Al Cilea va in scena “Il solito viaggio” con Marina Massironi


La scena sembra, ma non è, un ufficio di collocamento.

Non è neanche una agenzia interinale. Non è l’anagrafe, né, come di primo acchito sembra, un’agenzia di viaggi.

Non si comprano sogni, case, lavori, svaghi ma si aiuta nel migliore dei modi… chi vuol togliersi la vita.

Buttarsi giù? Sì, ma da dove? Da una montagna, da un palazzo, da un monumento? Barocco? Antico? Ficcarsi sotto un treno? O meglio, sotto una macchina? Un suicidio dal gusto antico? Moderno? Qualcosa che lasci il segno? In più, l’agenzia offre pacchetti ottimizzati: forse in due no, ma in tre, a morire in quello stravagante modo, si può fare!

Pomeriggio inoltrato. Prima Franco, poi Zelda, entrano in ufficio. Da alcuni giorni hanno deciso di aprire l’attività la sera, forse sperando di intercettare più clienti. Il luogo sembra a prima vista un’agenzia di viaggi. Qualcuno bussa: è Bartolo, con una donna, Graziana, sua madre. La situazione è strana, si capisce che l’organizzazione di vacanze copre, in realtà, un ben diverso servizio: favorire e ottimizzare la scelta di splendidi e originali “set” per aspiranti suicidi.

Franco e Zelda illustrano il catalogo delle loro proposte. Improvvisamente suona la porta. Altri clienti? Un controllo di polizia? Entra un uomo in divisa: Anacleto. Zelda sbianca, madre e figlio non sanno cosa fare.

Dopo una serie di fraintendimenti, si capisce che Anacleto non è lì per controllare, è semplicemente un agente di polizia che ha voglia di farla finita. Tutti discutono animatamente sui vari pacchetti collettivi proposti dall’agenzia, ma sul più bello ecco che scatta un black-out. Dopo i primi attimi di panico – il corto circuito è generale – ci si rende conto che – finestre serrate, ascensori out e scale pericolose al buio – i cinque sono praticamente prigionieri. Proteste, lamenti, rivendicazioni.

Chi è claustrofobico, chi ha paura del buio, chi pretende, in assoluta discordia con gli altri, un’assistenza suicida immediata.

Tra gli interpreti non ha bisogno di presentazione Marina Massironi, che oltre alla celebrità ottenuta insieme a Aldo, Giovanni e Giacomo e in “Pane e Tulipani” – David di Donatello come miglior attrice non protagonista – è anche una nota doppiatrice, oltre che attrice televisiva, cinematografica e teatrale. Nel cast Roberto Citran, collabora con Virzì e Bracchetti oltre ad essere un grande attore cinematografico, vincitore della Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia; Luisa De Santis, con all’attivo numerosi film con Nanni Moretti e spettacolo teatrali di Parenti, Proietti e Cecchi; Aram Kian tra i suoi lavori ha recitato in “Educazione siberiana” di Gabriele Salvatores mentre Giancarlo Ratti, tra gli attori di “Colpo d’occhio” di Sergio Rubini, fa parte anche del cast della nota trasmissione su Radio2 “Il ruggito del coniglio” e ha partecipato alla serie tv “I Cesaroni” oltre che nella conduzione della trasmissione televisiva “Per un pugno di libri”.

Questa commedia di Matteo Oleotto e Filippo Gili interpreta con ironia l’insicurezza e la fragilità che pervade il nostro mondo e il cinismo di coloro che speculano sulla debolezza di coloro che credono di non avere più speranza e invece cercano disperatamente un contatto con altri esseri umani per sentirsi vivi.