Quando Maurizi disse: “Adesso la squadra la sento mia”. Praticò deluso
14 Marzo 2018 - 10:12 | di Michele Favano
“Maurizi vattene”. Risuona ancora quel coro improvvisamente partito dalla curva sud, silenziosa da qualche mese ed esplosa in quello sfogo, nel corso dell’ennesima prestazione imbarazzante della squadra.
Dentro la delusione e l’amarezza di chi non ne può più di assistere a spettacoli indecorosi e risultati negativi che adesso diventano assai pericolosi in proiezione salvezza. Perché quella serenità dettata da un buon vantaggio rispetto alla zona calda si è assottigliato con il trascorrere delle settimane, fino a diventare un margine ridotto.
Un replay rispetto a quanto già accaduto nel girone di andata, con una buona partenza seguita da quel crollo che ha portato la società a decisioni drastiche, ma che hanno riguardato solo i calciatori. Quella rivoluzione di organico senza precedenti voluta soprattutto dal tecnico, al fine di ricostruire una rosa a suo piacimento, con elementi da lui richiesti e puntualmente arrivati.
Tanto da portare lo stesso allenatore a dichiarazioni che oggi risultano azzardate e che tutti ricordano a conclusione della seconda sessione di calciomercato: “Adesso questa squadra la sento mia”. Un chiaro segnale lanciato ed una indicazione ben precisa. Peccato che da quel cambiamento radicale e fino alla partita interna con il Monopoli, la Reggina non sia mai riuscita ad ottenere neppure una vittoria e di partite se ne sono giocate ben sette.
Siamo di fronte a numeri e non ad opinioni e per queste stesse ragioni che la società è invitata da tutti a profonde riflessioni sull’operato tecnico e la gestione di due campagne di trasferimento consistenti, ma con risultati non esaltanti. E’ vero che l’obiettivo rimane sempre quello della salvezza e fino a questo momento gli amaranto sarebbero certi di giocare in terza serie anche per la prossima stagione, altrettanto vero che i rischi di entrare in quella pericolosa griglia chiamata play out sono aumentati, come la preoccupazione dei tifosi.
Al presidente Praticò va riconosciuto il merito di aver condotto in prima persona una operazione di coinvolgimento da parte di tantissimi giovani tifosi, portati allo stadio e capaci di riempire il settore di tribuna come non accadeva da tempo. Uno sforzo che si apprezza per volontà e determinazione, anche per questo motivo tecnico e squadra avrebbero dovuto assumere un atteggiamento diverso, nella gara che aveva un significato notevole in termini di classifica, di prospettiva e possibile riavvicinamento del pubblico. Pur non avendolo dichiarato apertamente, il massimo dirigente Mimmo Praticò è parecchio amareggiato.
M.F.