La Solitudine dei Numeri Primi: quando essere “speciali” è sinonimo di solitudine


di Eva Curatola – “La Solitudine dei Numeri Primi” è il primo romanzo di Paolo Giordano, edito da Mondadori, ha ricevuto i Premi Strega e Campiello. Romanzo di formazione (genere letterario riguardante l’evoluzione del protagonista verso la maturazione e l’età adulta, nonchè la sua origine storica), narra le vite parallele di Alice e Mattia attraverso le vicende spesso dolorose che ne segnano l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta.
L’autore, in un’intervista del 2008, ha scherzosamente detto di non sapere se i due numeri citati nel romanzo 2.760.889.966.649 (per Mattia) e 2.760.889.966.651 (per Alice) siano realmente primi; in effetti sono proprio due numeri primi gemelli (due numeri primi che differiscono tra loro di due; es: 5 e 7, 11 e 13).
Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perchè tra di loro vi è un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero.”
Alice ha 7 anni e detesta la scuola di sci anche se il padre la obbliga ad andarci. Persa nella nebbia si stacca dai compagni e se la fa addosso. Per la vergogna decide di scendere a valle da sola ma, finendo fuori pista, si rompe una gamba (resterà storpia per il resto della sua vita).
Mattia è un ragazzino intelligente ma Micaela, sua sorella gemella ha un ritardo mentale; questo gli provoca imbarazzo di fronte ai coetanei. Quando un suo compagno li invita ad una festa, Mattia abbandona la sorella in un parco promettendole di tornare presto a prenderla. La bambina però non verrà mai ritrovata, nonostante numerose ricerche.
Questi episodi, con le loro conseguenze, segneranno per sempre la vita di Alice e di Mattia, che si scopriranno adolescenti molto uniti ma, allo stesso tempo inevitabilmente divisi, come i numeri primi gemelli. Il racconto di Giordano andrà avanti fino a trovare i due bambini, che avevamo conosciuto all’inizio della storia, adulti.
“Perchè aveva paura ad ammetterlo, ma quando era con lei sembrava che valesse la pena di fare tutte le cose normali che le persone normali fanno.”
La Solitudine dei Numeri Primi” è un romanzo impregnato di quel senso di solitudine che tanti conoscono, mentre altri possono solamente immaginare; l’autore fa davvero un gran lavoro con questo suo romanzo d’esordio, perchè il lettore cosi come i protagonisti viene pervaso da quel senso di inadeguatezza e chiusura che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita. I due personaggi torinesi Alice e Mattia sono i pilastri portanti attorno ai quali verte la storia di Giordano, e sono estremamente ben definiti, credibili, coinvolgono il lettore a livello empatico tanto che nel corso della storia più volte vorrete abbracciarli o prenderli a pugni, a seconda della situazione. Ma il romanzo di Giordano non è solo matematica e solitudine, nel corso della storia verrano infatti toccati temi forti e difficili, quali l’autolesionismo, l’anoressia, il bullismo..
Parlavano poco, ma trascorrevano il tempo insieme, ognuno concentrato sulla propria voragine, con l’altro che lo teneva stretto e in salvo, senza bisogno di tante parole.
Non si tratta sicuramente di una storia facile, nonostante il modo di scrivere dell’autore sia molto scorrevole. Non è un libro adatto a chi è in cerca di una lettura semplice con cui passare il tempo. E’ una lettura fatta su misura per chi ama le storie che parlano dell’animo umano, anche dei suoi lati più oscuri; ma se siete dei lettori ottimisti, questa non è certamente una lettura per voi, perchè nei libri, come nella vita non sempre c’è un lieto fine.
La matematica funziona sulla carta, non sulla vita, non funziona quando capisci che tutti i tuoi calcoli erano sbagliati, che i teoremi non portano a niente, che i risultati sono dettati dal caso e non dalle regole. La matematica non funziona, la metà di due non è uno. Nella vita la metà di due, la metà di noi due, è niente.”