Roma? No, benvenuti a ‘Calabriatown’, 500 mila i calabresi nella capitale


di Pasquale Romano – Se i numeri tradiscono la verità, le ultime stime rappresentano un timbro netto e definito. Sono ben 500 mila i calabresi che vivono a Roma, una cifra enorme ed inaspettata. Circa il 16 percento della popolazione romana dunque, è composta da calabresi: studenti, lavoratori o di ‘seconda e terza generazione’ stabilitisi cioè dopo che i padri o i nonni erano migrati nella Capitale. Se a New York esiste da decenni ed è quasi leggenda ‘Little Italy’, a Roma piazza Bologna viene comunemente definita ‘Little Calabria‘, lì infatti si concentra la maggior parte di calabresi.

Facile rintracciare nei dintorni di piazza Bologna anziane signore dialogare in dialetto calabrese, altrettanto semplice trovare nelle botteghe la ‘Brasilena’, gassosa al caffè che dalla Calabria è stata facilmente traslata nel cuore calabrese della Capitale. L’imponente offerta universitaria, la crisi del lavoro che spinge lontani dalla Calabria, la ‘metropoli a portata di mano’, la voglia di assicurarsi un futuro solido, queste le motivazioni che accompagnano migliaia di calabresi verso Roma. Tra gli avamposti culturali radicati dai calabresi nella Capitale, si eleva il cosiddetto “Scatolo”.

Trattasi una fornitura variegata di cibi e specialitá tutte calabresi (dalla ´nduja ai prodotti sott´olio) che i genitori amorevolmente spediscono ai figli, ben felici di ricevere doni che ricordano casa.

Ma quali sono i rapporti tra la popolazione romana e la massa di calabresi che vive nella Capitale ? Impossibile delineare un quadro lineare. Aldo Pecora, il giovane di Reggio Calabria noto per aver guidato nel 2005 il movimento antimafia “Ammazzateci tutti”, ha scritto sul suo sito: “Avete mai provato a chiedere ai romani cosa pensano dei calabresi? Ci odiano. Dicono che siamo una tribù, una cosca, un ghetto.

Lo slogan “più case meno calabresi” è un classico che qualsiasi sedicente romano DOC ha imparato a conoscere sin dall’infanzia, per quanto—come abbiamo visto—i romani DOC non siano altro che un’invenzione buona tuttalpiù per le trattorie che servono coratella”.

In un dossier pubblicato dal portale VICE, uno studente calabrese prova a dare una spiegazione ‘social-economica’ del rapporto non idilliaco: “Credo che i romani ci odino perché pensano che facciamo salire i prezzi delle case, nel senso che tu arrivi qui da studente e hai i genitori che ti pagano l’affitto, allora puoi permetterti una singola a 600 euro al mese e questo ovviamente crea problemi.

Poi in generale i calabresi fanno molto gruppo, siamo una comunità un po’ chiusa, anche all’università la maggiorparte dei contatti sono tra noi o al limite coi pugliesi, con gli studenti del nord c’è poco scambio”. Classico gioco delle parti: se si prova a chiedere agli abitanti di Roma di come scorrono i rapporti con i calabresi, la risposta spesso è diversa.

Il paradosso é nascosto proprio nella imponente migrazione che ha visto Roma protagonista negli ultimi decenni. La generazione che oggi talvolta esclama “Più case meno calabresi” probabilmente racchiude, in uno o piú casi, una antica radice che porta proprio alla Calabria…