Reggio, USB in Prefettura: ‘Dopo anni di malagestione, la politica vuol fare collassare le strutture psichiatriche’

"La Prefetta Vaccaro - si legge nella nota - ha cercato di proporre una soluzione temporanea per evitare il dramma sociale del trasferimento dei pazienti"


L’incontro svoltosi ieri pomeriggio in Prefettura, nonostante le già basse aspettative, ha superato ogni previsione negativa. La recente sentenza del TAR, che avrebbe potuto aprire la strada a un cambiamento positivo, è stata invece strumentalizzata dalla Regione Calabria e dalla Struttura Commissariale alla Sanità per accelerare il declino delle storiche strutture psichiatriche di Reggio Calabria.

Accuse di malagestione e responsabilità

Anni di malagestione istituzionale vengono ora attribuiti agli stessi responsabili, ossia la Regione e l’ASP, che addossano la colpa a chi, per anni, ha lottato per difendere queste strutture. Coloro che hanno manifestato, presidiato il Consiglio Regionale, o protestato in modo visibile, sono stati accusati di connivenza. Tuttavia, chi ha realmente lavorato per la chiusura delle strutture psichiatriche, costringendo i pazienti a cercare cure altrove, sono coloro che siedono negli uffici regionali e territoriali. Per i burocrati, i pazienti non sono persone da curare, ma numeri e rette da pagare.

Pazienti e logistica

Se le strutture di Reggio Calabria sono ancora aperte, è solo perché trasferire contemporaneamente oltre 100 pazienti è logisticamente complicato. Altrimenti, i pazienti sarebbero già stati trasferiti in altre strutture. Non c’è attenzione verso i pazienti o i lavoratori, ma solo un interesse per le rette da distribuire agli amici e giochi di potere.

Intervento della Prefetta

La Prefetta Vaccaro, nonostante il clima teso, ha cercato di proporre una soluzione temporanea per evitare il dramma sociale del trasferimento dei pazienti, ma la fiducia verso chi dovrebbe occuparsi dell’accreditamento delle strutture è vicina allo zero.

Volontà politica e responsabilità locali

Non è il rispetto delle regole a impedire una soluzione rapida, ma la volontà politica di far collassare queste strutture. Anche i politici locali, pur con ruoli di prestigio, non sono riusciti a risolvere il problema, e si sono ritirati senza riuscire a scalfire questo sistema. Non sappiamo se l’obiettivo sia favorire gestori “amici” o arricchire strutture di altre regioni, ma è chiaro che i lavoratori, che per oltre trent’anni hanno garantito un servizio essenziale, sono stati trattati con disprezzo.

Impegno di USB e CooLaP

Come USB e CooLaP, continueremo a vigilare su questo processo di accreditamento, anche se le speranze di un esito positivo si riducono sempre di più.