Sanità in Calabria, parenti e operatori: ‘Psichiatria, no agli inganni della Regione’

L'appello al Sindaco, al Vescovo, alla società civile, ricordando dopo 30 anni le parole Don Italo Calabrò: "Nessuno escluso, mai”

Coolap Strutture Psichiatriche

Di seguito il comunicato del comitato di parenti, sindacati e operatori delle strutture psichiatrice con l’appello rivolto a sindaco,

È noto quanto sia malata la sanità in Calabria, tanto da essere gestita da “Commissari” da tempo immemore. Si sono alternati politici, militari, asseriti tecnici e manager. Risultati? Tante ombre.

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Nella psichiatria tanti drammi, sulla pelle dei pazienti, di noi familiari e, di riflesso, su noi operatori. Fino a pochi anni fa, in Calabria, c’erano i manicomi. Solo il lager di Reggio Calabria fu chiuso nel 1990, con la realizzazione di piccole strutture distribuite nel territorio della provincia, come voluto, allora, dalla Regione, in conformità alla “legge Basaglia”.

Un atto di civiltà, che restituiva la dignità rubata ai pazienti, rimasto unico. Infatti si doveva aspettare il 2009 per “superare” ( si fa per dire ) gli altri due mega-manicomi della Calabria: i tragicamente arcinoti “Girifalco” e “Serra D’aiello”. Era il 17 marzo 2009 quando la Procura di Paola ordinava un blitz che impegnava 300 poliziotti per sgomberare la macabra “clinica degli orrori”.

La Politica, in qualche modo, doveva dare risposta. Ma stavolta si preservarono ben altri interessi. Fatta la legge (“Basaglia”), trovato l’inganno: una delibera di Giunta, la 241 del 2009, stabiliva che le “nuove” strutture psichiatriche avrebbero dovuto essere costituite da moduli di 20 utenti; quindi più moduli anche nello stesso edificio! La Regione ha così dimenticato la funzione riabilitativa, “legittimando” i manicomi! L’Ente ha sostanzialmente voluto ignorare l’esperienza di Reggio Calabria.

La situazione in Calabria dal 2015

Fino al 2015, quando Regione e ASP 5 convennero che le strutture esistenti nel territorio, pubbliche, avrebbero dovuto transitare verso il nuovo status di accreditamento in capo alle cooperative che gestiscono la riabilitazione, entro il 31/12/2016. L’atavica inerzia dell’ente pubblico e la contrapposizione fra Commissario alla Sanità, Giunta e Dipartimento Salute, non ha consentito (ad oggi!) neanche l’avvio del percorso. Per contro l’ASP 5, con una decisione scellerata e tuttora permanente, sin dal 2015, decise di bloccare i ricoveri nelle strutture, costringendo i pazienti a curarsi altrove o a rinunciare alle cure, con ogni conseguenza sociale ed al contempo un aggravio dei costi per l’ASP!! Dove si trovano i 154 pazienti del reggino ricoverati fuori ASP 5? Chi continua a trarne vantaggio, anche lucrativo? Noi parenti e noi operatori auspichiamo risposte da chi è deputato a farlo.

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Da due anni a questa parte la figura del Commissario alla Sanità coincide con il governatore della Calabria. L’alibi delle “difficoltà di comunicazione fra le parti” è così superato? No! Noi parenti e noi operatori abbiamo dovuto imparare a districarci fra promesse ed inganni.

Era il 4 febbraio del 2022, quando, presenti le figure apicali della Sanità in Calabria e le cooperative, si convenne che tutte le strutture esistenti nel reggino da 33 anni sarebbero state riconosciute e pertanto autorizzate a strettissimo giro (15-20 giorni), che subito dopo sarebbero stati sbloccati i ricoveri e attivate le procedure per l’accreditamento. Passavano i giorni ed i mesi, nonostante le reiterate sollecitazioni alla struttura commissariale, tutto taceva.

Un infausto “colpo di scena” si realizzò nel mese di giugno del 2022, quando a ben 5 strutture (su 10) fu rigettata persino “l’autorizzazione alla realizzazione”; si negava così persino l’esistenza di strutture realizzate nel 1990 e ad oggi funzionanti! “Inganno” o difetto di comunicazione fra Dipartimento Salute e Sub Commissario, come da questi asserito? Difficile crederlo, anche perchè la Regione ben avrebbe potuto revocare gli assurdi provvedimenti di diniego e non lo ha fatto. Invece, per “rimediare” a questo asserito “errore”, le figure apicali della Sanità convocavano le cooperative e il Direttore generale dell’ASP 5 per giorno 30 marzo 2023.

Con toni rassicuranti ed assertivi si comunicava che, attraverso una interlocuzione con il Ministero (concernente la “rete territoriale”, cioè la quantificazione dei posti letto nelle ASP), sarebbe stato ottenuto un incremento di 80 posti ai fini di dare continuità operativa alle strutture in questione. La procedura restava però “secretata” dalla Regione, neanche al Direttore Generale dell’ASP veniva consentita la visione dei documenti; tuttavia in tanti, compreso il D.G. dell’ASP medesimo, nutrivano fiducia al riguardo.

Mal riposta, evidentemente.

