Psichiatria a Reggio, Cooperativa Città del Sole: “Quella curva pericolosa”
"Stavolta, dalla Regione, sia dato riscontro fattivo ed immediato. Perché in mancanza le conseguenze resterebbero definitivamente inevitabili"
02 Febbraio 2024 - 21:58 | Comunicato stampa

La struttura ‘Cooperativa Città del Sole’ fa il punto della situazione relativamente alla complicata situazione del settore psichiatria a Reggio Calabria.
“Per le strutture residenziali psichiatriche di Reggio è un percorso infinito. Con il rischio, sempre più alto, di finire definitivamente fuori strada. Se, da un lato, in relazione agli ultimi avvenimenti non si può che esprimere apprezzamento e ringraziamento al Prefetto di Reggio Calabria per l’attenzione dimostrata verso la vicenda, volendo anche condurre personalmente l’azione di “raffreddamento e di conciliazione”, dall’altro non si può fare a meno di rilevare l’ennesima e definitiva sbandata che potrebbe seguire alla proposta dalla struttura commissariale della Regione Calabria.
Va, preliminarmente, “dato atto” che finora le promesse di soluzione a breve termine, espresse anche in atti ufficiali, da parte della Regione Calabria, sono finite nel dimenticatoio. Sono state così disinvoltamente e puntualmente ignorate e disattese, tanto da destare sconcerto anche nelle figure apicali della pubblica amministrazione di riferimento”.
Prosegue la Cooperativa Città del Sole.
“L’ultima promessa era quella sottoscritta il 12 novembre dal sub Commissario Esposito, attraverso cui l’ente pubblico si era ufficialmente e pubblicamente impegnato a fare in modo di traslare i necessari “posti” per strutture residenziali psichiatriche da altre ASP della Regione e/o da altri settori dell’ASP di Reggio.
Orbene anche quest’ultimo impegno (che andava comunque a “declassare” quelli assunti precedentemente e puntualmente disattesi dall’ente pubblico) è stato con sconcertante disinvoltura disatteso ed ignorato dalla struttura commissariale. La “nuova proposta”, presentata in Prefettura, consiste infatti nel “consentire” alle strutture residenziali psichiatriche di transitare esse verso nuove tipologie di strutture non psichiatriche ( es. RSA , Comunità Alloggio per Disabili, addirittura strutture per disturbi del comportamento alimentare).
Evidente come la presentazione (e l’accettazione) di tale proposta si sia giovata dell’azione di sfinimento posta in essere dall’ente pubblico nei confronti delle organizzazioni del terzo settore, dei lavoratori e dei sindacati, dei familiari. Ma questo stato di indotta prostrazione non può certo far si che venga consentito di ignorare alcune questioni fondamentali ed il dovere di dare ad esse risposte adeguate da parte di chi (almeno in parte, si spera) ha mantenuto coscienza”.
Le 3 domande poste dalla struttura reggina
Prima questione: dove andranno a finire i pazienti in atto ricoverati presso le strutture psichiatriche preesistenti a Reggio, in tal modo destinate così a diverse funzioni? Andranno forse ad “incrementare” strutture fuori provincia?”.
Seconda questione: i 150 pazienti provenienti da Reggio Calabria e già ricoverati in strutture di altre province, restano così necessariamente destinati a restare nell’attuale collocazione; a quali interessi risponde tale scelta? A quella degli utenti? Crediamo che il Commissario Esposito e, per altri versi, anche chi dovesse condividere tale scelta, debba, anche qui in scienza e coscienza, fornire una spiegazione plausibile, anche se la verità dovesse risultare non confessabile.
Infine, ma non per ultima, la terza domanda: che destino viene riservato alle persone che, per più di 30 anni hanno destinato la propria attività lavorativa ad assistere, a stare accanto, con umiltà e dedizione, persone con problemi psichiatrici spesso anche molto gravi? Ora viene loro detto che non servono più, che nella migliore della ipotesi dovranno adattarsi a ricoprire diverse collocazioni; come potrà realizzarsi ciò dato che le figure professionali e le piante organiche richieste per altre tipologie di strutture sono ben diverse rispetto quelle delle strutture psichiatriche?
Ci consentiamo qui, pur non essendo nostra consuetudine, una autocitazione, in quanto emblematica. “Città del Sole” è nata da una battaglia di civiltà combattuta dal 1986 al 1990 per la chiusura dello psichiatrico, il lager di Reggio Calabria, nell’ambito dell’associazione “Alba Nuova”, della “Caritas” e del “Movi”.
Da lì, promosse da “Città del Sole” sono sorte tante esperienze di inserimento lavorativo, nel passato condotte con la collaborazione dei direttori del DSM , del SPDC e di altri presidi dell’ASP. Sono state realizzate direttamente diverse ed eccellenti esperienze di laboratori teatrali, riportate nella nostra regione ed anche nella capitale. Una storia che, altrove, sarebbe stata incoraggiata, sostenuta. A Reggio, in Calabria, viene così, ancora una volta, calpestata. Ci chiediamo: dove finiranno i pazienti presi in carico da Città del Sole ?”.
L’appello alla Regione Calabria: “Fatti e non promesse”
“Certo è che è gioco facile, nascondere dietro i numeri aridi, manipolandoli e gestendoli strumentalmente innanzi a chi non può avere competenze al riguardo, “legittimare” scelte diametralmente opposte a quelle che rispondono a criteri di giustizia ed adeguatezza sociale. Una questione che, di certo, andrebbe approfondita nel complesso, non certo per ragioni campanilistiche. Obtorto collo si è accettato di dare ancora una volta “fiducia” all’ente Regione. Una scelta discutibile questa, ma gravemente condizionata, non certo “libera”.
Il 5 febbraio le cooperative, il sindacato, “Legacoop” e il “Terzo Settore” presenzieranno ad una riunione presso la Direzione Generale; ci auguriamo che dalla dr.ssa Di Furia, psichiatra oltre che Direttore Generale, persona scevra da “condizionamenti locali”, emergano proposte adeguate, come in passato è accaduto, con risposte da dare anche alle preoccupazioni dei parenti degli utenti che vorranno attendere l’esito dell’incontro.
Confidando che stavolta, dalla Regione, sia dato riscontro fattivo ed immediato, non l’ennesimo inganno. Perché in mancanza le conseguenze resterebbero definitivamente inevitabili”, conclude la nota.
