Un cult della letteratura e dello spettacolo: lo Schiaccianoci di Hoffman

Giocattoli che prendono vita, case di marzapane, un principe da salvare, filastrocche da estrapolare. Di cos'altro avete bisogno in un libro? Ecco lo "Schiaccianoci"

Un racconto che è stato da poco rispolverato tra le pellicole cinematografiche della Disney, un successo che ha registrato un record di incassi in Europa come in America: “Lo Schiaccianoci e i quattro regni”.

Lo schiaccianoci e il re dei topi

Non è questo il titolo originale della favola di E.T.A. Hoffmann, a cui il film si ispira, bensì:  Lo Schiaccianoci e il re dei topi, successivamente conosciuto come: The Nutcracker Prince (Il principe schiaccianoci), per poi passare alla storia della letteratura e del teatro con il semplice appellativo di: Lo Schiaccianoci.

Il viaggio nel tempo di un grande classico

Trasformato e ritrasformato nel tempo, da cartone animato a film, fino a raggiungere la gloria assoluta tramite l’interpretazione del balletto classico, eseguito dalle più note compagnie del mondo, con la direzione dei coreografi più illustri (Boris Romanov, George Balanchine), interpretato e riscritto da A. Dumas e oggetto di studio e di interesse per l’interpretazione freudiana del mondo onirico, qual è il segreto di tanto successo?

Una favola scritta nel 1816 che riesce a suscitare, a distanza di tantissimo tempo, fascino, interesse, curiosità e stupore. Hoffmann ha davvero superato non solo se stesso, ma i canoni fiabeschi del tempo, diventando il capostipite di una fiorente tradizione che prevede l’animazione dei giocattoli! Ebbene sì lettori, è stato lui il primo a conferire agli oggetti la capacità di pensare e agire! Possiamo effettivamente considerarlo il “padre” della Pixar? Sicuramente ha lasciato nuove impronte da seguire, una strada che molti, dopo di lui, hanno imboccato, da Andersen a Lewis Carroll, da Angela Carter all’ideatrice di Harry Potter: J.K. Rowling! Direi che è un bel po’ di strada!

Una favola natalizia

Ma come tutti gli innovatori, l’autore non ha suscitato, nell’immediato, ammirazione e consensi positivi. La sua favola natalizia è stata fortemente criticata e disapprovata  con i capi d’accusa più vari: troppo colta per dei bambini, troppo elaborata e complessa, troppo stravagante,  a tratti troppo inquietante e violenta. Troppo di tutto insomma! Sarà che la filosofia del “Less is more” era già in voga? Beh, rimane il fatto che i limiti di comprensione sono una prerogativa degli adulti e Hoffmann lo sapeva benissimo, infatti la sua risposta non si è fatta attendere:

“La fiaba è complessa sì, ma c’è un filo ben preciso che si dipana anche attraverso la narrazione interna (la fiaba della noce) che i bambini, più intelligenti e fantasiosi di quanto l’opinione comune è solita pensare, sono comodamente in grado di seguire, la fiaba pullula di citazioni sì, ma la si capisce bene anche senza aver mai letto Shakespeare. Guai a sottovalutare le potenzialità ricettive dei bambini, guai a tenerli in uno stato di minorità creativa e fantastica”.

La storia dello Schiaccianoci

La storia ha inizio la notte di Natale, un dettaglio che già conferisce calore e magia alla narrazione. I protagonisti e destinatari della favola sono due bambini: Fritz e Marie. Un meccanicismo che secondo Hoffmann avrebbe sicuramente aiutato i piccoli lettori a immedesimarsi negli eventi e creare una perfetta sintonia tra realtà e fantasia. Cosa fa impazzire di più i bambini nella notte più attesa dell’anno? I regali ovviamente! L’albero, a casa della famiglia Stahlbaum, era agghindato a dovere sotto ogni prospettiva, dalle luci in cima fino ai suoi piedi, dove dolci, libri, bambole, soldatini e cavalli a dondolo attendevano per essere voracemente scartati. Doni di ogni genere che avrebbero di certo lasciato di sasso qualsiasi bambino, ma Fritz e Marie avevano altre aspettative! Curiosità e gioia che solo il loro misterioso padrino, Drosselmeier, con il suo particolare carico di balocchi, unici nel loro genere, riusciva a soddisfare. Per Fritz, un castello meccanico con delle figure all’interno che sembravano muoversi , come se fossero vive e, per la giovane Marie, uno strano oggetto di legno con una mandibola molto grossa, vestito come un soldatino ma molto più elegante e distinto, dall’aria perfino colta: un principe schiaccianoci.

Da qui la storia esplode in un’avventura che vedrà il nobile schiaccianoci prendere vita e affrontare in battaglia il re dei topi, che nella notte di Natale invaderà la stanza di Marie. Sia il principe di legno che la bambina verranno feriti in battaglia, ma il coraggio di entrambi non verrà meno e, in loro aiuto, accoreranno molti altri giocattoli, anche loro animati. Grazie al padrino Drosselmeier,  si inserisce nella narrazione un’altra piccola storia, la “fiaba della noce dura”, fondamentale per comprendere non solo la struttura narrativa del racconto ma anche per l’evolversi degli avvenimenti. Ci saranno incantesimi da spezzare, misteri da svelare, regni dolci e meravigliosi da raggiungere e da cui fare ritorno, personaggi  fatati con cui la bambina si sentirà in sintonia e che porterà con sé, come un prezioso ricordo, magari di un sogno, uno di quelli capaci di cambiare la vita. Durante la lettura di questo racconto sono molte le domande che ci tormenteranno fino a raggiungere la fine, ma il cuore della storia è racchiuso in pochi interrogativi: Chi è davvero Drosselmeier? Cosa nasconde dietro le sue bizzarrie?

Inoltre, come ogni favola che si rispetti, l’interpretazione simbolica spalanca le porte alle ipotesi più disparate. Da un lato, la valutazione del periodo storico e dei caratteri belligeranti del racconto, quali l’inserimento della cruenta battaglia, (per cui Hoffmann ricevette perfino un elogio da parte del generale prussiano Neihart von Gneisenau), lasciano intendere una sorta di velata critica politica e sociale. Dall’altro lato, sembra invece esserci un filo conduttore con il romanzo: “L’uomo della sabbia” (anche questo di Hoffmann), si pensa infatti che, lo Schiaccianoci, sia una sorta di trasposizione allegorica del suddetto libro, ovviamente con tratti più positivi, per rispettare il candore fiabesco che l’autore era intento a realizzare. In fine, non perché meno importante, l’ipotesi di natura freudiana per cui le vicissitudini affrontate da Marie, che siano realmente accadute o frutto di una proiezione onirica, rispecchino, in realtà, la lotta interiore della piccola protagonista. Ci sono diversi passaggi in cui Hoffmann ci lascia intendere che Marie si trova ormai a un passo dall’abbandonare le abitudini fanciullesche per affacciarsi al mondo degli adulti. Il suo personaggio subisce un’evoluzione, presentata inizialmente come una bambina di appena sette anni, affronta l’intreccio del racconto dando piena dimostrazione della sua forza d’animo, emotività e spigliatezza, la narrazione si conclude con la promessa di una giovane fanciulla dal florido avvenire.

Giocattoli che prendono vita, case di marzapane, prati di canditi, ruscelli d’aranciata, battaglie da vincere, un principe da salvare, filastrocche e messaggi da estrapolare tra le righe per gli occhi più attenti, se non vi basta questo per leggere (o rileggere) questa splendida favola, di cosa avete ancora bisogno?

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