Scavi di piazza Garibaldi - Dall'entusiamo della scoperta al degrado. Quale il loro futuro?

di Domenico Suraci - Il video del pescatore di qua

di Domenico Suraci – Il video del pescatore di qualche giorno fa è stato virale, senza alcun dubbio, così come le immagini, dopo il temporale, degli scavi sommersi d’acqua. Tra i due dati di fatto, ciò che dispiace di più è senza dubbio il rischio che questa situazione non abbia uno scenario diverso per il futuro soprattutto di chi ama la propria città. Il rischio che rimanga ferma, statica proprio come l’acqua stagnante che lì risiede.

LE TAPPE DEL DEGRADO. Dall’entusiasmo iniziale e la condivisione dei reperti recuperati si è passati al fotografare la vasca. Ma cosa è successo da due anni a questa parte? La nostra ricostruzione storica non vuole essere provocatoria bensì da stimolo purché ci si muova trovando il bandolo della matassa.

COMITATO CORSO SUD. La riunione del Comitato Corso Sud la sera prima dell’inizio dei lavori con la ditta incaricata per la costruzione del parcheggio pianificò eventuali disagi per i commercianti per quello che grazie ai fondi della comunità europea doveva diventare uno snodo fondamentale per la città proprio nel punto di raccordo tra il nord e sud con 200 posti auto.

ENTUSIASMO SOCIAL. L’imprevisto era dietro l’angolo, la prima preoccupazione, scavando, era di trovare acqua ed invece ad aprile 2016 dal sottosuolo della centralissima piazza Garibaldi, è emersa una scoperta, una di quelle ‘storiche’, che si è cercato subito di approfondire e studiare.

COSA SI E’ TROVATO? La prima diatriba che sconvolse gli animi degli storici reggini e non solo fu relativa alla datazione del ritrovamento. Durante la serie reiterata di selfie con tanto di condivisione immediata ci si domandava di cosa si trattasse. Nulla durante il prosieguo degli altri due scavi lasciava immaginare che potessero raggiungere lo stato attuale. Cosa è accaduto?

AGENTI ATMOSFERICI E  NON SOLO. La sovrintendenza ha giustamente evidenziato come gli scavi non potevano stare troppo tempo alla mercè degli agenti atmosferici e della sporcizia, il vento infatti, portava, e lo fa tutt’oggi, rifiuti di ogni tipo all’interno degli scavi, anche perché in suddetta zona non c’è presenza di cestini di prossimità.

GEORADAR. Altro passaggio fondamentale dopo una prima messa in sicurezza fu il Geo-radar che ha scansionato in lungo ed il largo la piazza. I dati al momento riservatissimi sono nelle mani della sovrintendenza che ha anche proposto uno scenario possibile per l’area interessata, e vincolando la zona come area di interesse archeologico, nel frattempo ha secondo legge fatto coprire con uno strato di sabbia e del nylon adeguato i tesori sotterranei.

ED ORA, CHE FARE? QUALI LE PROPOSTE DELL’AMMINISTRAZIONE? Le domande che adesso ci poniamo, sono, perché non sono stati coperti completamente? Perché non rimodulare i nove milioni di euro destinati all’ormai non più realizzabile parcheggio? Quale la tempistica, quali le scelte in merito? Quali i progetti? I reggini attendono, a distanza di oltre due anni, ancora risposte concrete.

DECORO URBANO. La popolazione se lo chiede, e nel frattempo, provocatoriamente prova a pescare dentro riprendendosi quando invece l’entusiasmo iniziale aveva fatto presagire ad uno stimolo per l’intera piazza che avrebbe significato una spinta economica per i tanti esercenti che esterrefatti osservano la sporcizia e l’incuria.

FUTURO PROSSIMO. Questa ricostruzione, si badi bene, non vuole essere l’ennesima polemica bensì da sprono perché si tirino le somme e si agisca al più presto, all’insegna del decoro che significa o chiudere tutto e riparlarne in momenti con maggiore disponibilità finanziaria oppure pianificando un progetto unico tra Comune – Sovrintendenza ed associazionismo che la piazza rappresentata da residenti e commercianti reggini desidera come non mai per valorizzare e tutelare la nostra straordinaria storia.