Azzarrà a Morrone: ‘Reggio ha bisogno del coraggio di un buon Pastore’
In una lunga lettera al Vescovo, il sindacalista reggino ha scritto: "Le speranze di poter contare su una vera guida si sono affievolite vista la discrasia tra il Suo procedere e i bisogni della comunità"
21 Settembre 2024 - 11:13 | Comunicato
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Nuccio Azzarà, sindacalista reggino, rivolta al Vescovo della Diocesi Reggio – Bova.
“Egr.gio Mons. Fortunato Morrone,
ne è trascorso di tempo dal 20 marzo 2021, data nella quale si è insediato come Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova, accolto con calore ed affetto dal popolo reggino. Non Le nascondo che il Suo arrivo, in questa storica e più importante diocesi calabrese, aveva suscitato notevoli aspettative e la speranza che il Suo mandato episcopale si sarebbe svolto, senza meno, nel solco tracciato da chi l’aveva virtuosamente preceduta.
A dire il vero, tali aspettative erano state suffragate favorevolmente ascoltando i Suoi primissimi pensieri esternati pubblicamente, i quali lasciavano presagire che Ella si sarebbe confermata quale presenza viva, oltre che nella dimensione spirituale anche in quella civile e sociale.
Oggi, mi perdonerà se Le confesso che in questo lungo periodo in cui la città è sofferente, piegata su se stessa, depressa e mortificata, quelle speranze di poter contare su una vera guida, su un sicuro e paterno punto di riferimento si sono affievolite vista la discrasia insistente tra il Suo procedere e i bisogni e la sofferenza che sta vivendo da anni l’intera comunità reggina.
La città si sta svuotando, i giovani hanno ripreso l’antico esodo dei loro nonni costretti a cercare fortuna al nord o in altre nazioni. Aumenta a dismisura la povertà e la disoccupazione, la città più grande della Calabria per storia e cultura è ridotta ad una maleodorante realtà, ultima in tutte le classifiche riguardanti la qualità della vita ed Ella si attarda disquisendo su improbabili “pecorelle smarrite”.
Veda Eccellenza, a darmi lo spunto di scriverLe, è stata la riflessione suscitata da un piccolo trafiletto di giornale dove venivano riportate le parole del Vescovo di Cassano allo Ionio e Vice Presidente della CEI Francesco Savino, il quale intervenendo perentoriamente a margine del dibattito scaturito sull’autonomia differenziata comunicava, tra le tante cose interessanti, a cosa dovesse ispirarsi il magistero di un Presule: “… il nostro compito di Pastori è quello di essere vigilanti su tutto ciò che accade nel mondo, nella storia e nei nostri territori”.
Eccellenza, con la sincerità che deve contraddistinguere i cristiani il cui linguaggio deve essere sempre improntato alla verità ed all’essenziale si al si e no al no, non mi sembra di poter dire, a mio sommesso parere, che Ella si sia, con il passare del tempo, affermato quale “Pastore” estremamente “vigilante” nella storia di questo territorio.
Non si deve, poi, confondere la venerazione del reggino nei riguardi della Madonna della Consolazione che si manifesta, anche, con la straripante partecipazione popolare ad ogni processione, con la vicinanza al Vescovo, come, alla stessa stregua non si deve confondere la nutrita partecipazione al concerto strapagato di Fedez con il consenso nei riguardi dell’attuale Amministrazione.
Eccellenza, la mia generazione di cattolici ha edificato la propria fede nei lunghi anni trascorsi all’interno dell’Azione Cattolica durante il ministero dell’Arcivescovo Monsignor Giovanni Ferro, lo stesso vero Pastore che nel 1970 durante i “Moti di Reggio” e nei momenti più drammatici della città scese in strada accanto al proprio popolo ed ebbe il coraggio di gridare, a proposito della rivolta che era in corso, “questo è il volto autentico di Reggio” mettendosi contro tutta la politica nazionale del tempo. Converrà quindi che oggi, è difficile, per molti di noi cattolici impegnati nel sociale, comprendere le “tiepide, prudenti” dichiarazioni, quali quelle da Ella utilizzate in esito allo scalpore suscitato dalla scelta del Sig. Sindaco di affidare all’inviso e strapagato rapper milanese il compito di concludere le festività mariane.
Le Sue parole, a tal proposito, sono risuonate come delle tiepide formule curiali atte ad archiviare velocemente un fastidioso, quanto ostico “incidente di percorso”.
Nel caso di Mons. Ferro non c’era bisogno di chiedere a credenti e non credenti se amassero il loro pastore, perché il loro pastore nel momento storico del bisogno e della tribolazione umana fu, spiritualmente e fisicamente vicino al Suo gregge senza riserve o ricerca di equilibri con altre istituzioni.
Eccellenza, ritengo di essere stato, come molti altri, un cattolico cresciuto sotto la guida sicura di una grande generazione di Sacerdoti che ci hanno insegnato che più che a quello che dicevano, dovevamo guardare a ciò che facevano, distinguendo la sostanziale differenza che intercorre tra autorità ed autorevolezza. Tra questi numerosi sacerdoti, che hanno rappresentato una grande benedizione divina nella storia della nostra diocesi, alcuni, sono stati ordinati Vescovo come Mons. Giuseppe Agostino, Mons. Salvatore Nunnari, e l’attuale Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò.
Loro, quando si trattava di abbracciare qualcuno, lo facevano seguendo l’insegnamento del Vangelo, quindi l’abbraccio era rivolto ai peccatori che si pentivano, riguardava chi aveva più bisogno, le loro braccia paterne si stringevano attorno al corpo martoriato degli ultimi della terra, giammai pensando di consolare chi vive nella presunzione e nella ricchezza smodata come Fedez, …”E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio”.
Eccellenza, non dimentichi che lo stesso nostro Signore non ebbe il minimo tentennamento a scacciare violentemente i mercanti dal Tempio e ricordi che il Servo di Dio Don Italo Calabrò amava dire: “nel coraggio dei suoi pastori il popolo trova il suo coraggio”, Don Italo, un Santo sacerdote che con la forza della Sua testimonianza ed il Suo essere visionario fu autenticamente vicino agli ultimi.
Sicuramente, infine, la posizione da Lei assunta anche nella qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, riguardo al nostro Seminario Pontificio Pio XI che è stato anacronisticamente, accorpato a quello di Catanzaro, rappresentando l’ennesima ingiusta spoliazione subita da Reggio ha fatto il resto.
Inutile sottolineare che i reggini hanno vissuto molto male questa vicenda e tanti tra di loro la percepiscono più come un cittadino di Isola Capo Rizzuto, piuttosto che guida del nostro territorio del quale dovrebbe essere un fervido “vigilante”.
Eccellenza, dubbio non v’è che Ella sia una gran brava persona ma Reggio ha bisogno del coraggio di un buon Pastore che non consenta al proprio gregge di smarrirsi.
Salutandola, Le confido che per la mezzanotte di martedi 17 ho ritenuto più confacente per la mia fede, seguire il consiglio di Monsignor Salvatore Nunnari il quale ha invitato tutti noi a cantare:
“Salve, Regina, Madre di Misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.”
Cristiani saluti da un cattolico impegnato, da una vita, nel sociale
Nuccio Azzarà