Tutti vogliono qualcosa, la recensione


di Gianni Vittorio – Dal 16 Giugno è nelle sale l’ultimo film del cineasta indipendente Richard Linklater ‘’Tutti vogliono qualcosa’’, sequel di Dazed and confused (La vita è un sogno).

Se quest’ultimo narrava l’ultimo giorno di scuola di un gruppo di ragazzi americani, Tutti vogliono qualcosa racconta invece la settimana che precede l’inizio del college, che corrisponde ad una tappa ulteriore verso il mondo dell’età adulta.

Ambientato nel 1980, Jake lanciatore di baseball, arriva nell’abitazione decadente dove vivrà insieme ai compagni di squadra.
In questa opera di Linklater sembra essere arrivato ad una maturità espressiva, capace di farci ridere e commuovere nello stesso tempo, con una scrittura asciutta  e semplice.

Tutti vogliono qualcosa non è solo un film sulla nostalgia degli anni 80, ma è anche un film universale, in quando ha saputo raccontare a tutti un momento fondamentale della propria esistenza: il passaggio alla vita adulta. Bellissima la colonna sonora, che ripercorre gli anni d’oro degli ‘80, passando dal country alla black music al punk.

Linklater, ribadendo i suoi concetti di base su ciò che regola il corso degli eventi e della vita (l’ossessione del tempo che scorre), costruisce il racconto in una dimensione temporale sospesa. Macchie narrative estemporanee e molto colorate, personaggi abbastanza vividi, tracce d’esistenza e di irrequietezza, ma sempre in sintonia con le logiche di un’età senza pensieri.