L’eloquenza del silenzio “fa parlare” al Pizi


“Le pagine della nostra storia spesso restano nel silenzio. Ma, grazie ad autori come il Magistrato Rocco Cosentino, parte del nostro passato riemerge, pur in un mix di storia vera e genere noir”.

È con queste parole che la D.S., Prof.ssa Maria Domenica Mallamaci ha dato il benvenuto allo scrittore Rocco Cosentino, sabato 13 Marzo, nei locali dell’Auditorium del Liceo Classico e Scientifico “N. Pizi” per la presentazione del libro “L’eloquenza del silenzio”.

Grande attesa per il confronto con l’autore da parte dei molti studenti che, avendo letto il romanzo, incuriositi e affascinati dall’intreccio narrativo, attendevano di conoscere dalla viva voce dell’autore motivazioni e genesi della terza opera edita e consigliata come lettura.

“Sintesi tra bene e male che, pur opposti, coincidono nelle due linee parallele che corrono nel libro e che creano suspense in uno stile chiaro e semplice che scorre, lungo le 400 pagine, dipingendo la scena insolita vissuta dai protagonisti”.

Con questa efficace presentazione, la D.S. ha introdotto i convenuti all’incontro con l’Autore,  tra cui  il Sindaco, Dott. Giovanni Barone che ha messo in risalto l’accattivante stile dell’opera, specificando come “ io abbia tenuto a battesimo la prima pubblicazione di quella che, tra qualche tempo, sarà una tetralogia, essendo in attesa della creazione di una quarta opera, sullo stesso genere, ma con un differente filone tematico.  L’autore, infatti, con l’opera presente, ha avuto il coraggio di entrare su un argomento in cui pochissimi si sono addentrati,  la Repubblica Sociale Italiana, e chi lo ha fatto ha descritto quel segmento di storia con l’occhio rivolto ai vincitori e non ai vinti, spesso, incorrendo nella falsificazione e distorsione dei fatti. A fine lettura, questo romanzo ci farà conoscere meglio che ci sono stati altri uomini che hanno combattuto in buona fede e, soprattutto, cosa che un buon libro deve lasciare a fine lettura, offrirà spunti importanti per continuare autonomamente l’indagine ”.

Questo intervento ha alimentato, tra gli studenti che hanno avuto l’opportunità di leggere il romanzo, il clima di confronto in Aula magna, già abbastanza motivato, ma che ha trovato  maggior forza per seguire con molta attenzione gli interventi degli ospiti, la cui chiave di lettura è confluita tutta in un’unica direzione: la semplicità dello stile e l’accattivante storia narrata, un miscuglio tra realtà ed invenzione.

Dopo un breve intervento di Zavettieri, Consigliere Regionale della Cultura, che ha sottolineato come “ la revisione della storia sia sempre utile, superando gli steccati di Destra e Sinistra”, la parola è passata al Prof. Memmo Saltalamacchia che, in maniera ammirevole, qual è il suo stile retorico, ha ripercorso per linee generali il contenuto del romanzo, soffermandosi sul bisogno di saper leggere, estrapolando dalle pagine scritte spunti di pensiero filosofico, psicologico e di altra natura, di cui quest’opera è densa. La cornice che, infatti, racchiude il romanzo è la filosofia della vita e dell’universo in cui ogni essere vivente non è una cellula isolata, ma fa parte di un organismo complesso che si adegua ai cambiamenti. Infatti, Rocco, uno dei protagonisti, dovendosi recare a Como, sceglie di “non scegliere” e opta di restare irretito dentro l’immobilismo, pur dovendosi poi recare a Como, in cerca di lavoro e per forza maggiore”.

L’opera, infatti, procede su due piani narrativi: una storia ambientata nel 2013, con la sua coppia di protagonisti, e l’altra parallela, ambientata nel ’45, attraverso un intreccio storico che non genera noia nel dipanarsi delle vicende umane, vere e fittizie. Come ha affermato l’ Avv. Antonio Papalia, “ due generi letterari, come le due storie che si intersecano, sono alla base di quest’opera: il romanzo storico, che fa rivivere un’epoca, e il genere noir che, col suo intreccio poliziesco, trasmette un messaggio più profondo. Vi sono, inoltre, gli espedienti “classici”, per così dire, del genere del romanzo: la tematica del viaggio, il rapporto epistolare, la dimensione multitemporale,  con lo scivolamento tra le due storie che si intrecciano e che hanno lo stesso punto di partenza, la città di Palmi, e lo stesso punto di arrivo, Como. E i due protagonisti maschili, Rocco e Gustavo, mossi anch’essi dagli stessi valori: la famiglia, il lavoro, il senso del dovere, ma spinti ad abbandonare la loro terra natìa, emigrando al Nord, come ancora oggi si ripete. Un’opera scevra da giudizi sull’epoca fascista, momento storico in cui l’Italia appariva piuttosto “terra di nessuno”, territorio devastato dalla violenza, dalla giustizia sommaria, rappresentata dalla legge del più forte, pur in attesa di una trasformazione profonda, con desiderio di tornare alla normalità”.

In questo  scenario storico si interseca la vicenda umana e professionale di Domenico Saletta, fucilato alla schiena, con una sentenza dichiarata, poi, illegale dalla Corte di Cassazione. Questa vicenda, come quella che procede parallela sul piano narrativo, “crea la suspense, incollando il lettore alle pagine del romanzo, inseguendo l’introspezione psicologica dei personaggi che rende avvincente l’intera opera”. Queste le parole nell’intervento dell’autore che ha risposto ai quesiti posti dagli studenti sull’importanza dei personaggi secondari all’interno di un romanzo, spesso in veste di antagonisti, sul valore della “giustizia” che la finzione letteraria consente di esprimere in modo diverso da quello che è il pensiero reale dell’autore nella sua realtà quotidiana. “A chi volesse cimentarsi nella scrittura di un romanzo, consiglio il mio modus operandi: dedicarsi per un lungo periodo a letture ad ampio spettro, perché solo leggendo quello che altri hanno scritto, si riuscirà a capire dove essi hanno sbagliato”.

A conclusione del dibattito, l’ Avv. Giuseppe Saletta, diretto discendente di uno dei protagonisti del romanzo nella linea reale che corre parallela alla finzione storico-letteraria, ha comunicato che si sta procedendo a ridurre l’opera in una piece teatrale.

Marilea Ortuso