San Luca senza candidati a sindaco, Klaus Davi: “Amareggiato. Ho conosciuto le famiglie di ‘ndrangheta”
"C'è molta più gente losca che gira nella politica in una città come Reggio Calabria, gente veramente da cui guardarsi" così Davi
12 Maggio 2024 - 16:38 | Redazione
Nessun candidato, nessuna elezione: questa la situazione in cui si trovano i cittadini di San Luca, che non potranno andare a votare l’8 e il 9 giugno per le elezioni del sindaco e del Consiglio comunale.
Una situazione incresciosa che non ha mancato di commentare il giornalista e massmediologo Klaus Davi, già candidato come sindaco di San Luca nel 2019. Ai nostri microfoni dichiara Davi:
“Sono molto amareggiato di questo fatto e mi dispiace che non si siano trovati giovani candidati tra i cittadini di San Luca, o anche cittadini del circondario che si facessero carico di questa cosa. Personalmente ho fatto a San Luca una campagna elettorale porta a porta. Ho conosciuto il 95% dei sanluchesi onesti, ma ho conosciuto anche le famiglie di ‘ndrangheta.
Prosegue il massmediologo:
“Sono andato da tutti, sono andato dai Nirta, dagli Strangio, dai Pelle. Ho fatto amicizia col figlio di Giovanni Luca, Mimmo Nirta, perché è un ragazzo insomma a cui mi sono affezionato, e quindi ho imparato a conoscere la comunità. Sono amareggiato perché esce un’immagine sbagliata di San Luca, e il commissariamento in questo caso – voluto però dai cittadini di San Luca, a differenza di quanto accaduto a Tropea, che è stato un commissariamento imposto dallo Stato – mi dispiace perché non dà un’immagine reale del paese. C’è molta più gente losca che gira nella politica in una città come Reggio Calabria, gente veramente da cui “guardarsi”, di cui vergognarsi, che però gira indisturbata”.
Conclude Klaus Davi:
“Invece San Luca purtroppo, pur avendo fatto un salto di qualità, deve patire questa nomea. Devo anche dire che però Bartolo è stato votato dal 90% dei sanluchesi. Io ho preso il 10% dei voti, solo il 10% dei voti. L’occasione era stata data ai sanluchesi, invece hanno preferito il “locale”. Purtroppo il preferire a tutti i costi il locale a volte è una scelta sbagliata, perché il forestiero Klaus Davi – mi chiamavano spesso l’ebreo, ma con affetto, non con antisemitismo, con grandissimo affetto – non ce l’ha fatta. Questi treni, a volte, passano solo una volta”.