Greenpeace: a Reggio le iniziative per proteggere la Grande Foresta del Nord
14 Ottobre 2017 - 14:36 | di Eva Curatola
Questa mattina i volontari di Greenpeace hanno effettuato attività di sensibilizzazione creativa nei supermercati di 23 città italiane, per informare i cittadini sui pericoli che corre la Grande Foresta del Nord, ovvero l’ecosistema forestale boreale, a causa della produzione di articoli di carta usa e getta come i fazzoletti.
I volontari dell’organizzazione ambientalista hanno lasciato tra gli scaffali dei supermercati dei cartoncini con la scritta “TEMPO – Non gettare via le foreste”, per chiedere al marchio di tissue – ovvero di articoli come fazzoletti, carta igienica, asciugatutto e tovaglioli – e alla sua casa madre, la multinazionale svedese Essity, di eliminare dalla propria filiera i fornitori coinvolti nella distruzione di aree importanti della Grande Foresta del Nord in Svezia, Finlandia e Russia.
«Chiediamo a Essity di rivedere la propria politica di approvvigionamento, in modo da contribuire alla protezione della foresta Boreale e dei diritti delle Popolazioni Indigene che la abitano», afferma Martina Borghi, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia. «L’azienda deve aumentare l’uso di fibre riciclate nella sua produzione di fazzoletti, carta igienica, asciugatutto e tovaglioli e comunque non deve usare mai fibre provenienti da foreste ad Alto Valore di Conservazione».
A Reggio Calabria i volontari hanno inoltre allestito un punto informativo con suggerimenti su quanto ognuno di noi può fare ogni giorno, in concreto, per difendere foreste così importanti per il clima e la biodiversità del Pianeta.
«È importante innanzi tutto prendere coscienza dell’origine delle materie prime dei prodotti tissue che acquistiamo», continua Borghi. «Scegliere prodotti di carta 100 percento riciclata post consumo e non sbiancata è già un ottimo passo in avanti. Inoltre, quando è possibile, è meglio utilizzare prodotti durevoli come tovaglioli e canovacci di stoffa, invece che prodotti monouso», conclude Borghi.