Carriere Alias, il nome è un diritto: a Reggio qualcosa si muove

La soddisfazione di Arcigay: "Queste tipologie di dispositivi rendono migliore il percorso universitario di tante persone"


Il diritto al nome viene acquisito automaticamente nel momento in cui nasciamo e ci “appartiene” per tutta la durata della nostra vita. Ma cosa succede quando questo entra in conflitto con l’identità di genere? Non riconoscersi, non piacersi e continuare a sentirsi chiamare con il “deadname“, per le persone transgender o che hanno avviato un percorso di transizione diventa una forma di tortura, in particolar modo all’interno delle scuole e delle università in cui vengono formati gli adulti di domani. Ed è proprio dall’esigenza di salvaguardare una buona fetta di popolazione fatta di giovanissimi, ma non solo, che prendono vita le “Carriere Alias“, approdate finalmente a Reggio Calabria grazie al disco verde da parte dell’Università Mediterranea. Una scelta forte e coraggiosa, che punta all’inclusione ed alla repressione di fenomeni discriminatori.

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Cosa sono le Carriere Alias

Ma cosa sono le carriere Alias? Si tratta di procedure amministrative che, sulla base di un accordo di riservatezza tra scuola o ateneo, studente e famiglia (nel caso in cui lo studente sia un minore), prevedono la possibilità di modificare in registri e atti interni il nome anagrafico con quello scelto dallo studente stesso, nel caso che quest’ultimo sia una persona transessuale o abbia avviato un percorso di transizione.

Una policy al passo con i tempi, per creare una società in cui i diritti di tutti, anche quello al nome, siano salvaguardati.

La soddisfazione di Arcigay I due Mari

“Queste tipologie di dispositivi rendono migliore il percorso universitario di tante persone che decidono di studiare o lavorare presso l’ateneo mediterraneo – ha detto la Presidente Michela Calabrò ai microfoni di CityNow. Non possiamo che essere felici come comitato Arcigay Reggio Calabria di questa notizia. Ci impegneremo nella diffusione presso altri enti e istituzioni che intendono dotarsi delle carriere Alias, fornendo formazione e supporto nella fase burocratica. Questo per noi si inserisce nel lavoro di advocacy politica che come associazione perseguiamo per migliorare la vita e il benessere della comunità LGBT“.

In Calabria, l’ateneo reggino non è stato l’unico a muoversi su fronte dell’inclusione. Alle carriere Alias ci ha pensato anche Cosenza, che ha da poco approvato un regolamento comunale.

E Reggio?

I tempi, adesso, sembrano maturi affinché anche la città di Reggio, da sempre attenta alla comunità arcobaleno, si doti di uno strumento che, in assenza di una legge ministeriale, consenta, a chi lo richieda, di veder impiegato il nome scelto e non quello anagrafico. Solamente così, il diritto al nome sarà realmente tale.

Un tassello da aggiungere al percorso già intrapreso, negli anni passati dall’amministrazione, con la stipula, ad esempio, della Rete READY, da parte sia della Metro City che del Comune. Perché una comunità forte, in grado di crescere, svilupparsi e migliorarsi, è solamente quella in cui nessuno viene lasciato indietro.