Klaus Davi: ‘Il procuratore Gratteri mi salvò da un tentativo di sequestro. Non vada a Limbadi’

Il racconto del massmediologo a "Buongiorno regione", con le considerazioni sul caso Bellocco: "Beretta presto si pentirà" 

davi gratteri

In un intervento al TGR Calabria, il massmediologo Klaus Davi ha svelato un inquietante retroscena riguardante l’ex procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, oggi alla guida della procura di Napoli, noto per la sua lotta instancabile contro la criminalità organizzata.

Nel corso degli ultimi anni, Davi ha concentrato la sua attenzione giornalistica sulle dinamiche della ‘ndrangheta e sui suoi legami, spesso insospettabili, con altri settori della società. Un interesse che, come ha rivelato, lo ha portato a sfiorare situazioni pericolose, talvolta senza esserne consapevole.

L’intervento di Gratteri e il piano di sequestro

Davi ha raccontato di una telefonata inaspettata ricevuta da Gratteri nell’aprile di due anni fa. “Quando vidi il suo numero, da giornalista pensai subito a qualche articolo: ‘Oddio, cos’ho scritto?’”, ha rievocato il massmediologo. E invece, quella chiamata non riguardava un’inchiesta o una polemica; Gratteri lo stava contattando per sventare un piano criminale. Davi stava infatti per partire alla volta di Limbadi, nel cuore della Calabria, dove aveva appuntamento con una donna che si era offerta di fornire informazioni riservate. “Mi disse: ‘Lei sta andando a Limbadi”, ‘Ma lei come lo sa, procuratore?'”, al che Gratteri rispose: ‘Non si preoccupi, io faccio il mio lavoro, lei faccia il suo’”.

Quel viaggio, però, nascondeva una trappola. Gratteri lo mise in guardia: dietro all’invito c’era un piano organizzato da tre o quattro persone per sequestrarlo e condurlo in un casolare isolato, dove sarebbe stato brutalmente picchiato. Due volte nella stessa giornata, il procuratore si assicurò personalmente che Davi non partisse.

“Voglio ringraziarlo pubblicamente – ha dichiarato Davi – perché mi ha evitato un destino che non oso immaginare”.

La ‘ndrangheta e l’inchiesta sulle curve

Non è solo nelle strade della Calabria che la ‘ndrangheta estende il suo potere; anche in luoghi inaspettati, come le curve degli stadi del Nord Italia, questa organizzazione trova terreno fertile per i propri affari. Klaus Davi ha parlato del recente omicidio Bellocco, collegato ai clan calabresi, e del suo impatto sugli ambienti delle tifoserie organizzate a Milano, rivelando particolari che disegnano un quadro oscuro e ramificato.

“Non condivido la narrazione giornalistica che presenta queste infiltrazioni come una scoperta – ha spiegato Davi – perché è un fenomeno che va avanti da decenni. La ‘ndrangheta sfrutta la passione dei tifosi e le curve come luoghi strategici per piazzare la droga, uno dei business più redditizi della criminalità organizzata”.

Davi ha raccontato di aver avuto modo di incontrare Ciccio Testuni, “un capo carismatico da poco uscito di prigione” senza però che quest’ultimo gli fornisse risposte.

“La ‘ndrangheta non è una semplice organizzazione; non è la Standa o un franchising – ha detto il giornalista – è strutturata con liturgie e rituali quasi religiosi, per quanto perversi”.

Secondo Davi, il vero centro di comando delle operazioni criminali a Milano risiede in Calabria, da cui la ‘ndrangheta dirige e coordina affari e vendette, mantenendo saldo il controllo attraverso figure chiave.

L’omicidio Bellocco: “Beretta presto si pentirà”

L’omicidio Bellocco, avvenuto per mano di Beretta, ha ulteriormente scosso gli equilibri tra le cosche. Davi ha spiegato come Bellocco sia stato ucciso perché Beretta si sentiva “giocato”.

Il massmediologo ha inoltre sottolineato la differenza tra la “criminalità spicciola milanese e quella calabrese”, storicamente più strutturata e fedele alle regole interne.

“Conosco bene la famiglia Bellocco e si tratta di una cosca chiave per lo spaccio della cocaina. A Beretta, adesso, non resta che pentirsi, gli do 6 mesi di tempo, non certo come Testuni che si è fatto 15 anni in carcere”.