Premio Strega 2024, in corsa la scrittrice reggina Eleonora Geria
Il libro 'Un senso di te' in corsa per ottenere il prestigioso riconoscimento, uno dei più importanti del settore letterario a livello nazionale
02 Marzo 2024 - 19:15 | di Redazione
Una scrittrice reggina in corsa per il Premio Strega 2024. Il libro ‘Un senso di te’ di Eleonora Geria infatti è in corsa per ottenere il prestigioso riconoscimento, uno dei più importanti del settore letterario a livello nazionale.
Pochi giorni fa, precisamente il 29 febbraio, era scaduto il termine per presentare i libri alla LXXVIII edizione del Premio Strega, il riconoscimento letterario promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento, con il sostegno di Roma Capitale e Camera di Commercio di Roma, in collaborazione con BPER Banca.
Gli Amici della domenica, il nucleo storico della giuria, hanno proposto 82 libri di narrativa in lingua italiana pubblicati tra il 1° marzo 2023 e il 29 febbraio 2024.
Spetta ora al Comitato direttivo – composto da Pietro Abate, Giuseppe D’Avino, Valeria Della Valle, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Gabriele Pedullà, Stefano Petrocchi, Marino Sinibaldi e Giovanni Solimine – il compito di selezionare i dodici titoli ammessi a correre per il primo premio.
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Venerdì 5 aprile sarà annunciata la dozzina in una conferenza stampa che si terrà presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano. La proclamazione della cinquina finalista si terrà il 5 giugno a Benevento, al Teatro Romano, mentre l’elezione del vincitore si svolgerà il 4 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
La descrizione dell’opera della scrittrice reggina
“Mi tormenta il pensiero della nostra estraneità”, questo si legge dopo poche pagine dall’inizio dello struggente romanzo-verità di Eleonora Geria, Un senso di te. Una madre che scopre di avere un figlio sordo dalla nascita, che deve ricomporre la propria vita attorno a una consapevolezza: niente può essere come lo aveva immaginato.
A sostenere una narrazione autentica e priva di fronzoli c’è la verità di quanto narrato, perché Eleonora Geria racconta la sua storia e non quella di qualcun altro, mettendo il figlio Nicola al centro di tutto e dandogli la possibilità di “trovare un centro, una propria identità”.
Questa ricerca di equilibrio – non solo nella vita del bambino ma anche in quella della donna e madre Eleonora – riscrive le regole della comunicazione sentimentale e dell’educazione emotiva di entrambe le parti, in un gioco molto spesso doloroso e che tuttavia si rivelerà presto un percorso di maturazione necessario alla sopravvivenza. Inserendosi in un filone iper-contemporaneo e portando sul piano narrativo l’esperienza autobiografica, Geria compie un atto di grande coraggio che è anche, ovviamente, gesto d’amore verso suo figlio e verso sé stessa.
Quella intrapresa dall’autrice non è solo una battaglia (umana e narrativa) ma è anche e soprattutto la costruzione d’un modo di vedere le cose: la ricerca della normalità e ancora prima l’urgenza di capire cosa sia davvero la normalità, cosa sia il silenzio e che ruolo abbiano le parole nella vita di ogni individuo.»