul proprio stato di salute e ricerca il medico o chirurgo che reputa possa fare al caso proprio. Una delle prime frasi che sento dire al paziente è proprio … “ho letto su internet che…”, per cui è molto importante che le notizie diffuse siano credibili e valide, specie nel campo medico. Questo è certamente uno stimolo per noi operatori sanitari a migliorare il nostro livello di professionalità, perché con l’aumentare dell’informazione aumenta anche la cultura del paziente che, giustamente, richiede ciò che lo stato attuale della scienza medica è in grado di offrire”.

Un altro reggino che cresciuto e formatosi nel contesto territoriale ha deciso di rimanere e di tenere alta la bandiera di Reggio Calabria, con coraggio e dedizione, con la convinzione e la consapevolezza di esserci riuscito.