La storia del Maresciallo Marrari: per non dimenticare – FOTO
24 Gennaio 2016 - 07:50 | di Vincenzo Comi
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di Anna Biasi – Per ricordare la giornata della memoria e commemorare le vittime dell’Olocausto presso il centro civico di Arghillà è stata invitata la Prof.ssa Cristina Marrari, figlia del Maresciallo Gaetano Marrari, direttore del campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza.
La signora è stata accolta dall’applauso degli alunni dell’Istituto Comprensivo Radice-Alighieri di Catona e da un’esibizione musicale sulle note di Nicola Piovani “La vita è bella”.
Importante e chiarificatore è stato l’intervento della Dirigente Scolastica, avv. Simona Sapone: “esiste una legge la n. 211 che istituisce la giornata della memoria nella data del 27 gennaio, in cui all’art 2 impone alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di ricordare lo sterminio del popolo ebraico, per conservare la memoria di questo tragico evento, affinché atroci crimini non possano mai più accadere”.
Particolarmente toccante è stata la testimonianza della figlia del comandante, con i racconti di vita vissuta del campo, quando era solamente un’adolescente. Racconta il passaggio dei tedeschi e di essersi salvati miracolosamente grazie all’azione del padre che ha fatto esporre un drappo giallo all’asta di una bandiera, indicando un’epidemia di colera.
Il campo di Ferramonti, a differenza dei campi di concentramento gestiti da soli tedeschi, era diretto dalla polizia, ed è stato uno tra i più numerosi luoghi d’internamento per ebrei, apolidi, stranieri all’indomani dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale.
Ciò che contraddistinse il maresciallo di Polizia e che oggi ci fa parlare di lui, fu il suo comportamento umano, molto diverso da coloro i quali comandavano altri lager.
Era un uomo di legge che non seguiva la legge, ma che ragionò con il suo animo buono e solo con il suo cuore. Molte sono le lettere degli anni ‘40, ma anche scritte postume, che narrano la magnanimità di Marrari. Tra il filo spinato e le camicie nere, vi è il racconto di una visita al campo per salutare un parente internato in cui il comandante disse “Non sarebbe possibile effettuare nessuna visita…ma l’accompagno”.
Ci sono molte altre lettere che mostrano la sua bontà, discostando molto da quel periodo storico crudele: “Ringrazio per il trattamento rivoltomi – dice un internato – il cielo solo ricompenserà… la ringrazio affettuosamente”, e poi ancora “Non dimenticheremo mai la sua gentilezza e la sua umanità”.
La prof.ssa Marrari rappresenta una testimonianza reale di una storia incredibile, perché in quel campo non è morto nessuno per decessi violenti o maltrattamenti. Addirittura nel campo di Ferramonti venivano creati concerti, eventi, spettacoli e giochi sportivi, e le baracche erano disposte in modo da poter ospitare i diversi nuclei familiari.
Molto curiose le domande di alcuni alunni della scuola: all’interrogativo “Che suggerimento può darci per la vita?”, la signora Marrari risponde “Amore, comprensione ed essere sempre buoni con gli altri. Così sono stata educata io”. E a chi nega la shoa la figlia del Maresciallo Marrari dice “chi dice questo, non ha visto quello che io ho visto”.
Contributo finale pregevole di questa giornata è stato l’intervento dell’insegnante Nadia Crucitti autrice di ”Berlino 1940”, la quale sul filo del racconto del suo libro ricorda le atrocità del regime nazista e come grazie a persone come il Maresciallo “eroi per amore” molti ebrei si sono salvati e hanno potuto ringraziare chi con loro si è dimostrato umano e caritatevole.