Le residenze psichiatriche

Infatti, in data 12/07/2023, il documento in questione ( la nuova “rete Territoriale”) veniva pubblicato: i posti previsti per le residenze psichiatriche, invece di aumentare di 80 unità come promesso, erano diminuiti di 20!!! Errore (gravissimo!) di “sola distrazione” come asserito dalla Regione? Oppure un altro inganno? Certo è che, se errore fosse, la cosa susciterebbe ilarità nei confronti degli autori del “misfatto”.

Ma si tratta di tutela della salute, non c’è spazio per l’ironia. Necessitano, invece, assunzioni di responsabilità riguardo alla gravità della situazione, Dalla Regione, invece, nessuna risposta. Neanche ad una missiva del Direttore Generale dell’ASP, che ancora una volta, sottolineava il necessario e doveroso procedere all’accreditamento delle strutture e il conseguente sblocco dei ricoveri. Il resto è storia recente: l’ASP viene occupata, solo allora la Regione si degna di convocare le cooperative ed il Direttore Generale dell’ASP 5. Nel corso dell’incontro viene promesso un ampliamento dei posti nell’ASP 5, traslando posti dalle altre ASP e/o traslando posti verso la psichiatria da altri settori nell’ambito dell’ASP 5 medesima.

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Sarà vero? O si tratta de “ l’ultimo inganno”? Certo è che, anche in questo caso, la narrazione della struttura commissariale sullo stato dell’assistenza psichiatrica nella provincia di Reggio, anche in comparazione errata e strumentale con le altre province della Calabria ed altre realtà, desta molte, gravi, perplessità. Manipolazione o incapacità di valutazione? Nell’uno e nell’altro caso, purtroppo, il risultato non cambia. Nonostante le premesse non entusiasmanti, si è voluto dare fiducia, seppur con ogni riserva, alle “promesse” della Regione.

L’appello di parenti, sindacati e operatori

Parenti, sindacati ed operatori delle strutture hanno sgomberato i locali dell’ASP doverosamente occupati. E qui, un’ultima riflessione ed un appello.

Ricordiamo Don Italo Calabrò una straordinaria figura della Chiesa, una vita spesa per gli ultimi, con particolare attenzione per i degenti del manicomio di Reggio. Un messaggio ancor oggi, dopo 30 anni, dirompente. “Nessuno escluso, mai”, contro il torpore e il perbenismo di facciata. Don Italo esortava, non solo i giovani, a scendere pacificamente in piazza, ad occupare le sedi istituzionali e se necessario anche le chiese, per rivendicare i diritti degli esclusi. Noi, parenti ed operatori, ci permettiamo di lanciare un appello all’Arcivescovo Monsignor Fortunato Morrone che ha già mostrato grande sensibilità verso la vicenda, affinchè possa proseguire la sua preziosa opera al riguardo.

Lanciamo un analogo appello al Sindaco, Giuseppe Falcomatà, che anche come garante della Salute è intervenuto con attenzione, sensibilità e determinazione. Infine ci rivolgiamo alle cooperative ed alle associazioni che gestiscono i servizi, che la Regione ha voluto “imprigionare” nel ruolo di gestori dei servizi, da utilizzare come “utile idiota”, tenendoli legati a questa dimensione. Ma si sa, quando la corda è tirata eccessivamente, si spezza. Ed è giunto il momento di liberarsi definitivamente, di unire le forze sane, di riappropriarsi del ruolo di soggetto politico, di combattere pacificamente la condizione di inciviltà in cui versa il nostro territorio conseguentemente alla negazione dell’assistenza psichiatrica.

Firmato da tutti i componenti del comitato promotore qui elencati:

Parenti
Polifrone Caterina,Vita Antonella, Ielo Domenico, Paolo Vilasi, Di Mauro Giulia, Guerra Daniela, Canale Francesca, Cuscunà Daniela, Sapone Nicola, De stefano Angela, Caruso Ettore, Auspici Alfredo, Giordano Giuseppa, Bruna Vilasi, Polifrone Patrizia, Vita Alba, Ozzimo Placida, Luppino Patrizia, Tassone Michela, Pino PIetro, Consiglio Eugenia, Furfaro Serafina, Sorbara Maria, Barillà Adriana, Lucisano Carmen, Macheda Lorenzo, Scopelliti Concetta, Pirrotta Mariella, Paviglianiti Emilia, Caristi Anronella, Errigo Antonella, Vinci Angela, Ielo Diego, Errigo Francesco, Iannone Michele, Grenci Maria Stella, Marra Caterina, Grenci Francesca.

Operatori
Barbaro Vincenzo, De Stefano Giovanni, Rusu Gina, Tripodi Ignazio, Hanaman Giuseppe, Giordano Vincenzo, Chirico Giovanna, Labate Annunziata, Errigo Santa, Foti Giuseppe, Lucisano Filippo, Mordà Eugenio, Gentili Isabella, Cutrupi Patrizia, Richichi Vincenzo, Kashian Valentina, Morena Maria Grazia, Tripodi Giuseppe, Tripodi Eugenia , Diara Caterina, Spanè Pietro, Praticò Tiziana, Cartella Maria, Vadalà Giovanni, De Felice Maria, Giordano Lucio, Errante Patrizia, Canale Chiara, Chirico FRancesco, Laface Adele, Gargano Luigi, Mercuri Luciana, Laurito Daniela, Sposato Rosalba, Falleti Antonio, Sterrantino Ferdinando, Gullone Donatella, Varone Emiliano, Curcio Giovanni, Filardo Emilio, Roselli Roberto, Cavallaro Corda Forgione Roberta.