Sanremo, Brunori racconta “l’affascino”: ‘Una sorta di bollettino medico popolare’

Il Festival di Sanremo diventa un viaggio nel folklore del Sud: la storia dell’affascino ed il rito per spezzare il malocchio

brunori sas sanremo

Sanremo non è solo musica, ma anche racconti, cultura e tradizioni che emergono attraverso le parole degli artisti in gara. Brunori Sas, uno dei protagonisti di questa edizione del Festival, ha incantato il pubblico con la sua canzone “L’albero delle noci”, ma ha anche regalato alla stampa un curioso excursus sulla tradizione calabrese del “rito dell’affascino”, una pratica popolare legata alla superstizione ed al malocchio.

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Brunori Sas e la tradizione del malocchio involontario

Durante una conferenza stampa, il cantautore calabrese ha raccontato con affetto e ironia una delle credenze più radicate nel folklore del Sud Italia, in particolare in Calabria:

“Da noi c’è una forma di malocchio particolare che si chiama affascino. Non solo da noi, ma diciamo che c’è questa convinzione che esista un malocchio involontario. Anche se in realtà non vuoi male alla persona, facendole un complimento puoi portarle un malessere, che di solito si traduce in un grande mal di testa. Questo si chiama affascino”.

Si tratta, quindi, di una credenza popolare secondo cui un eccesso di ammirazione o un complimento particolarmente sentito potrebbe generare un effetto negativo, spesso manifestandosi con un improvviso mal di testa o senso di spossatezza.

“Quindi, se tu sbadigli e hai mal di testa, di solito ti dicono: vedi che forse ti hanno affascinato” – continua il cantautore – “È una sorta di bollettino medico popolare che prevede questa diagnosi”.

Un’espressione ancora oggi diffusa in molte famiglie calabresi, tramandata di generazione in generazione come parte di un sistema di credenze che affonda le radici nella cultura locale.

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Come spezzare il malocchio: il rito dell’affascino

Ma cosa fare quando si viene “affascinati”? Secondo la tradizione popolare, in Calabria esistono persone che hanno il dono di togliere l’affascino, tramandato esclusivamente da madre in figlia, in particolare durante momenti speciali dell’anno.

Brunori ha spiegato il rito con un aneddoto affascinante:

“Ci sono alcune persone che, nella notte di Natale, imparano dalle vecchie tradizioni a sfascinare e a dirti chi ti ha affascinato, se maschio o femmina, e a toglierti l’affascino”.

Il rito dell’affascino prevede una formula segreta, insegnata solo in occasioni particolari, che permette di liberare chi ne è colpito da questa sorta di malocchio involontario. La pratica si svolge con olio e acqua, strumenti chiave della tradizione popolare meridionale.

Un viaggio tra superstizione e cultura popolare

Il racconto di Brunori Sas non è solo un siparietto folcloristico, ma una vera e propria testimonianza dell’importanza della tradizione orale e delle credenze popolari ancora vive nel Sud Italia. Il suo modo di narrare, tra ironia e affetto per le proprie radici, ha incuriosito la sala stampa, riportando alla luce una pratica antica, spesso poco conosciuta al di fuori delle regioni meridionali.

Chiudendo il suo intervento, Brunori ha scherzato:

“Dopo questa breve digressione di ordine antropologico, che mi è sembrata un capitolo di Sud e magia…”

Un chiaro riferimento al celebre libro di Ernesto De Martino, etnologo e storico delle religioni, che ha studiato a fondo le tradizioni popolari del Mezzogiorno, comprese le pratiche legate al malocchio e alla superstizione, Brunori ha dimostrato all’Italia di essere un artista capace di coniugare narrazione personale e cultura popolare, facendo emergere aspetti identitari profondamente legati al suo vissuto ed alla Calabria.

Il suo Sanremo, ne ha dato più che prova, non è solo una celebrazione musicale, ma anche un’occasione per raccontare e riscoprire le tradizioni del Sud, con quel tocco di poesia e ironia che lo caratterizza da sempre.

E chissà, dopo questo racconto, quanti inizieranno a fare attenzione ai complimenti di troppo, per paura di essere “affascinati”!