10 anni di Falcomatà, Neri traccia un bilancio: ‘Reggio, ancora oggi, non è una città normale’

L'ex assessore al bilancio ripercorre i dieci anni di Falcomatà: "Ci sono due letture da fare". Per Neri c'è grande successo e un grande fallimento dell'amministrazione


Stanno per scoccare i dieci anni di Governo di Giuseppe Falcomatà. Alla guida di Reggio Calabria dal 29 ottobre 2014, il primo cittadino si appresta a concludere il suo secondo mandato tra successi e insuccessi, luci e ombre, condanne e assoluzioni, delusioni politiche, obiettivi centrati e obiettivi ancora da centrare.

Nel corso dell’ultima puntata di Live Break, insieme al consigliere del PD Giuseppe Marino e al consigliere della Lega Armando Neri, abbiamo tracciato un bilancio dell”era falcomatiana’. Ecco le parole di Armando Neri, ex vice sindaco e assessore al bilancio del primo mandato Falcomatà, ora tra i banchi dell’opposizione:

“Un bilancio si fa valutando gli investimenti e i risultati attesi. Gli investimenti sono sicuramente stati importanti, soprattutto nell’ambito del primo mandato. I risultati attesi quali erano? Vivere una città normale e devo dire che purtroppo, a conclusione di questi dieci anni, ancora oggi Reggio non è una città normale perché non è una città nella quale ci sono servizi essenziali garantiti sempre, non è una città nella quale si può stare tranquilli, e lo abbiamo visto anche sul tema della scuola”.

Neri continua la sua analisi criticando diversi aspetti.

“Non è una città nella quale non si può praticare sport in maniera serena perché gli impianti sportivi sono molto lacunosi, quindi se dobbiamo misurare questo risultato sulla base di quelli attesi non posso dire che sia un bilancio positivo”.

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Neri ricorda poi il suo operato tra i banchi della maggioranza e al fianco di Falcomatà nel primo mandato.

“Sono stato assessore al bilancio e credo di avere l’obbligo, morale e anche politico, di fare due diversi tipi di bilanci perché nella prima amministrazione ho avuto ruoli importanti di governo fino al 2020, dal 2020 in poi non ho avuto più ruoli di governo, quindi ormai sono quasi cinque anni che non ho ruoli di governo in città. Posso tracciare una netta differenza tra questi due mandati proprio nell’approccio che c’è stato nel sistema di governo e politico.

Nel primo mandato, ho avuto la possibilità di vivere in posizione importante nel ruolo di vice sindaco, era un’amministrazione che tra mille difetti metteva sempre al centro il bene comune, il bene della comunità, la crescita della comunità, l’interesse dei cittadini, poi qualcosa dal mio punto di vista è naturalmente cambiato.

Nel secondo mandato l’azione di governo della città ha completamente messo da parte il bene comune, l’interesse dei cittadini e della città e si è cominciato a proporre un’azione politica finalizzata soprattutto alla realizzazione di interessi politici, partitici che mettevano assolutamente la città come sfondo, quindi a quel punto sono stato costretto a fare una scelta di coerenza con i miei valori. La mia candidatura nasce nel 2014 non perché io mi sveglio una mattina e decido di fare politica, no, perché era a servizio di un progetto che voleva che Reggio diventasse una città normale, che voleva che Reggio superasse con mille difficoltà i tempi bui del commissariamento in cui per esempio la partecipazione era azzerata. Questo cammino si è intrapreso tra mille difficoltà nella prima giunta e si sono buttate le basi anche per il superamento del piano di equilibrio, qualcosa che ho fatto io insieme ai colleghi della giunta e alla maggioranza di allora. Dal secondo mandato in poi tutto questo è stato esclusivamente da sfondo.

Mi sono accorto che al centro non c’erano più gli interessi dei cittadini, bensì altri tipi di interessi politici o partitici”.

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Ma qual è, per Armando Neri, il maggiore successo e il più grande fallimento dell’amministrazione?

“L’obiettivo più importante centrato sia l’uscita dal piano di riequilibrio ed è qualcosa che è importante perché consente alla città di programmare dei bilanci per chi verrà in futuro, per la futura amministrazione che non siano più totalmente ingessati e vincolati da lacce e lacciuoli, posti al pieno di riequilibrio. Questo credo che sia il risultato più importante rispetto al quale ora però ci si attenderebbe maggiore coraggio da parte dell’azione di governo nell’andare incontro alle fasce che tradizionalmente soffrono di più in città, quindi penso agli ultimi e più deboli, ai giovani che fuggono dalla nostra terra. Questo si può fare oggi perché siamo fuori dal pieno di riequilibrio, che è un risultato che con grande umiltà sento particolarmente anche mio perché quanta fatica abbiamo fatto nei primi anni per superare quello stallo dovuto appunto a quel periodo di fallimento e non essere riusciti a rendere Reggio una città vivibile, è una città normale e quindi è una città che dovrebbe soffrire ancora nella quotidianità con le manutenzioni, con la pulizia, con i servizi essenziali, con le scuole, con tutto ciò che riguarda la vita di ogni singolo cittadino dalla mattina quando si sveglia alla sera quando torna a casa propria”.