Salute mentale: il Disturbo da Stress Post-Traumatico, le ferite invisibili
L'approfondimento della dott.ssa Iannuzzo dell'Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria
12 Novembre 2024 - 08:10 | dott.ssa Fiammetta Iannuzzo
Dopo la guerra del Vietnam, molti veterani iniziarono a manifestare alcuni particolari sintomi psichiatrici (attacchi di panico, incubi ricorrenti, insonnia e comportamenti aggressivi), dando il via all’osservazione di un fenomeno che prese il nome di Sindrome del Vietnam e rappresentò il primo passo verso la comprensione del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Tuttavia, le prime tracce di questo disturbo risalgono già alla Grande Guerra quando su The Lancet, lo psicologo Charles Myers descrisse per la prima volta lo shell shock (shock da bombardamento) per indicare quei soldati che, pur non simulando, né presentando ferite fisiche, manifestavano sintomi funzionali comerisultato di un trauma strettamente psicologico.
Il trauma è un’esperienza che genera un impatto emotivo tale da provocare tracce profonde e durature nell’individuo, interferendo con il suo senso di sicurezza e benessere. Non è semplicemente un evento spiacevole o doloroso, ma qualcosa che supera le capacità di elaborazione e di adattamento dell’individuo, poiché implica un rimodellamento patologico dei circuiti cerebrali che coinvolgono più strutture neurobiologiche (amigdala, ippocampo, corteccia prefrontale). Tuttavia, non tutti gli eventi traumatici della vita portano allo sviluppo di un PTSD, poiché esso è connesso all’interazione di piùfattori come la genetica, la presenza in anamnesi di più traumi vissuti e la possibilità di ricevere supporto subito dopo l’evento.
L’evento traumatico che dà origine al PTSD può derivare da diverse esperienze (sia dirette che indirette), ma per definizione si configura per il fatto di aver messo in pericolo la vita (morte reale o minaccia di morte), la salute o l’integrità fisica o psichica del soggetto (catastrofi naturali, incidenti gravi o eventi di guerra, violenze sessuali).
Nel DSM-5-TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione, Testo Revisionato), il Disturbo da Stress Post Traumatico si trova nella sezione dedicata ai Disturbi Correlati a Traumi e Stress e si caratterizza per la presenza di un complesso corteo sintomatologico: pensieri negativi persistenti, distacco emotivo, difficoltà a ricordare dettagli dell’evento traumatico, senso di colpa o vergogna, reazioni esagerate agli stimoli (iper-vigilanza), irritabilità, difficoltà nel dormire o nel concentrarsi, reazioni dissociative in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento si stesse ripetendo (flashback), incubi o pensieri angoscianti. Questa condizione psicopatologica provoca disagio significativo nell’individuo e si accompagna ad uno scadimento del suo funzionamento globale.
L’evidenza scientifica mostra che il trattamento del PTSD si può avvalere di interventi psicoterapia orientata al trauma. Fra le tecniche maggiormente riconosciute come efficaci si annoverano la psicoterapia cognitivo comportamentale e la EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), una tecnica che utilizza i movimenti oculari per aiutare a facilitare l’elaborazione del ricordo traumatico e a modificare le cognizioni negative. Talvolta può essere necessario associare al trattamento psicoterapico un trattamento farmacologico per la gestione dei sintomi ansioso-depressivi e della ruminazione persistente, associati al disturbo.
Il PTSD è un chiaro esempio di come le cosiddette ferite invisibili, lasciando un’impronta neurobiologica marcata, sono reali quanto quelle fisiche; riconoscerne l’impatto è fondamentale per effettuare una diagnosi accurata e precoce e per intervenire in modo efficace e tempestivo nell’insorgenza dei disturbi correlati al trauma.