Le ‘Anarade’ di Roghudi, le mistiche creature ammaliatrici del borgo fantasma

Tra le tante leggende che vengono tramandate dagli anziani di Roghudi ve n’è una che racconta la storia di particolari donne con i piedi a forma di mulo


Oggi vi raccontiamo la leggenda delle Anarade di Roghudi.

Il borgo fantasma di Roghudi

Roghudi è un comune posto su un colle della provincia di Reggio Calabria, è diviso in due parti, quella vecchia completamente disabitata e Roghudi Nuova, distante 40 km dall’antico borgo fantasma. Sono tante le leggende che ruotano intorno al paese, che affascina turisti e curiosi in vacanza in Calabria, che, spesso, giungo qui alla scoperta di questi luoghi incantati e suggestivi.

Il borgo fantasma di Roghudi è posto sulle pendici meridionali del Parco dell’Aspromonte. Le sue origini risalgono a tempi antichi e anche la sua posizione favorisce le leggende che col tempo si sono tramandate. Il borgo sorge infatti su di uno sperone roccioso che s’innalza tra le rocce di ghiaia, nel letto della fiumara Amendolea.

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La leggenda delle Anarade

Tra le tante leggende che vengono tramandate dagli anziani di Roghudi ve n’è una che racconta la storia di particolari donne con i piedi a forma di mulo, che risiedevano di fronte al loro borgo, nella contrada “Ghalipò” e chiamate Anarade.

Le Anarade, riposavano durante il giorno e di notte, a cavalcioni di un ramo di sambuco, andavano alla ricerca di uomini per accoppiarsi.

Ogni stratagemma faceva al caso loro, tanto da provare ad uccidere tutte le donne in circolazione. Le Anarade erano infatti solite modificare la loro voce, assumendo per esempio quella di un congiunto delle loro vittime. Cercavano di attirare le donne roghudesi che si recavano alla fiumara per lavare i panni, con l’intento di ucciderle e avere così i loro uomini.

Gli abitanti del paese decisero allora, di chiudere il paese con tre cancelli sistemati in tre differente entrate, per proteggersi dalle Anarade, i cancelli sono tutt’oggi esistenti e sono quelli di Pizzipiruni, Plachi e Agriddhea.