The Square: una riflessione sarcastica sull’arte contemporanea e i suoi eccessi

  Di Gianni Vittorio - "The Square" di Rube

 

Di Gianni Vittorio – The Square” di Ruben Östlund, premiato con la Palma d’Oro quest’anno al festival di Cannes, è uno di quei film che ci fanno riflettere sui mali della nostra società e sui comportamenti del genere umano, sempre più orientato verso l’egocentrismo, l’edonismo e l’egoismo.

Viene così rappresentata una storia, quasi una commedia da toni surreali, in cui al centro della stessa troviamo un curatore del museo alle prese con la preparazione di una mostra, nella quale quello che più conta sono i meccanismi del marketing più del vero valore dell’opera d’arte.
Il regista svedese alla fine dei conti affronta gli spettatori (complice un’installazione mostrata a metà film) con una domanda molto precisa: avete fiducia negli altri?

Un tema già indagato dallo stesso regista nel riuscito “Forza maggiore“, lì drammaticamente elaborato come un vissuto privato, e in “The Square” allargato invece a critica satirica contro il mondo dell’arte, evidente specchio di una società sovraesposta dominata dall’immagine, dallo scandalo, dalla presenza in rete, da Facebook e Instagram. Una fotografia del mondo contemporaneo cruda e per nulla confortante.

Ma a chi, dunque, e a quali emozioni parla questo quadrato magico, l’opera quattro metri per quattro, all’interno del quale tutti noi cittadini saremo finalmente liberi dalla paura, di nuovo fiduciosi gli uni degli altri?

Il rischio è di perdere il senso stesso delle cose, persi come siamo all’interno di un mondo senza più punti di riferimento. Così anche l’arte contemporanea può diventare  reazionaria e impazzire, come il performer-scimpanzé (magistralmente interpretato da Terry Notary del “Pianeta delle Scimmie“), che infatti “esce dal quadro” e giustamente aggredisce i commensali a una cena di gala del museo (cit. Ondacinema.it).