Reggio, l’odissea di un paziente e la denuncia della moglie: ‘Storia di malasanità tra ritardi e inefficienze’

"In questa disperata sanità reggina ci sono anche professionalità meritevoli". La storia di una coppia in attesa di una diagnosi e della conseguente terapia


Spesso, le cronache ci raccontano di storie di malasanità che colpiscono, turbano e lasciano un senso di impotenza di fronte a un sistema che dovrebbe garantire cure e assistenza, ma spesso, per un motivo o per un altro, non lo fa. Oggi vogliamo condividere con voi la vicenda di un lettrice, che ha voluto raccontare le difficoltà vissute nel cercare di ottenere diagnosi e cure per suo marito. La sua lettera è un grido di denuncia, ma anche un appello a riconoscere l’importanza di migliorare i servizi sanitari.

Una storia di ostacoli e speranze

“La vicenda riguarda le condizioni di salute di mio marito, ma sono io quella che si trova a dover gestire questa difficile situazione. Quest’estate mio marito comincia ad avere problemi di dolori alla schiena che non rispondevano alle solite terapie antinfiammatorie, per cui si sottopone in prima battuta ad una risonanza magnetica che evidenzia delle formazioni patologiche ad una vertebra. Approfondendo le indagini con una TAC, si deduce che si tratta di linfonodi ingrossati che comprimendo la vertebra provocano il dolore. In ogni caso questi linfonodi erano già stati indagati cinque anni fa ma non ne era emersa nessuna patologia precisa.

Adesso però, l’aggravamento dei sintomi richiede un percorso diagnostico che il medico ematologo (privato) indica come sospetto linfoma. Prescrive una PET e una biopsia osteomidollare. Purtroppo però si guasta l’infusore del radiofarmaco che serve per eseguire l’esame della PET e ci viene comunicato che le tempistiche per la riparazione sono probabilmente molto lunghe.

Ci consigliano di rivolgerci altrove, ma io chiamo tutti gli ospedali di Calabria e Sicilia e mi sento rispondere che la prenotazione non è disponibile per almeno sei mesi. Solo l’Humanitas di Catania mi dà disponibilità, dopo un mese e mezzo, a pagamento (1073 euro). In famiglia lavoriamo, e anche se non navighiamo nel benessere, dato che non esiste alternativa, prenoto.

Intanto mio marito fa il prelievo per la biopsia al reparto ematologia dell’ospedale Morelli. L’esame però non può essere eseguito a Reggio, bisogna spedire il campione biologico al policlinico Sant’Orsola di Bologna. La spedizione è a cura e spese del paziente, per cui spedisco il pacco con Poste Italiane personalmente. Il pacco viene bloccato in un ufficio postale di Bologna con la motivazione che non si è trovato il destinatario. Probabilmente un ingenuo corriere ha ritenuto di dover consegnare direttamente nelle mani del primario del reparto e non alla segreteria.

Faccio presente che già cinque anni fa era stato eseguito lo stesso esame con identica modalità di spedizione, ma evidentemente in quel caso l’operatore aveva capito come agire. Il pacco risulta ancora in giacenza e non hanno voluto consegnarlo a persona da me delegata, ma non hanno ancora provveduto a rispedirlo al mittente.

Nel frattempo la macchina per la PET al GOM viene riparata. Ci contattano all’improvviso dicendo di recarci per l’esame senza adeguata preparazione. Ci andiamo comunque, ma mio marito ha la glicemia alta e l’esame non può essere eseguito e torniamo a casa. Vengo a sapere dal diabetologo che avrebbero potuto somministrare insulina e procedere con l’esame che avevamo aspettato così a lungo.

Nella stessa mattinata mio marito era prenotato per la visita ematologica al Morelli. Dopo solo tre ore di attesa, interminabili per un paziente molto sofferente, la dottoressa Stelitano ci riceve dicendo che non poteva visitarlo in quanto le risultava che ci fosse già una cartella clinica emessa dal suo collega dottor Rodà. A nulla è valsa la mia spiegazione che quella cartella riguardava solo il prelievo per la biopsia ma non una visita. Ci ha rimandati a casa senza alcun riguardo. Ho saputo successivamente proprio dal dottor Rodà che invece la sua collega avrebbe potuto tranquillamente accedere alla cartella elettronica ed integrarla con i dati che sarebbero emersi dalla sua visita.

Nella mia vita, della quale hanno sempre fatto parte diversi animali da compagnia, non mi è mai successo che un veterinario mi abbia rimandato indietro senza soccorrere e visitare un animale sofferente, come invece ha fatto la dottoressa con mio marito.

In conclusione, siamo ancora in attesa di diagnosi senza poter intraprendere un percorso di terapia per il problema che stiamo vivendo.

Mi preme però sottolineare che in questa disperata sanità reggina ci sono anche le professionalità meritevoli, come la signora Jessica, caposala del reparto di ematologia, il dottore Rodà, persona molto umana e disponibile (che però non ha potuto fare molto perché in attesa degli esami oggetto delle surreali vicende descritte), e infine, ma non certo ultimo, il dottore Domenico Quattrone del reparto di terapia del dolore, che mi ha ricevuta senza prenotazione, con disponibilità, professionalità e umanità ed ha prescritto la terapia che fortunatamente ha in parte alleviato le sofferenze di mio marito”.

La lettrice ha voluto condividere con i concittadini la sua storia non solo per denunciare le problematiche, ma anche per riconoscere il valore e l’impegno di quei professionisti che, con competenza e umanità, riescono a fare la differenza anche in situazioni così complesse.